Firenze, 3 Novembre 2008 - In 30.000 oggi in piazza a Firenze per la manifestazione regionale nell'ambito dello Sciopero Generale del Pubblico Impiego per il contratto e contro l'accordo separato firmato con il governo da Cisl e Uil. Hanno incrociato le braccia i lavoratori dipendenti degli Enti Pubblici, della Sanità, degli Enti Locali, dei Ministeri e delle Agenzie Fiscali di Toscana, Lazio Marche e Umbria. Lo sciopero era stato indetto unitariamente dalle categorie di Cgil, Cisl, Uil, poi, dopo l'accordo separato sul protocollo con il governo, lo sciopero era stato confermato dalla FP Cgil e da FPL Uil.
Molto alta l'adesione allo sciopero, grande la partecipazione alla manifestazione, in assoluto la più grande del Pubblico Impiego che mai si sia vista a Firenze. Quando la testa del corteo entrava in piazza SS. Annunziata, luogo dei comizi finali, la coda era ancora ferma in piazza Indipendenza, luogo del concentramento. Una folla colorata, rumorosa, determinata e pacifica ha percorso le strade del centro della città, a tratti sotto la pioggia. Alla testa del corteo, subito dopo lo striscione della FP CGIL Toscana, si faceva notare per la novità, forse un primum assoluto, quello dei precari della Croce Rossa con regolare divisa, un loro rappresentante ha preso poi la parola dal palco.
Presenti anche delegazioni di lavoratori della fabbriche metalmeccaniche, chimiche, dell'agroindustria e degli altri settori. Molto numerosa la delegazione di operai della Eaton di Massa. Il primo degli interventi programmati è stato del segretario generale della FP CGIL Toscana Andrea Brachi, dopo di lui sono intervenuti uno studente, un precario della PA, un lavoratore della Eaton e il rappresentate dei precari della CRI di cui dicevamo. Il comizio finale è stato di Rossana Dettori segretaria nazionale FP Cgil.
Gli interventi, complessivamente, hanno ricordato che le risorse stanziate dal Governo per il rinnovo dei contratti di lavoro scaduti da 11 mesi non sono sufficienti a coprire neppure la metà dell'inflazione (70 euro medi lordi in busta paga per due anni); che rimangono invariate a partire da gennaio 2009 le riduzioni del salario previste dalla legge finanziaria; che per i 57.000 precari della pubblica amministrazione la prospettiva continua ad essere quella della perdita del posto di lavoro, piuttosto che della stabilizzazione, mettendo, peraltro, a rischio anche l'erogazione dei servizi; che i tagli allo stipendio per la malattia e l'assistenza ai familiari con handicap, istituiti dal Ministro Brunetta, continuano a decurtare la retribuzione, non colpiscono affatto gli eventuali "fannulloni" assenteisti per opportunismo, ma si accaniscono su lavoratrici e lavoratori già sufficientemente penalizzati sul piano delle condizioni di salute proprie o dei loro familiari.
Una grande giornata di mobilitazione, quella di oggi nel capoluogo toscano, percorsa dalla convinzione di essere solo all'inizio di una lunga battaglia che può essere vinta.
Rifondazione Comunista ha partecipato alla manifestazione condividendo e sostenendo le ragioni della lotta che, anzi, va allargata ed estesa, come dichiarato negli interventi in piazza, sino ad arrivare allo sciopero generale contro i provvedimenti governativi. Il Consiglio Regionale nella seduta del 13 ottobre scorso ha approvato all’unanimità una mozione che impegna la Giunta alla stabilizzazione dei propri lavoratori precari e di quelli degli enti dipendenti.
Ad oggi la Giunta Regionale, oltrepassato il tempo indicato, non ha presentato ancora nessuna proposta. Prendendone atto Rifondazione Comunista ed il PdCI depositeranno nei prossimi giorni in Consiglio Regionale una propria proposta di legge che chiede la stabilizzazione dei lavoratori precari in modo da risolvere definitivamente la questione.
Il presidente della commissione Lavoro, Edoardo Bruno, ha annunciato che sarà convocata una seduta della Commissione in cui saranno ascoltate le ragioni dei lavoratori che oggi hanno protestato.
Nel dare la notizia, Bruno si è detto vicino ai lavoratori che hanno aderito all’astensione dal lavoro indetta dalla Cgil e hanno manifestato il loro dissenso e la loro preoccupazione. “I lavoratori con questa iniziativa non fanno altro che esercitare il diritto a difendere il potere d’acquisto dei loro salari – ha detto –; nonché a difendere altri diritti, come quello alla salute, che provvedimenti come le decurtazioni per i primi giorni di malattia mettono in discussione. Della recessione che si sta manifestando nel paese i lavoratori non hanno alcuna colpa e non devono essere loro a pagare il prezzo più alto”.