di Nicola Novelli
L'inchiesta giudiziaria sull'area di Fondiaria-Sai a Castello nel giro della scorsa settimana produce sette avvisi di garanzia (tra cui 2 assessori) per corruzione e il sequestro di terreni per 168 ettari, oltre all'uscita di scena del direttore del giornale La Nazione. Numerosi esponenti del PD più volte dichiarano corretto che l’inchiesta faccia il suo corso.
Le indagini si intrecciano con la guerra interna al Pd di Firenze, dilaniato dalla corsa alle primarie per la successione a Domenici, che indebolito mentre le opposizioni gli chiedono di dimettersi insieme all'assessore Cioni, annuncia due querele alla consigliera De Zordo, seguite dalla minaccia di ritirare gli auguri alla città.
"Sono schifato, lascio la politica -confessa venerdì pomeriggio al Corriere della Sera il sindaco di Firenze- non ho mai voluto favorire qualcuno. Ora ho bloccato tutto, la città si ferma". Leonardo Domenici è arrabbiato e intende scuotere il Pd.
Mentre sabato mattina l'assessore alla casa del Comune, Paolo Coggiola (Pdci) annuncia di uscire dalla Giunta di Palazzo Vecchio, alle 13:00, il sindaco di Firenze si incatena davanti alla sede romana del gruppo l'Espresso, che ospita la redazione di La Repubblica: «Ho sporto querela per alcune affermazioni contenute in articoli pubblicati su La Repubblica nazionale e di Firenze.
Si tratta di pregiudizi su nostri legami con i poteri forti» spiega visibilimente alterato.
Arriva una rituale (e non si sa quanto sincera) solidarietà dei dirigenti e delle giunte del PD a cui si aggiunge la disponibilità di esponenti di F.I. a solidarizzare. Ma segue anche la proposta di segretari cittadino e metropolitano del Partito Democratico di sospendere temporaneamente lo svolgimento di questa campagna elettorale, mentre avanza l'ipotesi di primarie di «coalizione» per scegliere il candidato sindaco.
Intanto Leonardo Domenici resta in politica e domenica annuncia in TV, ospite di Lucia Annunziata a Raitre, che fino al 31 marzo potrebbe non presentarsi in Consiglio comunale per poi candidarsi alle elezioni europee e assumere anche un incarico nazionale nel Partito Democratico.
Il Consiglio comunale è un luogo importante della democrazia ma il sindaco rinuncia a parteciparvi: i destini dell'amministrazione fiorentina non gli interessano più? Oggi poi smentisce quanto riportato da alcuni quotidiani, circa la decisione di accettare una candidatura al Parlamento Europeo.
La situazione è obbiettivamente difficile: la maggioranza sta andando a picco sull'urbanistica, la gestione economica della città. Quanto tempo occorrerà prima che si possa cominciare a dipanare questa ingarbugliata matassa? Non crediamo che i processi penali possano essere scorciatoie per uscire dalla crisi in cui Firenze è stata fatta sprofondare e dalla quale i cittadini dovranno faticosamente risalire.
Ma ci preoccupa molto l’immagine di Firenze, quando il disappunto e il disorientamento animano i sentimenti di fiorentini e toscani. Chi riflette seriamente e con il necessario distacco sullo scenario che si è aperto in queste settimane, non può che dirsi seriamente preoccupato per i rischi che stiamo correndo.