Firenze– Fitta serie di incontri oggi in commissione Territorio e ambiente, per l’avvio dell’indagine conoscitiva sui rapporti fra autorità di ambito e gestori del servizio idrico integrato e sulla determinazione delle tariffe. Problema centrale, il contenzioso relativo alla transazione fra Publiacqua e Ato3, per cui al gestore è stato riconosciuto un conguaglio di 6,2 milioni di euro, oggetto recentemente di molte controversie. “Vogliamo cercare di fare chiarezza su un tema per noi tutti prioritario, la risorsa idrica, ascoltando i diversi punti di vista, per favorire soluzioni positive”, ha dichiarato il presidente della commissione, Erasmo D’Angelis (Pd), annunciando al contempo che l’attività di indagine non riguarderà solo questo, ma anche l’analisi della situazione della rete idrica, gli investimenti fatti e da fare nel prossimo futuro, le tariffe.
Primo dei soggetti convocati, Publiacqua.
Il presidente della società di gestione, Amos Cecchi, è stato chiaro: “La transazione con Ato3 ha individuato nei 6,2 milioni di euro un punto d’incontro, rispondendo alle richieste di Publiacqua che riguardavano una serie di materie sulle quali non c’era condivisione, in particolare sui lavori non ricompresi in senso stretto nel servizio idrico integrato. Il nostro comportamento è stato corretto e faremo ricorso contro la delibera del CoViRI (Comitato di vigilanza sulle risorse idriche) che chiede la restituzione della somma.
Una delibera non condivisibile né nella forma né nella sostanza”. Altrettanto chiari ma di segno opposto, pochi minuti dopo, i rappresentanti di CoViRI, che hanno sostenuto come i 6,2 milioni di euro siano nei fatti “non dovuti”, perché l’Ato avrebbe detratto in modo solo parziale le somme relative agli scarichi delle acque per uso industriale, dal monte ricavi totale che il gestore ha il diritto di ottenere.
Al di là del contenzioso, l’audizione con Publiacqua ha riguardato anche la situazione degli investimenti.
Cecchi ha rivendicato il primato italiano per gli investimenti fatti, che ammontano a circa 360 milioni per il periodo 2002-2007 e sfiorano i 400 milioni considerando anche il 2008. Nonostante questo, i problemi persistono e servirebbero ancora più risorse: “Per recuperare il gap con i maggiori Paesi europei e per far fronte ai cambiamenti climatici – ha detto – bisognerebbe pensare ancora più in grande, servirebbe un piano straordinario anche a livello nazionale, e bisognerebbe dare il via a processi di aggregazione industriale più significativi”.
L’assessore regionale al servizio idrico, Marco Betti, ha messo l’accento invece sulle politiche per gli invasi e per il riuso della risorsa, annunciando anche una prossima delibera di Giunta che prevede un investimento di 10 milioni per il collettamento delle acque della diga di Montedoglio sul lato toscano. All’assessore, alcuni consiglieri hanno chiesto un maggiore impegno sul fronte dei controlli, in particolare per evitare episodi come il caso Ato3-Publiacqua. “Serve più coordinamento e serve più controllo sulla gestione dei servizi – ha detto il vicepresidente della commissione, Andrea Agresti (An-PdL) – Anche a livello locale, è giusto che i Comuni abbiano voce in capitolo perché le risposte ai cittadini sono loro a doverle dare”; anche per Ardelio Pellegrinotti (Pd) “in futuro la Regione dovrebbe assumere un ruolo più da protagonista, specie sui controlli”.
Monica Sgherri (Prc) ha sottolineato come molti degli investimenti e delle opere che oggi si sono rivelate fondamentali siano dovute ai Comuni e non a Publiacqua, che in certi casi ha solo “ereditato” la situazione, ed ha sollevato la questione del POT, piano operativo triennale, ancora vacante per il triennio 2006-2008. Sullo stesso argomento hanno insistito anche Marco Carraresi (Udc), che ha chiesto inoltre delucidazioni sui mancati pagamenti dei canoni ai Comuni, e Alessia Petraglia (Sd), mentre Ardelio Pellegrinotti (Pd) ha chiesto chiarimenti sugli scostamenti dalla convenzione iniziale con cui è stato avviato il servizio, in particolare in relazione al personale.
Maurizio Dinelli (Fi-PdL) infine ha sottolineato che su una materia così complessa lo strumento migliore sarebbe stato una commissione d’inchiesta, e nel merito ha chiesto chiarimenti sull’inserimento dei 6,2 milioni di euro nelle tariffe attuali e future. Domande che saranno ora girate ai rappresentanti all’Ato 3, che intervengono nel pomeriggio insiemea Difensore civico, associazioni e comitati.
