Firenze- La bufera giudiziaria e politica infuria su Palazzo Vecchio. Come annunciato nelle sue esternazioni lontano da Firenze, il Sindaco Domenici non si è presentato al Consiglio Comunale odierno, dopo aver disertato anche quello della settimana scorsa, nonostante gli avvenimenti di quest'ultimo periodo che hanno portato alle dimissioni di due assessori e alla crisi della maggioranza. Stamane è stata presentata dalle opposizioni in Consiglio Comunale la richiesta di sue dimissioni.
«E' stata una settimana di fuoco -commenta Bianca Maria Giocoli, capogruppo di Forza Italia-PdL- Abbiamo visto un sindaco versione 'Houdini' che, cercando un quarto d'ora di celebrità sui tg nazionali per riscattare l'onta degli articoli apparsi sulla stampa, si incatena a Roma.
Un sindaco che, tornato a Firenze, si scatena con le querele e con gli annunci, assumendo questa volta i panni di 'Cincinnato' e che infine, chiamato da Lucia Annunziata in televisione, prende un treno al volo per godere nuovamente di quarto d'ora di ribalta nazionale. Intanto i Comunisti Italiani lasciano la maggioranza e giunta insieme all'assessore Paolo Coggiola mentre su Verdi e Socialisti c'è da stendere un velo pietoso visto che non si capisce ancora che cosa hanno deciso. In breve la maggioranza si è liquefatta.
Come se non bastasse il sindaco ha annunciato la decisione di non venire più in consiglio comunale fino a marzo. E' diventato, quindi, inadempiente allo statuto, inadempiente a doveri istituzionali, inadempiente ai doveri verso gli elettori e la città. Oggi, addirittura, è stata avanzata la proposta di non far svolgere il consiglio comunale. Qualche minuto fa, alla conferenza dei capigruppo, si voleva 'incatenare' la nostra assemblea, in un gioco estremamente pericoloso e perverso. Le primarie del Partito Democratico stanno distruggendo Firenze.
Noi vogliamo uscire da questo vicolo cieco e chi, della maggioranza, si vuole affrancare da questa 'dittatura' deve uscire allo scoperto firmando la sfiducia al sindaco. Ci vuole un atto di coraggio per dare dignità a questa assemblea e alla città».
«Inaccettabile la latitanza del sindaco dal consiglio comunale». Lo ha detto Ornella De Zorso, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo. «Come annunciato nelle sue esternazioni lontano da Firenze - ha aggiunto l'esponente dell'opposizione - Domenici non si è presentato alla seduta di oggi, dopo aver disertato anche quello della settimana scorsa, nonostante gli avvenimenti di quest'ultimo periodo che hanno portato alle dimissioni di due assessori e alla crisi della maggioranza.
A quanto pare i destini dell'amministrazione fiorentina, in un momento di crisi politico-istituzionale ed economica come questo, non interessano più di tanto al sindaco, che ricordiamo ha anche la titolarità dell'urbanistica». «L'assemblea di Palazzo Vecchio - ha concluso Ornella De Zordo - è un luogo importante della democrazia ma il sindaco rinuncia a parteciparvi: i problemi della città passano evidentemente in secondo piano. Riteniamo questa una situazione inaccettabile. Anche per questo motivo abbiamo firmato la richiesta di dimissioni presentata dalle opposizioni in consiglio comunale».
Si continua intanto a parlare anche di tramvia: in questi giorni in Commissione Urbanistica sono approdati i progetti definitivi della linea 2, con tanto di simulazioni che i tecnici hanno fatto al computer (rendering per chi se ne intende) per dare un'idea dell'aspetto che avrà la zona in cui passa la tranvia. Sulla variante al PRG propedeutica alla realizzazione del tracciato la Commissione Urbanistica dovrà pronunciarsi il 15 prossimo.
Oggi lo stesso tema è all'ordine del giorno in Consiglio di Quartiere 5.
Alcuni consiglieri dell'opposizione hanno parlato di immagini scioccanti e soluzioni improponibili.
