“Era un fuori classe, era un grande atleta ma era anche un uomo pieno di volontà, di forza d’animo e di fede. Un esempio di comportamento”. Così Alfredo Martini ex ct di ciclismo ha ricordato oggi in consiglio comunale Gino Bartali a dieci anni dalla sua scomparsa. La prolusione di Martini è seguita alle parole del presidente del consiglio comunale Eugenio Giani e del vicesindaco Dario Nardella che hanno poi consegnato all’ex ct il fiorino di Firenze, la moneta simbolo dello sviluppo della città.
Anche il presidente Giani ha ricordato soprattutto l’uomo, “la sua estrema semplicità, il suo dare agli altri senza manifestare, in silenzio. Penso – ha detto il presidente del consiglio comunale- agli anni della guerra quando Bartali portava i salvacondotti con la bicicletta e rischiava la vita. Aveva 16 anni nel 1914 e pensava a salvare la vita delle persone. Erano gli anni in cui un atleta si forma, ma lui divenne un campione anche con la guerra, anche in mezzo alla guerra, quando le priorità erano altre”.
Giani ha poi ricordato il 5 maggio del 2000 quanto Bartali morì nella sua casa a Ponte a Ema. “Mi colpì- ha detto Giani- la semplicità dei suoi abiti, da francescano, che riassumevamo la grandezza del suo cuore e testimoniavano la sua fede”. Anche il vicesindaco Nardella ha ricordato l’uomo e l’importanza dei valori trasmessi. “Oggi – ha detto il vicesindaco- qui facciamo una cosa piccola, ma credo molto significativa. E voglio ringraziare Alfredo Martini per essere con noi: nessuno meglio di lui può ricordare Gino Bartali, perché Martini è l’ideale continuatore dell’esperienza e dei valori umani e sportivi di Gino.
Ma credo anche che il modo migliore per ricordare Bartali sia quello di lavorare: per portare a Firenze i Mondiali di ciclismo e per far tornare il Museo Bartali ai più alti livelli, anche con il coinvolgimento di Regione, Provincia e Coni. E su questi obiettivi assicuro a tutti il nostro massimo impegno”. Nella sua prolusione Alfredo Martini ha raccontat anche l’atleta, "la sua generosità, ma anche la sua forza, i Tour de France vinti nel 1938 e nel 1948, le migliaia di chilometri , 4.800 in 22 giorni.
C’era la seconda guerra mondiale nel mezzo, le strade erano rovinate, mancavano i soccorsi, ma lui vinse lo stesso”. E Martini ha voluto spiegare anche il ‘no’ di Girardengo al Giro d’Italia. “Bartali – ha raccontato Martini- non la prese bene, ma non poteva vincere due tour nel giro di poco tempo. In questo modo poteva vincere il tour de France”. Al termine della prolusione il consiglio comunale si è raccolto in un minuto di silenzio in memoria di ‘Ginettaccio’. (lb)