Delibere e nota stampa a confronto nell’intervento del Difensore civico regionale Giorgio Morales, in commissione Territorio e ambiente durante la seduta tutta dedicata all’indagine conoscitiva sui rapporti tra Autorità d’Ambito e gestori del servizio idrico, determinazione delle tariffe e caso Ato3-Publiacqua.
Sul caso, Morales ha spiegato le ragioni del suo intervento: “A seguito di una ricerca e di un confronto tra atti ufficiali e dichiarazioni stampa, abbiamo riscontrato una difformità di informazioni e di date sul recupero del conguaglio”.
In particolare il Difensore civico è intervenuto per rilevare la contraddittorietà con cui si era espressa l’Autorità d’Ambito, vista una delibera che prevedeva di ripartire sulle bollette 2008-2010 i 6 milioni e 200mila euro di un conguaglio (bocciato dal Co.vi.ri), mentre in un comunicato stampa si affermava che il pagamento avrebbe avuto inizio nel 2011.
Sul tema più generale dei rapporti tra Autorità d’ambito e gestori, Morales ha consegnato alla commissione Territorio e ambiente un’indagine conoscitiva.
“Al di là delle singole questioni di merito di volta in volta poste si avverte un ‘modus operandi’ del gestore più propenso ad accogliere le istanze del cittadino e quelle dell’Ufficio quando si riscontra una collaborazione più fattiva da parte dell’Ato”.
La “sensazione” avvertita dal Difensore civico è quindi quella che laddove ci sono Autorità che svolgono una “più pregnante attività di controllo nei confronti del gestore, intesa come la corretta applicazione degli standard di qualità previsti dalla Carta dei servizi e del Regolamento, c’è una maggiore sensibilità a quanto contestato dall’Ufficio”.
“Laddove invece c’è un silenzio dell’Autorità d’ambito, il gestore si sente più ‘forte’ anche se, soprattutto nei rapporti con l’utenza, vengono affrontate tematiche in cui si evidenziano palesi lacune organizzative. Si pensi – ha esemplificato Morales - alle problematiche relative all’organizzazione dei call center e all’impossibilità di contattare alcun referente del Gestore”.
Sul fronte determinazione tariffe, secondo Morales una “problematica spinosa” è quella che scaturisce dalla recente sentenza della Corte Costituzionale (10 ottobre 2008, n.
335) che ha sancito la “natura giuridica di corrispettivo e non di tributo della tariffa di depurazione delle acque reflue. Nelle fatture di prossima emissione – ha spiegato - i gestori non dovranno più mettere questa voce di spesa quando il servizio di depurazione non è esistente. Diventa perciò decisivo capire la portata economica di questa novità sotto un duplice aspetto: da un lato, per il futuro, per verificare gli effetti di un minor gettito per i gestori e cercare di impedire che questo si risolva in un mero aumento generalizzato delle altre voci tariffarie, dall’altro, per il passato, per verificare come sono stati usati i fondi che venivano richiesti come tariffa di depurazione in assenza di un sistema di tal genere.
Va da sé - ha concluso Morales - che la costruzione di impianti di depurazione comporta degli ingenti investimenti strutturali la cui reperibilità non è sicuramente agevole, tanto più se non esiste nemmeno una voce ad hoc come in precedenza”.
Il presidente di Ato 3 del Medio Valdarno, Gianni Del Vecchio, ha incontrato oggi la commissione Ambiente, impegnata nell’avvio dell’indagine conoscitiva sui rapporti tra l’autorità di ambito e i gestori del servizio idrico integrato e sulla determinazione delle tariffe.
A precisa domanda del presidente della Commissione, Erasmo D’Angelis: “Al di là della legittimità della transazione, i 6,2 milioni di euro sono già stati inseriti in tariffa?”, Del Vecchio ha affermato che i soldi saranno riscossi negli anni a venire. “Questa mattina – ha spiegato alla Commissione - abbiamo deliberato un atto di ricognizione, per specificare che l’imputazione in tariffa del conguaglio verrà scansionata negli anni a partire dal 2011. Nulla è stato imputato ad oggi”.
Del Vecchio ha specificato che è convenzione che i conguagli vengano erogati nel triennio successivo da quando sono riconosciuti. L’Ato, ha aggiunto il presidente, farà ricorso al Tar contro la deliberazione del CoViRi ma, ha aggiunto Del Vecchio “siamo pronti ad adempiere alla prescrizione qualora sia dimostrato che il Comitato di vigilanza per le risorse idriche ha ragione”.