Per le primarie intanto la soluzione sembra essere quella di sostituire la 'gara' interna tra i quattro candidati democratici con primarie di coalizione. Un percorso «per una alleanza democratica e progressista in grado di governare Firenze e battere la destra nel 2009» che dovrà avere due punti fermi: «una proposta programmatica caratterizzata da forte innovazione nel metodo» e «nuove e condivise modalità di relazione tra le forze politiche tra loro e con la città», coinvolgendo «in modo paritario le forze vive della società fiorentina».
L'assemblea degli iscritti a La Sinistra ha chiuso i suoi lavori martedì sera con un documento nel quale è stata anzitutto ribadita «la netta distanza da un sistema di relazioni emerso in questi giorni tra la politica ed i privati in cui l'interesse pubblico passa in secondo piano o si confonde con piccoli o grandi interessi privati». «E' stata confermato - ha spiegato il capogruppo Luca Pettini - il sostegno alla nostra iniziativa tesa ad interrompere l'esame del Piano Strutturale, a chiedere il ritiro degli emendamenti al piano stesso approvati dalla giunta lo scorso 30 settembre, ed a chiedere che gli amministratori sottoposti ad indagine compiano un passo indietro, tenendo distinte le responsabilità politiche dalle eventuali responsabilità penali».
«Siamo preoccupati - ha aggiunto - per lo scollamento tra la politica e la vasta cittadinanza democratica e progressista che il quadro emerso può produrre, con il rischio di consegnare in occasione delle prossime elezioni amministrative Firenze ad una destra che non merita di governare e che nazionalmente, ma anche localmente, ha dimostrato di essere ben poco attenta all'interesse pubblico e quindi assai poco credibile nel denunciare la questione morale». «Tutte le forze politiche del centrosinistra - secondo Luca Pettini - a partire dal partito di maggioranza relativa, devono sentire l'urgenza e la responsabilità di una svolta, in grado di ricostruire un legame di fiducia con la città, evitando inutili e dannosi atteggiamenti di arroccamento.
Rivolgiamo un appello alla città ed al ricco tessuto democratico e progressista, affinché si realizzi quella svolta metodologica e di contenuti capace di definire un percorso per una proposta progressista di governo». «Per raggiungere questo obiettivo - ha concluso il capogruppo de La Sinistra - è necessario e urgente, come condizione per potere dare il proprio contributo, che le forze politiche del centrosinistra avviino un percorso, aperto alle forze sociali, associative, sindacali, intellettuali, finalizzato alla costruzione di una innovativa proposta politica e programmatica.
Importante sarà anche porre al centro la qualità sociale ed ambientale e procedure decisionali caratterizzate da partecipazione, trasparenza e imparzialità e abbandonare anche convinzioni e metodi di selezione delle candidature caratterizzati nel segno della autosufficienza e della competizione tra gruppi interni ad un partito».
In merito alla vicenda Castello il presidente della Giunta regionale Claudio Martini ha espresso solidarietà al vicepresidente Federico Gelli, “il quale è stato oggetto di un tentativo di strumentalizzazione con metodi assai volgari”.
Secondo Martini “si è trattato di una brutta vicenda che ci spingerà tutti ad essere ancora più attenti e riservati. C’è una domanda crescente di stile e sobrietà e noi dovremo essere ancora più rigorosi: i rapporti istituzionali devono essere tenuti in sedi istituzionali, stando alla larga da intermediari”. Questo il giudizio del presidente della Regione, che stamattina in aula ha svolto una comunicazione in merito alla localizzazione del Centro direzionale della Regione nell’area di Castello.
Martini ha ripercorso nel dettaglio la vicenda iniziata nel 1999, con l’accordo di programma fra Regione, Provincia, Comune e ministero ai Lavori pubblici, ricordando la decisione di Giunta del 2004 nella quale si chiede al Comune di rimuovere dalla variante urbanistica ogni riferimento alla localizzazione del centro direzionale nell’area di Castello, fino all’accordo interistituzionale del 2006 in cui Comune, Provincia e Regione decidono di “valutare positivamente l’ipotesi di collocazione nell’area di Castello delle nuove sedi direzionali della Regione Toscana e della Provincia di Firenze”.
