Lunedì 20 aprile comincia in Consiglio Comunale la discussione sull'approvazione del piano strutturale. È un atto importante per la città di Firenze, che viene dopo una discussione travagliata, attraversata dalla vicenda giudiziaria e dal clamore mediatico legato al progetto di Castello, allo stadio, al parco, alla "cittadella viola" eccetera. Al di là dei profili di illegalità riscontrabili o non riscontrabili nei comportamenti individuali, non è stata una bella vicenda. La separazione fra istituzioni e città è apparsa palese e drammatica.
Quella fra etica e politica, pure. Fra istituzioni pubbliche e ceti affaristici privati, invece, di separazione nemmeno l'ombra. Contatti e scambi continui, collaborazioni poco trasparenti, intreccio di ruoli, relazioni confusive se non complici. La vicenda sembra oggi lontana ed è stato di nuovo recentemente modificato il piano strutturale, ma in realtà non è cambiato nulla nelle strutture di fondo che hanno prodotto quel disastro. Politico ed etico, prima che tecnico o amministrativo.
Una discussione vera sul futuro di Firenze, del territorio metropolitano e delle colline, sui bisogni e sui desideri di chi vi abita e vi lavora, è stata completamente assente. Nessuna riflessione seria sulle linee di una economia sostenibile e sulla difesa del lavoro, su cura e tutela dell'ambiente, manutenzione degli edifici, viabilità, protezione di equilibri ambientali, relazioni sociali e culturali, stili di vita. Bellezza. Noi chiediamo ai consiglieri comunali di tutti i gruppi della sinistra di Firenze di non votare adesso quel piano.
Pregiudicherebbe fortemente il futuro della città e del suo territorio, ancora una volta in assenza di discussione vera, collettiva e partecipata, riguardo l'idea di città e di modernità che abbiamo davanti. Modernità che non può essere intesa solo come commercializzazione, densificazione edilizia e grandi opere, grandemente distruttive di equilibri e paesaggio, in puro stile berlusconiano. Occorre piuttosto voltare pagina. Provare ad aprire una nuova stagione della democrazia fiorentina, scommettendo sulla capacità delle donne e degli uomini di Firenze, delle ragazze e dei ragazzi, di avere passioni e competenze da spendere nella gestione della cosa pubblica.
Che è patrimonio di tutte e tutti, perché chi abita Firenze non è il pubblico passivo di un talk show televisivo a reti unificate. Noi pensiamo che sia possibile costruire ancora qui lo spazio collettivo e la reti pubbliche di una città vivente. È qualcosa a cui potremmo collaborare tutti, malgrado le diversità che ci attraversano. Anzi forse proprio grazie a queste diversità. Vi chiediamo intanto di non chiudere questa possibilità, di lavorare a un orizzonte comune di democrazia radicale. Associazione per la sinistra unita e plurale di Firenze