E' in uscita in questi giorni in tutte le librerie “Gila è uscito dal gruppo”, la prima biografia del campione della Fiorentina e della Nazionale campione del mondo Alberto Gilardino, scritto dal giornalista della Gazzetta dello Sport, Claudio Lenzi, ed edito da Limina. Quel centravanti tanto atteso, in grado di far volare la Fiorentina di nuovo in Europa, l'erede designato di Batistuta e Toni. Il ritratto appassionato di un campione vero, dentro e fuori dal campo. “Non sono un personaggio – si racconta il Gila – non è il mio modo di comportarmi con le persone e di rapportarmi con i giornalisti.
Ho un carattere, per cui tutte le emozioni che provo le sento dentro di me senza bisogno di mostrarle all'esterno. Mi dicono di essere più menefreghista. Io so solo che posso giocare altri dieci anni senza cambiare di una virgola e continuare a fare gol”. Insomma un campione diverso dagli altri. “In un circo di bomber che festeggiano sventagliando il mitra e si inginocchiano sniffando le linee di gesso, Gilardino suona il violino”, scrive l'editorialista della Gazzetta dello Sport, Luigi Garlando nella prefazione.
Un viaggio attraverso la difficile esperienza nella metropoli milanese, passando da Parma per approdare finalmente a Firenze, a fianco del racconto della dimensione familiare di Alberto. Con lo sguardo rivolto già oltre, a quel mondiale sud africano che potrà consacrare definitivamente l'attaccante azzurro. “Una sorta di sentimentale Robin Hood, che ha arricchito di gol i meno i ricchi”, chiosa Garlando. Il libro Alberto nasce sotto il segno di Paolo Rossi, ascendente Gigi Riva.
Alberto a 25 anni ha già vinto tutto quello che un calciatore può vincere. I suoi gol sono opere d’arte - lo dice il Tar del Lazio, mica la critica - e quando nel 2005 passa dal Parma al Milan si scatenano le curve del Parlamento. Ma un patrimonio può diventare affare di Stato: trionfare al Mondiale non basta, segnare a raffica e alzare i trofei in rossonero nemmeno. Milano non è romantica, Milano contesta e vuole personaggi. Alberto non lo è, non lo è mai stato. Alberto Gilardino esce dal gruppo.
Nessuno lo sa, ma c’è una squadra che lo aspetta da dodici anni. «Segna alla Juve e ti ameremo per sempre» gli dicono il giorno in cui arriva a Firenze. Il Gila fa molto di più. Con lui si vola alti, con lui si vola in Europa. Con lui ripensi a Batistuta e Toni. Potente e inquieto, altruista e passionale: un giorno di questi ha scoperto che dal piazzale Michelangelo si vede il Sudafrica. Sembra la fine, è solo l’inizio della storia di un uomo e di un campione. L'autore Claudio Lenzi è nato il 20 gennaio 1982 a un chilometro dallo stadio di Firenze.
Cresciuto a Siena, scrive di calcio da quando ha smesso di giocarlo, di rugby fino a quando non comincerà. Da difensore, non amava i Gilardino. Si è ricreduto. Giornalista, vespista, viaggiatore e ciclista, ha collaborato con «l’Unità», «il Corriere dello Sport» e l'Ansa prima di passare alla «Gazzetta dello Sport».