La motivazione di questa scelta, ha spiegato Martini, è dovuta a vari fattori, fra cui il fatto che l’insediamento di Regione e Provincia può costituire “una vera polarizzazione dell’insediamento con la conseguente gerarchizzazione delle altre funzioni”. La Regione insomma giunge a sottoscrivere l’accordo, spiega ancora Martini, perché l’iniziativa dell’amministrazione provinciale, che nel frattempo ha deciso di andare a Castello, “conferisce un valore aggiunto, perché si viene a configurare un vero e proprio centro di competenze amministrative pubbliche” e perché “risulta superabile il problema dell’inquinamento acustico dal momento che viene abbandonata l’ipotesi della realizzazione della pista di rullaggio dell’aeroporto”.
Sui contatti tenuti dalla Regione con Fondiaria secondo Martini “si tratta di rapporti ineludibili in qualsiasi attività di governo, che mai può svolgersi senza relazioni con quelli che a seconda dei casi, sono definiti attori rilevanti, portatori di interessi, stakeholder”. Il comportamento dell’amministrazione nella gestione di queste relazioni “si è ispirato al principio dell’imparzialità, a quello della trasparenza e al perseguimento del pubblico interesse: e questo è accaduto sia negli incontri svolti dal presidente della Giunta, sia in quelli svolti dal vicepresidente, sia in quelli svolti da soggetti facenti parte della struttura di supporto del presidente della Giunta”.
Riguardo all’acquisto da parte della Regione dell’area destinata ad ospitare le sedi del centro direzionale, ha detto ancora il presidente della Giunta, la Regione ha finito per accettare l’ipotesi di un collegio che si occupasse di valutare il prezzo del terreno poiché l’esito del suo lavoro comunque avrebbe costituito semplicemente una stima che non vincolava le parti nella prosecuzione della trattativa. Il collegio poi non ha iniziato il suo lavoro visto che “in seguito all’inchiesta aperta dalla magistratura su Castello è stato ritenuto opportuno sospendere il procedimento”.
Altro punto nodale: l’ipotesi di localizzare lo stadio di calcio a Castello. “Su questo il governo regionale ha assunto una posizione molto chiara: l’assessorato competente ha fatto presente agli altri enti l’indispensabilità del processo di valutazione integrata previsto dalla vigente legge regionale”. “La scelta quindi – ha proseguito Martini – è di fatto sospesa e anche da questo punto di vista non può che essere sottolineata la sostanziale coerenza che caratterizza il comportamento del governo regionale”.
Infine, riguardo alla richiesta del Pdl di istituire una commissione d’inchiesta sulla vicenda, il presidente ha affermato “di rimettersi alla volontà del Consiglio” ma di non trovare opportuna una commissione “dato che gli atti in mano nostra sono già a disposizione di tutti e che sarebbe un fatto singolare che in Comune, l’ente più legato alla vicenda, non ci sia una commissione d’inchiesta mentre essa venga attivata in Consiglio”.
Una ricostruzione precisa, sì, ma “notarile”, che non convince perché “non riesce a spiegare la coerenza di scelte che a noi continuano a sembrare contraddittorie”.
Questo il giudizio sulle parole di Martini, da parte di Alberto Magnolfi, capogruppo di Fi-PdL. Magnolfi, anticipando la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta, ha distinto, nella vicenda Castello, più aspetti: “C’è un aspetto politico, che riguarda i contenuti delle scelte – ha detto; c’è un aspetto etico, relativo ai comportamenti; e ci sono gli eventuali profili giudiziari, dei quali non vogliamo occuparci, perché siamo garantisti veri: per noi la presunzione d’innocenza vale sempre e per tutti”.
Dal punto di vista politico, ha detto il consigliere, “questa vicenda è esemplare perché rappresenta a pieno ciò che non dovrebbe avvenire, quando si tratta di prendere decisioni di importanza strategica per una città”. Magnolfi ha quindi ripercorso le varie fasi: dalla scelta della Regione di inserire a Castello il centro direzionale pubblico (1999), alla decisione di presentare un’osservazione per eliminare questa previsione dagli strumenti urbanistici comunali (2004), alla ripresa della discussione con l’apertura di un tavolo istituzionale per valutare di nuovo l’ipotesi Castello (2006).
