Il loro gesto è un segno di protesta contro la mancanza di accoglienza. La protesta dei somali ed eritrei in atto stamani a Firenze mostra come le istituzioni italiane diano una risposta carente al protocollo internazionale che tutela i richiedenti asilo. Dopo l'incendio nella scuola di Novoli e lo sgombero dei rifugiati, un mese fa, ancora senza un luogo dignitoso dove ripararsi dal freddo notturno di questo inverno, stamani un centinaio di richiedenti asilo della Somalia si sono presentati questa mattina con uno striscione in Piazza Signoria. “Una protesta assurda.
Per i richiedenti asilo somali è stata individuata una soluzione sia per il breve periodo che per il lungo periodo. Si tratta di un progetto serio, che punta non soltanto a individuare una soluzione alloggiativa ma a promuovere una vera inclusione sociale. Ma se questa è la loro risposta, non ci resta che la linea dura”. L’assessore alle politiche sociosanitarie Stefania Saccardi replica così alla protesta organizzata questa mattina dai richiedenti asili somali attualmente ospitati presso la struttura del Fosso Macinante.
“Nell’ultimo mese il Comune insieme alla Prefettura, alla Provincia e alla Regione si è impegnato moltissimo, anche dal punto di vista economico stanziando 150mila euro, per individuare una sistemazione alternativa a una parte delle persone attualmente ospitate presso l’edificio del Fosso Macinante”. Una sistemazione necessaria visto che questa struttura non è in grado di accogliere in modo sicuro e decoroso tutte le persone che lì si trovano per ragioni di emergenza. “Per questo – continua l’assessore Saccardi – abbiamo proposto alla metà di loro di spostarsi presso la Madonnina del Grappa dove è stata approntata una sistemazione idonea grazie anche al contributo dell’Azienda sanitaria 10, di Careggi e degli albergatori fiorentini che hanno risposto al nostro appello donando reti e materassi.
Nel frattempo ci eravamo anche impegnati a effettuare alcuni lavori presso la struttura del Fosso Macinante in modo da poter offrire loro una sistemazione sicura e decorosa”. “Senza contare – aggiunge ancora l’assessore Saccardi – che ad aprile prenderà il via il progetto PACI, ovvero un programma articolato che rappresenta una risposta vera alle esigenze dei richiedenti asilo”. Si tratta di un progetto che percorsi di inclusione sociale per 130 persone, tra l’altro, comprendono corsi di lingua e di formazione professionale.
“Ieri la metà degli ospiti della struttura del Fosso Macinante dovevano trasferirsi alla Madonnina del Grappa ma, nonostante fossero a conoscenza sia della soluzione transitoria che del progetto di lungo periodo, si sono rifiutati. E questa mattina hanno inscenato una protesta assurda che rischia di vanificare il lavoro degli ultimi mesi. A questo punto non ci resta che procedere con uno sgombero forzoso” conclude l’assessore Saccardi. "E' necessario realizzare un cie anche in Toscana.
La linea dura dell’assessore Stefania Saccardi non è altro che il doveroso richiamo alla legalità e alla reciprocità e non può che trovarci pienamente concordi, a differenza, crediamo, del Pd e della maggioranza". E' quanto affermano il capogruppo del Pdl Giovanni Galli e il consigliere Jacopo Cellai. "Il Comune di Firenze - spiegano i due esponenti di centrodestra - si preoccupa di trovare un alloggio sicuro e decoroso nel breve e nel lungo termine ai somali richiedenti asilo che ad oggi si trovano nella struttura del Fosso Macinante.
Decide per queste ragioni di spostare metà di loro presso la Madonnina del Grappa, con un investimento di 150.000 euro, in attesa di effettuare i lavori sulla struttura del Fosso Macinante, prevedendo anche corsi di lingua e di formazione professionale. Per tutta risposta i destinatari di questo sforzo politico ed economico, cioè i somali richiedenti asilo, rifiutano lo spostamento e protestano pubblicamente contro l’amministrazione. Siamo davvero all’assurdo". "L’assessore Saccardi - concludono - fa bene ad annunciare la linea dura e lo sgombero forzoso, perché l’accoglienza e la solidarietà non possono sottostare ai desiderata e ai capricci di chi vuole essere aiutato.
Le occupazioni non possono diventare una scusante né per investimenti ad hoc né per poter stabilire condizioni nei confronti del Comune".