Dopo il felice e recente debutto di Prato e dopo aver mosso i primi passi verso una tournèe ricca di appuntamenti, sabato 22 novembre alle ore 21 arriva al TEATRO ERA di PONTEDERA “PASSAGGIO IN INDIA”, nell'adattamento della scrittrice indiana Santha Rama Rau, per la regia di FEDERICO TIEZZI.
Si tratta della prima regia firmata da Tiezzi prodotta dallo Teatro Metastasio Stabile della Toscana da lui diretto. Il testo, mai rappresentato in Italia, è tratto dal romanzo omonimo scritto nel 1924 da Edward Morgan Forster (dal quale a sua volta è stato tratto il celebre film di David Lean nel 1984) e si basa sull’adattamento teatrale della scrittrice anglo-indiana Santha Rama Rau, tradotta da SANDRO LOMBARDI che è anche un ispirato protagonista dello spettacolo accanto a, tra gli altri, GIULIA LAZZARINI, GRAZIANO PIAZZA, DEBORA ZUIN, MASSIMO VERDASTRO.
L’opera descrive la vita e le abitudini dei funzionari inglesi nell’India colonizzata della prima metà del secolo scorso, evidenziando le enormi diversità culturali tra colonizzatori e colonizzati.
Intorno a questo si sviluppano alcune riflessioni molto attuali sulle opposte visioni del mondo da parte degli indiani (induisti e musulmani) rispetto a quelle degli europei cristiani.
Il romanzo di Forster - testo simbolo che ha incarnato il tentativo di instaurare un ponte tra due opposti mondi e culture nella stagione del colonialismo imperialistico inglese - segue le vicende di due donne inglesi, negli anni venti, che visitano l’India nella speranza di capirne gli usi e le complesse tradizioni: appena arrivate accettano le cortesie di un mite medico indiano la cui amicizia sarà la chiave dell’India… Sullo sfondo della città di Chandrapore e della vita dei funzionari inglesi in India, Forster “mette in scena” le due opposte e complementari tensioni del medico Aziz e della ragazza inglese Adela Quested verso i rispettivi ambienti.
Animati entrambi dalle migliori intenzioni, ma sfavoriti dai pregiudizi dei loro mondi, i due non riusciranno mai a incontrarsi veramente.
Il conflitto tra due società costrette a convivere nel clima alienato del colonialismo è colto da Forster con ironia e finezza di sentimenti profonda. La parabola è più che mai attuale oggi, in un tempo in cui, sempre più, tutti ci troviamo a convivere e a doverci confrontare con tradizioni e culture diverse dalla nostra.
Il centro drammatico dell'opera consiste in una gita alle grotte Marabar.
Una volta dentro, al buio, sola con Aziz, Adela si convince di aver subìto un'aggressione sessuale. Aziz viene accusato, imprigionato e infine processato. Durante il processo, Adela si rende conto che è stato tutto una sorta di allucinazione. Ritira l'accusa, nella disapprovazione generale degli inglesi, che la abbandonano a se stessa. Il fatto contingente non è solo un'invenzione narrativa di grande efficacia, è anche simbolo di una vicenda interiore, a sua volta metafora di due visioni della vita.
Da una parte la convenzione e dall’altra la libertà, da una parte l’intelletto dall’altra il cuore. L’urto di due mondi morali, messi a fuoco anche geograficamente e sociologicamente, oltre che psicologicamente, si conclude non con una ritrovata armonia ma col fallimento degli incontri: resta da parte di tutti un impetuoso sforzo per conoscere l’altrui sconosciuta identità: spirituale, morale, fisica, sociale.