“Nel 2004, in coerenza con la decisione di non andare a Castello, la Regione aveva deciso di acquistare i palazzi di Novoli – ha sottolineato il consigliere – Perché dopo un’operazione così importante è cambiata di nuovo la rotta? Non ci si è mai chiesti che senso avesse abbandonare la sede di Novoli per creare ex novo un polo direzionale in mezzo alle paludi?”. Sull’etica dei comportamenti, infine, Magnolfi ha affermato: “Ho poco da aggiungere alle parole già dure del presidente Martini, il suo unico torto è che ha parlato come se la Regione fosse un soggetto estraneo, mentre avrebbe dovuto avere il ruolo del regista: questo non fa che confermare la debolezza del decisore, la mancanza di partecipazione, l’assenza del confronto istituzionale”.
“Motivi più che sufficienti – ha concluso – per aprire una fase di verifica”. “In questa vicenda il groviglio di interessi che sta emergendo è vasto e complesso, e lascia affiorare complicità politiche trasversali”. Queste le parole di Marco Carraresi, capogruppo dell’Udc. Sottolineando l’esigenza di un giudizio che “non deve essere mai fazioso né mancare del rispetto della dignità personale”, Carraresi ha messo l’accento soprattutto su due aspetti: “Primo – ha detto – la corresponsabilità di estesi e profondi settori della società civile fiorentina; secondo, il ruolo sempre più evidente di subordinazione della classe politica rispetto agli interessi affaristici e imprenditoriali”.
Carraresi, riprendendo l’espressione di un settimanale toscano che parafrasava Gadda, ha parlato di un “pasticciaccio brutto della piana di Castello”, di un “pasticciaccio alla fiorentina, in cui alla fine non si riesce a capire dove finisce la faziosità e cominciano complicità ed omertà”, in cui “come sempre si finisce per linciare qualche pesce piccolo, mentre si lasciano regolarmente in libertà gli squali”. “E’ ovvio – ha detto – che alla base del pasticciaccio c’è un groviglio di interessi di natura politica ed economica, con le intercettazioni che, come ha detto il presidente Martini, aprono una finestra su un costume politico sbagliato”.
Sulle parole del presidente della Giunta, Carraresi ha affermato: “La comunicazione rimane incoerente, contraddittoria, omissiva su alcuni passaggi fondamentali” e “non è in grado di fugare dubbi e perplessità, né di fare chiarezza sui cambiamenti di rotta della Regione”. “Dopo nove interrogazioni che ho presentato in questi anni su questo argomento – ha chiuso il consigliere –dalle parole del presidente Martini mi aspettavo qualcosa di più”.
Marco Cellai (vicepresidente di An-PdL) ha parlato della comunicazione di Martini come “asettica e burocratica”, e della proposta di Risoluzione presentata dalla maggioranza, con l’affidamento dell’attività di indagine alla commissione competente e quindi il rifiuto della commissione d’inchiesta chiesta dal centro-destra, come di “espressione di un atteggiamento di arroganza”.
Citando affermazioni di diversi esponenti politici, commenti e titoli di giornale, Cellai ha detto: “Ho sentito parlare ripetutamente di guerra fra bande, di cannibali, di compagni di merendine, e ancora di mani sulla città, di gestione che solleva forti dubbi etici. Affermazioni forti. Dalle parole di Martini ci saremmo aspettati qualcosa di più. Ad esempio – ha aggiunto – che ci chiarisse il perché delle discrasie, o meglio dell’antinomia fra le posizioni del Comune di Firenze e della Regione Toscana su Castello.
O che ci dicesse qualcosa in più sui “poteri forti” e sui “gruppi di interesse” che secondo le affermazioni anche di esponenti del suo partito sarebbero stati in grado di influenzare le decisioni di chi è legittimamente eletto dai cittadini. Ma li vogliamo fare – ha chiesto Cellai - i nomi e i cognomi? Vogliamo dirlo, se ci sono nessi fra questi poteri forti e gli aspetti giudiziari, o fra questi poteri forti e la pubblicazione delle intercettazioni?”. Cellai, ripercorrendo i diversi passaggi della vicenda, ha sottolineato i cambiamenti nella decisioni della Regione e nella valutazione economica dei terreni.
