Firenze, 22 dicembre 2008– «186 detenuti, invece che 110, come imporrebbe il limite di questa struttura; sei celle dichiarate inagibili usate ugualmente; due settimane senza acqua calda né riscaldamento in pieno inverno e il personale sotto organico: questo è oggi l’Ospedale psichiatrico giudiziario (Opg) di Montelupo» ha dichiarato Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione comunista, che stamattina ha visitato l’Opg toscano. «La visita è nata dopo alcune segnalazioni di situazioni di disagio e di casi di presunte violenze.
Più di una persona mi ha raccontato di essere stata testimone in tre occasioni di comportamenti violenti nei confronti di detenuti con forti handicap psichici. Su alcuni di questi episodi è aperta un’indagine giudiziaria. Quello che mi auguro è che si faccia al più presto luce su queste vicende e che, in ogni caso, si rifletta sulla necessità di una preparazione ad hoc per il personale penitenziario che lavora presso l’Opg. Il sovraffollamento e l’insufficienza del personale socio-sanitario rendono comunque difficili le terapie per i detenuti che – ricordiamo – sono stati accusati o condannati per aver commesso reati in assenza di capacità di intendere e volere.
Si tratta di persone dalle patologie psichiatriche più diverse, costrette a convivere in sei in celle da due posti, in una situazione che è comunque assurda, nonostante gli sforzi del personale medico. Alcune persone dovrebbero stare in celle singole perché a rischio sucidio, ma non sempre ce n’è la possibilità. Inoltre i pochi detenuti immigrati vivono una situazione ancopra peggiore: i percorsi di reinserimento sociale sono quasi impossibili perché, in assenza di un certificato di residenza, le Asl si rifiutano di avviare tali programmi».
L’europarlamentare solleverà ora la questione in sede europea: «in primis chiederò all’intergruppo del Parlamento europeo che si occupa di psichiatria di organizzare una serie di visite negli Opg italiani e anche negli altri “manicomi criminali” europei. Poi presenterò un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere se le situazioni viste oggi non sono in contrasto con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Infine, invierò una lettera al Ministro della Giustizia per chiedere se e quando verrà terminata l’attuale ristrutturazione dell’Opg di Montelupo, in modo da migliorare subito le condizioni di vita di queste persone, e solleciterò i parlamentari italiani disponibili a mobilitarsi per questo caso.
Comunque, una cosa è certa: l’Opg va chiuso al più presto, le persone che vi sono detenute destinate a strutture più idonee ai loro problemi».
"Sono intollerabili il degrado umano e lo stato di abbandono terapeutico in cui versano gli Opg in Italia -dichiarano la senatrice Donatella Poretti (Radicali-Pd), Bruno Mellano (presidente Radicali Italiani) e Marco Bazzichi (membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani)- Sono in totale circa 1200 gli ospiti-detenuti (più tecnicamente "internati") dei 6 ospedali psichiatrici giudiziari.
Nonostante il nome rassicurante di "ospedale" sono veri e propri manicomi criminali, dove l'aspetto della cura e della terapia passa in secondo piano rispetto a quello della detenzione e della sicurezza. A seguito di un proscioglimento per incapacità di intendere e di volere, o per sopravvenuta incapacità durante la carcerazione, si può finire in questo girone dantesco che si configura come un "ergastolo bianco". Le proroghe di 2, 5 o 10 anni possono ripetersi all'infinito, laddove una perizia psichiatrica ravveda gli estremi della pericolosità sociale.
Perciò una persona mai condannata per alcun reato si ritrova a scontare un fine pena mai. A seguito delle denunce di pestaggi delle carenze strutturali, igieniche-sanitarie e di sovraffollamento abbiamo realizzato una visita ispettiva all'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino, stamani dalle ore 11.30 alle ore 15. Siamo stati ricevuti e condotti nella visita dalla nuova direttrice Maria Grazia Grazioso, assistita dal direttore sanitario Franco Scarpa e dall'ispettore Pagano.
In data odierna sono ospiti dell'Istituto 186 persone a fronte di una capienza prevista di circa 110, suddivise nelle varie sezioni: sezione seconda - Ambrogiana - circa 70; nell'altra, costituita dalle ex-stalle della Villa Medicea Torre 52; Arno 37; Pesa circa 30. Età media è di 41 anni. La presenza di stranieri è di appena il 10%. Per oltre il 70% sono reati contro la persona, il 40% omicidi compiuti per lo più nell'ambito familiare. Il 40% degli internati sono stati prosciolti durante il processo, il 30% sono in attesa di giudizio, gli altri semi-fermi o inviati in osservazione dalle carceri.
Risultano lavoranti interni circa 45 ospiti, uno solo in articolo 21 esterno alla struttura. E' prevista un'ora d'aria al mattino ed una al pomeriggio. Le celle sono molto diverse fra loro per dimensione e condizione: nella seconda sezione Ambrogiana sono tutte doppie, ma fatiscenti e fredde; nelle altre sezioni sono ammassati sei - sette internati in ambienti già stretti per tre. Ma sono state, quasi tutte, ristrutturate di recente, solo una parte della sezione Torre risulta tuttora fatiscente.
Gli agenti di polizia penitenziaria risultano essere appena 100, di cui 20 destinati al nucleo "traduzioni": nel complesso, conteggiato i distaccati, risultano mancanti almeno 20 agenti, rispetto ad un organico che è comunque tarato su 110 detenuti. Non va meglio per la parte sanitaria, recentemente non più medicina-penitenziaria, ma facente capo al Sistema sanitario nazionale, dove a essere garantita 24 ore su 24 è solamente la guardia medica, perché manca lo psichiatra dalle 18 alle 9 e dalle 14 del sabato alle 9 del lunedì.
La Regione Toscana deve approfittare del passaggio dalla medicina penitenziaria alla Sanità e alle sue nuove competenze in materia, per chiudere questa struttura, riorganizzando un servizio che non può essere altro che di cura per persone bisognose di un'assistenza sanitaria invece di una sorveglianza da parte degli agenti penitenziari. Nonostante l'impegno del personale che lavora e che dirige l'Opg di Montelupo, appare necessario rivedere alla radice l'impostazione che sta alla base dell'istituzione stessa.
L'evidente contraddizione di questi giorni è che quando l'Asl ha chiesto di non inviare più detenuti, perché non si può più garantire un livello minimo di assistenza sanitaria, il Dap ha continuato a farlo, e quotidiani sono i nuovi ingressi".