Firenze, 29 Dicembre 2008- Sì alla costruzione di una moschea a Firenze. Il vicesindaco Matulli accoglie in modo favorevole la proposta lanciata dall´imam Elzir Ezzedine durante il convegno Ucoii sabato scorso a Firenze. In città i musulmani sono cresciuti e alcuni luoghi di preghiera hanno preso il nome di “moschea”, ma non hanno né cupole né minareti. «La città è matura per avere una sua vera moschea» dice Ezzedine Elzir, imam di Firenze. Dopo la prima uscita al convegno nazionale dell´Ucoii, Elzir ribadisce la sua convinzione: «E´ una questione di spazi».
«La proposta durante un convegno dell´Ucoii, l´unione delle comunità islamiche italiane, che si è svolto sabato scorso a Firenze, merita un dibattito approfondito in termini culturali prima ancora che politici».
Così i consiglieri del Stefano Alessandri (AN-PdL) e Marco Stella (FI-PdL) commentano le dichiarazioni dell'imam Elzir Ezzedine secondo il quale «Firenze deve avere una moschea adeguata e degna alla bellezza storica e alla ricchezza culturale della città». «Occorre innanzitutto stabilire - hanno aggiunto i due esponenti del centrodestra - se la proposta si basa su un principio internazionale di reciprocità, ovvero su accordi soprannazionali che permettano la costruzione di chiese e templi anche nel mondo musulmano.
E' indubbio infatti che la condizione dei musulmani stabilmente residenti in Italia o naturalizzati italiani è complessivamente migliore di quella dei cristiani che risiedono nei Paesi islamici e che esiste pur sempre un problema di reciprocità. Vorremmo capire - hanno proseguito Stella ed Alessandri - quanto i nostri connazionali che vivono stabilmente nei Paesi arabi possano liberamente professare il culto, aprire attività commerciali in proprio, acquistare immobili, come da noi avviene per tutti gli stranieri naturalizzati».
«Se la libertà religiosa sancita dalla Costituzione deve valere per tutti - hanno aggiunto i due consiglieri - allora in questi tutti sono inclusi anche i musulmani in Italia, e noi dobbiamo chiedere, insistere con fermezza che loro accettino i dettami fondamentali per la nostra società, senza chiuder gli occhi, per esempio, davanti alle grandi difficoltà che incontrano persone passate dall'islam al cristianesimo». «Il problema a Firenze, come in altre parti di Italia - hanno concluso Alessandri e Stella - non è tanto riferito al fare o no le moschee ma è la perdita della nostra identità e delle nostre tradizioni.
Perché non aprire un dibattito sulle centinaia di piccole chiese sparse nei paesi di provincia bisognose di restauri che rappresentano la nostra millenaria identità culturale?».
"La consistenza numerica della comunità islamica a Firenze è inferiore rispetto a quella di altre città italiane -ribatte Lapo Pistelli- Ma non ha senso che 6.000 persone siano costrette a pregare facendo i turni in un retrobottega. L’esigenza era stata già sollevata in passato anche da forze politiche diverse e non vedo preclusioni nelle altre comunità religiose.
L’imam Izzedin Elzir, che ho il piacere di conoscere personalmente, è una persona ben integrata nella comunità fiorentina e un protagonista del dialogo interreligioso che a Firenze è sempre vivo. Per tutti questi motivi, non penso sia il caso di alimentare polemiche artificiose. In termini di sicurezza, è preferibile una moschea rispetto a un garage, così come l’organizzazione condivisa è migliore rispetto all’improvvisazione. Semmai il dibattito riguarda la localizzazione. Un minareto, per le sue caratteristiche, non può certo trovare posto nel centro storico di Firenze.
Si può individuare un’altra area e su questo la politica fiorentina deve discutere, senza preclusioni ideologiche. Raccogliere l’appello dell’imam è un segno importante di pace e dialogo in queste ore drammatiche per la crisi israelo-palestinese".
«Come cittadino e come cristiano non posso essere contrario alla costruzione di una moschea a Firenze -interviene Mario Razzanelli, capogruppo dell'UDC- Il diritto a professare la propria religione è garantito anche dalla nostra costituzione.
Deve però essere chiaro che è la comunità islamica che si deve integrare con le nostre leggi e le nostre tradizioni. Per essere più chiaro faccio l'esempio del crocifisso in classe che non può essere tolto perché disturba o della poligamia che non può essere accettata perche non fa parte della nostra cultura e del nostro ordinamento giuridico. Ed ancora tre punti fondamentali : "controllo" per evitare che si trasformi da luogo di preghiera in scuola di terrorismo, "dimensione" correlata alle esigenze "normali" della città, "Ubicazione e architettura" che siano compatibili con la tradizione fiorentina.
Su queste basi ritengo sia possibile avviare un dialogo con la comunità islamica».