Firenze, 17 dicembre 2008- Sul caso di Eluana, interviene il giudice Lamanna: ''Quando un provvedimento giudiziario non è più soggetto a impugnazione diventa definitivamente esecutivo''. Ma il ministro del Welfare Sacconi insiste: ''In caso di inadempienze conseguenze immaginabili" per la clinica privata convenzionata di Udine qualora desse applicazione ad al provvedimento giudiziario.
Dall'Associazione Diritti Utenti e Consumatori annunciano di aver dato incaricato ai legali di predisporre un esposto denuncia contro il ministro del Welfare Maurizio Sacconi alla procura di Roma e al Tribunale dei ministri: "Le parole del ministro potrebbero costituire fattispecie di reato di minaccia di un male ingiusto (art.
612 del codice penale). Le sue dichiarazioni hanno il chiaro intento intimidatorio e fanno intendere senza mezzi termini che la clinica in questione perderebbe la convenzione qualora seguisse la legge e gli ordini delle massime corti di giustizia italiane, che sul caso si sono pronunciate in modo definitivo, oltre che la volonta' di Eluana Englaro".
«Le Regioni sono perfettamente in grado di valutare da sole circa la legittimità dei propri atti». Così l'assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi interviene sull'atto di indirizzo emanato ieri dal ministro del welfare Sacconi che vieta l'interruzione di alimentazione e idratazione a persone in stato vegetativo.
«In quella iniziativa - prosegue l'assessore Rossi – leggo una pesante invasione di campo, un intervento inutilmente minaccioso nei confronti delle Regioni, oltre che uno scivolone che non aiuta a fare passi avanti, che alimenta lo scontro ideologico e che lacera quel velo di riserbo che la vicenda umana richiederebbe». «Mi sorprende che il ministro si sostituisca a chi ha competenze sui controlli di legittimità – prosegue l'assessore Rossi – Se avesse voluto prendere una posizione e di re la sua opinione avrebbe potuto usare altre forme ed altre parole».
Ma c'è un'invasione di campo ulteriore, secondo l'assessore Rossi: «Questo intervento di carattere amministrativo entra nel campo dei trattamenti sanitari e delle competenze dei medici alla cui coscienza e alla cui libertà di giudizio spetta ora la decisione, dopo che questa problematica è stata già oggetto di pronunciamenti della Cassazione e della Corte costituzionale. Sarebbe auspicabile – conclude Rossi – il ritorno al silenzio e al rispetto umano».