Firenze, 2 ottobre 2008- Fame nel mondo e obesità, due facce della stessa medaglia. Quelle di una crisi alimentare di tipo strutturale a cui siamo ormai di fronte a pieno titolo. Non sembra esistere una soluzione univoca per uscirne: sia a livello locale che globale le cause sembrano essere molte e concatenate fra di loro, cause che vengono da lontano. Insomma oggi nel mondo Occidentale e nei Paesi in via di sviluppo si pagano sbagli fatti in passato. Un quadro complesso quello uscito dalla tavola rotonda “Economia del cibo e crisi alimentari”, organizzata dalla Regione Toscana ed il supporto dell’Arsia, che si è svolta a Prato nell’ambito di Economia3, il Forum culturale ed economico, in cui sono stati affrontati i temi dell’economia globalizzata, con spazio anche per l’agricoltura e il cibo.
L’aumento dei prezzi è consistente: il prezzo del riso nell’ultimo anno (marzo 2007-2008) è aumentato del +70% (fonte International Rice Research Institute di Manila) con punte fino al +141% in alcuni paesi importatori; il mais (marzo 07-08) +31% (Fao); per i grani, stesso periodo, aumento medio del +130% (Bloomberg), e soia (mar 07-08) + 87% (Bloomberg).
Aumentano i consumi di carne: in Cina si consumavano nel 1980 20 kg di carne pro capite, mentre nel 2007 i kg a persona sono 50. Quanto spende una famiglia per il cibo? Il 16% del reddito in Usa, il 65% in Vietnam e il 73% in Nigeria. Ecco che oggi i sottonutriti nel mondo sono 854milioni di persone (stima Fao 2006) pari al 12.6% della popolazione mondiale: erano 824milioni nel 1992 e 820milioni nel 2002. Inoltre oggi nel mondo 982milioni di persone vivono con un dollaro al giorno o meno (stima 2008 Banca Mondiale).
E poi l’allarme petrolio (arrivato a 110 dollari al barile): è noto che fra circa 25 anni il petrolio scarseggi, il problema diventa quello di spostare le derrate alimentari nel mondo visto che consumiamo più di quanto produciamo.