“Tutto questo – ha affermato – lascia perplessi sulla linearità nella gestione delle cose, lascia l’amaro in bocca, perché rimangono ancora troppi “buchi” non chiariti”. “Se davvero la maggioranza dovesse portare all’approvazione la sua Risoluzione sulla commissione d’indagine – ha concluso – firmerebbe una pessima pagina”. “La rivoluzione all’italiana è finita. La grande opera di pulizia morale dell’alleanza degli onesti sta volgendo al capolinea. Con il rischio di essere sommersi dal ridicolo, com’era prevedibile e come in larga parte era stato previsto”.
Ha esordito con queste parole Pieraldo Ciucchi, capogruppo del Partito socialista. “Si è ritenuto di poter uscire dai cinquant’anni della Prima Repubblica in modo sbrigativo – ha spiegato Ciucchi – Senza andare a cercare le ragioni intrinseche per cui quel sistema era andato in crisi. Ora, non lo so se siamo di fronte ad una nuova questione morale. Sarei propenso a dire di sì, ma quella che mi interessa affrontare è la questione politica. E credo che la questione politica non la possano affrontare i piccoli partiti: spetta alle grandi forze politiche, spetta innanzi tutto al PD, che si trova di fronte a un bivio”.
“O imbocca la stessa strada del ’92-’93 – ha continuato Ciucchi - oppure finalmente decide per una grande svolta, una svolta per modernizzare la politica e le istituzioni. Mi auguro che segua questa strada”. Su Castello, Ciucchi ha affermato che “si tratta di un’operazione urbanistica che non nasce nel ’99, ma molto prima: se ne parla da decenni, e la mia sensazione è che almeno dal 1989 in poi la politica e le istituzioni non abbiano avuto le idee chiare si che tipo di sviluppo delineare in quell’area e su che cosa localizzarvi.
Questa situazione allora può offrire l’occasione per una riflessione più complessiva su tutto il tema dello sviluppo a Nord-Ovest di Firenze, che veda anche il coinvolgimento della città metropolitana”. Ciucchi ha parlato infine della comunicazione di Martini, affermando: “Bisogna dare atto al presidente di aver lasciato intravvedere l’opportunità di questa riflessione e di averci presentato una ricostruzione puntuale, dimostrando anche il suo rispetto per questa istituzione, a differenza del sindaco di Firenze, che rifiutandosi di andare in Consiglio comunale sta di fatto calpestando l’istituzione cittadina.
Presentarsi in Consiglio comunale era un suo preciso dovere”.
“C’è una maledizione che pesa su Firenze: nel 1989 ci fu l’intervento di Occhetto, oggi c’è il Sindaco. Non c’è rispetto della politica e delle istituzioni” ha dichiarato Angelo Pollina (FI-PdL), ricordando che, nel corso del dibattito sullo sviluppo aeroportuale, “la maggioranza in Consiglio regionale ha parlato di salvaguardia del parco”, mentre, dall’altra parte, il sindaco di Firenze si esprimeva in ben altri termini.
A suo parere l’area di Castello è vitale per l’economia dell’intera Toscana ed il suo destino non può essere deciso senza concordarlo con la Regione. “Dobbiamo dare una risposta, anche in tempi brevissimi, all’opinione pubblica – ha concluso – Per questo abbiamo chiesto una commissione di inchiesta, il cui lavoro può essere utile anche a Comune e Provincia. La risoluzione non dà alcuna risposta”. “Non ci interessano le questioni giudiziarie, né gli aspetti morali, ma i problemi politici.
Ed i problemi politici non riguardano solo Firenze, ma il fallimento della pianificazione pubblica in Toscana”. E’ questo il giudizio di Alessandro Antichi (FI-PdL), secondo il quale “Monticchiello, Campi Bisenzio ed adesso Castello certificano l’inadeguatezza di tale modello”. A suo parere i lavori della commissione Territorio ed ambiente non saranno in grado di modificare il “diktat” di Martini, che ha già dichiarato alla stampa: “La Giunta regionale non ha nulla da dire che non sia stato detto”.
