L'intervista di Nove da Firenze: Cristian, da Calenzano a Berlino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 aprile 2009 17:30
L'intervista di Nove da Firenze: Cristian, da Calenzano a Berlino

Questa volta intervistiamo un ragazzo di Firenze, Cristian Ciolli, trasferitosi ormai da diversi anni in una delle capitali europee più in voga al momento: Berlino. Interessante il lavoro che Cristian è riuscito a trovare nella capitale tedesca, legato alla fotografia e al recupero di vecchie macchine che al momento entusiasmano i giovani grazie alla riscoperta dell'"analogico". Quattro chiacchiere in esclusiva con "Nove da Firenze" per farsi raccontare la sua avventura lontano dalla culla del rinascimento: Quando hai fatto questo salto nel buio? Ho lasciato Firenze per Berlino che avevo 29 anni era il gennaio del 2006, avevo finito di girare un piccolo documentario e lasciavo la mia vita precaria, anche un po' voluta dal sottoscritto, per una città che sta alla Germania come New York non sta all'America, una parte a sé. Il motivo di questa partenza? Non era la prima volta che provavo ad andarmene, come tutte le cose ci si prova e poi si fa marcia indietro, poi si torna per brevi periodi, finché poi non si decide di riprovarci di nuovo.

Io l'ho fatto, messo alle strette dalla mia compagna di passaporto tedesco. Come sono state le prime esperienze in terra teutonica? Appena arrivato, grazie ad un’amicizia di vecchia data iniziai subito a lavorare. Eravamo in tre e gestivamo la manutenzione di tre Photoautomat, tre vecchie macchine automatiche che scattano le fototessere in bianco e nero sparse per Berlino. Un lavoro manuale, con della meccanica, una spolverata di elettronica e un po’ di chimica per condire il tutto. E con la lingua tedesca com’eri messo? In realtà non temevo la difficoltà di apprendimento di questi apparecchi ma piuttosto la lingua tedesca e di conseguenza anche le indicazioni tecniche che ricevevo.

Sono passati tre anni e il mio tedesco, causa cronica mancanza di applicazione, stenta abbastanza, ma riesco a dire ciò che serve per lavoro. Insomma questi Photoautomat sono il tuo principale sostegno, macchine che conosci molto bene. In un Photoautomat ci sono dei componenti bellissimi, riparabili, una tecnologia comprensibile a tratti quasi umana. La corrente scorre come il sangue e incontra degli organi, un processo digestivo con evacuazione. A volte, alla sera alla Werkstatt (la fabbrica) mi trovo alcuni di questi oggetti sul banco e scopro la bellezza, l'ingegno, l'inventiva dell'essere umano spesa per creare un ritratto fotografico automatico. Una moda tutta tedesca questa dei Photoautomat.

Cosa attira la gente? Mi capita spesso di trovarmi a fare un controllo ad uno di queste macchine e vedo la cabina piena di persone. Sono in tre a volte anche quattro, sento la moneta scendere nel canale e il motore che si avvia. Il primo flash e la prima risata! La gioia, ecco questo credo sia uno degli aspetti più belli del mio lavoro. La gioia legata direttamente ad un momento che ognuno di noi decide di ricordare. Quattro pose in bianco e nero, in quattro minuti per due euro. Poi c'è l'attesa e al momento dell'uscita della foto, giubilo mentre le mani frullano nel tentativo di strapparsi la fotografia per vederla meglio e prima. Forse qualcuno ricorda i Photoautomat dopo aver visto "Il favoloso mondo di Amélie"? Quando mi trovo a riparare oppure solo a lavorare in strada in uno di questi Photoautomat, capita spesso che la gente si avvicini, faccia domande.

Chi mi dice se conosco ed ho visto proprio quel film che ci fà pubblicità di riflesso, e chi con i propri figli si sofferma a guardarmi ed inizia a spiegare che quando si facevano le fotografie bisognava portarle a sviluppare e aspettare un bel po’ prima di poterle vedere. Il fascino dell'attesa, e l'infinita scala di grigi fino al bianco ed al nero totale che la foto offre e’ una caratteristica determinante di questo tipo di foto “analogiche”. Usando un termine in voga ultimamente, siamo “vintage” una giusta e veloce definizione. Qualche progetto futuro? Stiamo lavorando, dopo aver già installato un paio di macchine a Parigi, per posizionare un Photoautomat a Firenze e se accadrà faremo una festa di inaugurazione con musica e una bottiglia di spumante come quando si inaugura una barca.

Spero davvero si possa brindare anche nella mia cara Firenze. Fabio Bernardini

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