In questa prospettiva Antichi ha ricordato che il presidente della commissione, D’Angelis, ha sostenuto che la Toscana “è la regione più pianificata d’Italia”: “La realtà si è incaricata di smentirlo – ha commentato - Il regolamento urbanistico del comune di Campi non rispettava le indicazioni del piano strutturale”. “Già nell’aprile 2007 abbiamo chiesto una commissione di inchiesta – ha concluso Antichi - per verificare se i Comuni avessero rispettato i principi di trasparenza e quale tipo di controllo Regione e Province esercitavano sulle amministrazioni comunali”.
Il capogruppo dei Verdi, Mario Lupi, ha rilevato che “la sostenibilità dello sviluppo di Castello e la salvaguardia del parco di 80 ettari” sono sempre stati al centro dell’attenzione del proprio gruppo. “Comune e Provincia non sono la Regione Toscana – ha affermato – Ci sono stati assessori comunali che se la sono presa con i lavavetri ed un Sindaco che ha dichiarato di non convocare il consiglio comunale fino a marzo. La politica degli amministratori regionali è diversa e Martini ne è custode e garante”.
“La comunicazione di Martini è nel segno del rispetto dell’istituzione mentre in Comune a Firenze siamo di fronte ad una situazione pesante che rischia di delegittimare la credibilità delle istituzioni: un sindaco che non si presenta in Consiglio comunale per fare chiarezza e una maggioranza che si chiude a riccio, bocciando una commissione di inchiesta che si occupi della vicenda di Castello”.
Con queste parole Monica Sgherri (Prc) commenta in aula la comunicazione del presidente della Giunta regionale, Claudio Martini. “La Regione per quanto di competenza – continua Sgherri – si assuma l’onere di fare il punto sulla situazione al riguardo di un’area strategica come quella di Castello per giungere ad una programmazione urbanistica armonica e sostenibile del governo del territorio. Bisogna ripristinare il sistema di controllo, è mancata chiarezza nelle procedure”. Sgherri ha evidenziato “la Regione deve riassumere il ruolo di verifica delle scelte di programmazione e della loro coerenza con gli atti, è quanto chiedevamo in tempi non sospetti un mese fa.
E’ necessario un intervento che riporti chiarezza, trasparenza e valutazione di quali siano le scelte strategiche da compiere nell’interesse generale, un governo del territorio che significhi il rispetto delle norme regionali su questi temi”. “Parlo da incompetente sulla questione specifica di Castello” – ha detto, intervenendo in aula, il capogruppo Pd, Alberto Monaci. “Riguardo all’essere garantisti a giorni alterni, concordo con Alberto Magnolfi e aggiungo che bisogna esserlo sempre, è essenziale per fare chiarezza”.
“Dalla relazione del Presidente Martini – ha aggiunto Monaci – emerge che non abbiamo niente da temere, nascondere, difendere. E’ stata una relazione compiuta e analitica, credo che la Regione abbia adempiuto in modo trasparente e lineare, resta il fatto che non può intervenire dove le competenze sono di altre istituzioni”. “Si è evidenziato – ha aggiunto Monaci - il rispetto per le norme e le corrette procedure, la Regione non ha preso un impegno vincolante”. Monaci ha concluso domandando che sia la commissione Territorio e Ambiente a compiere un’indagine approfondita per rileggere la compatibilità di ciò che si sta muovendo in quell’area con gli atti di indirizzo regionale.
Il capogruppo di An-Pdl Roberto Benedetti ha ribadito la necessità di attivare in Consiglio una commissione speciale di inchiesta per fare chiarezza sulla vicenda di Castello “riteniamo che istituire una commissione d’inchiesta non rappresenti una caccia alle streghe – ha detto – bensì dia l’opportunità di motivare quelle scelte che dal ’99 al 2007 hanno portato la Giunta e il Presidente Martini a cambiare opinioni. Crediamo sia legittimo cambiare idea, ma crediamo anche che ci sia bisogno di fare il punto sulla situazione.
La politica – ha aggiunto Benedetti – deve dare garanzia che quei passaggi che hanno spinto verso i cambiamenti di rotta abbiano tenuto sempre presente la tutela dell’interesse pubblico”. “Riteniamo che ci sia da parte di Martini un tentativo di banalizzare la questione e di renderla un atto ordinario. La commissione di inchiesta sarebbe proprio la sede opportuna per fare chiarezza in modo non banale come invece avverrebbe in commissione permanente”. “Ineccepibile – ha detto Eduardo Bruno, capogruppo dei Comunisti Italiani - sotto il profilo formale e della correttezza istituzionale la comunicazione del Presidente Martini.
Uno dei limiti della relazione - ha aggiunto - riguarda la questione del valore dell’area, peraltro stabilito nei termini di valore di mercato dalla legge Finanziaria del 2008. Il valore intrinseco dell’area di Castello lo dovrebbe determinare la pianificazione territoriale decisa dalla Regione”. “Sono perplesso, inoltre, sulla situazione politica fiorentina – ha aggiunto Bruno - dobbiamo registrare un fallimento, si può parlare di uno dei peggiori governi cittadini.” “Adesso – ha concluso Bruno - occorre una verifica seria tramite la sesta commissione, possibilmente coinvolgendo tutti i gruppi e in tempi rapidi.
Condivido in pieno l’ultima pagina della relazione nella quale Martini ribadisce la necessità che la Regione torni ad assumere il ruolo di guida rispetto alle decisioni sull’area visto che Castello è la cerniera intermodale della Toscana”.
Il consigliere Marco Montemagni (gruppo misto) ha sottolineato la necessità di prendere le distanze “da un sistema di relazioni tra settori della politica e privati forti, in cui l’interesse pubblico rischia concretamente di passare in secondo piano”.
“Emergono aspetti di scarsa trasparenza ed un modo disinvolto e personalistico di gestione della cosa pubblica – ha affermato Montemagni – Bene ha fatto il Consiglio comunale, su proposta del gruppo ‘La Sinistra’, a decidere di interrompere l’esame del Piano strutturale”. A suo parere “tutte le forze del centro-sinistra sono chiamate ad un sussulto di dignità, coerenza e lungimiranza politica”. “C’è bisogno di un forte rinnovamento politico, culturale, amministrativo, di uomini e donne con chiari elementi di discontinuità – ha concluso – Insistere in logiche di autosufficienza, in primo luogo da parte del Pd, ma anche da parte di alcune forze di sinistra, sarebbe gravemente deleterio ed aprirebbe spazi ampi, immeritati alla destra”.
Secondo Giuseppe Del Carlo (Udc) la vicenda “fa nascere grande preoccupazione per la credibilità delle istituzioni e della politica in generale”. “C’è un modo di condurre l’amministrazione pubblica in cui viene meno il valore della trasparenza ed emerge l’interesse personale – ha osservato – La presunzione di superiorità morale della sinistra è venuta meno. Le persone coinvolte devono farsi da parte e deve essere ricreato un clima di trasparenza e di etica”. Secondo Del Carlo la commissione d’inchiesta può fornire un contributo in questo senso, tenuto conto che il Consiglio regionale non è mai stato adeguatamente informato sulle decisioni della Giunta regionale, in particolare sulla scelta di non trasferire a Castello il centro direzionale.
“La commissione d’inchiesta è l’occasione per una verifica su norme, che lasciano ampio spazio alla discrezionalità” ha affermato Paolo Marcheschi (FI-PdL). A suo parere la “relazione notarile” del presidente Martini non ha chiarito quanti metri cubi la Regione vuole costruire, quanti uffici vuol realizzare, a quale costo intende acquistare il terreno a Castello. “Come mai sono stati spesi 140 milioni di euro per comprare palazzo Panciatichi, palazzo Covoni, palazzo Cerretani e i plessi A e B di Novoli se il centro direzionale doveva essere spostato a Castello? – ha chiesto Marcheschi - In quali atti di programmazione sono previsti gli investimenti da 220-280 milioni di euro: cifra che i media riportano come costo totale?” .
A suo parere siamo di fronte ad un “buco nero di comportamenti amministrativi disinvolti” ed un “buco nero nelle relazioni istituzionali e tra i partiti che reggono le giunte in Comune, Provincia e Regione”.