L’aumento del prezzo del gasolio consolida lo stato di crisi del settore lapideo, in particolare del settore dell’escavazione costretto a vedersi assottigliare, mese dopo mese, il margine di ricavo. Al caro-energia si va ad aggiungere l’aumento di tutti quelli che sono i costi di produzione (lavoro, manutenzione, attrezzature etc) che negli ultimi anni sono cresciuti del 40%, per non parlare dei costi marittimi (trasporto e nolo) che spesso obbligano l’impresa a rivedere il prezzo dei materiali al ribasso per stare dentro l’operazione.
La strada intrapresa dal settore è quella del progressivo pareggio costi-ricavi. Praticamente il nulla.
Non sono acque tranquille quelle in cui naviga ormai da anni il distretto del lapideo apuano che si trova a fare i conti, dopo aver subito (e subire tutt’ora) la crisi internazionale dei mercati e nazionale con la crisi dell’edilizia, il gap con il dollaro e la concorrenza dei paesi emergenti, con l’emergenza energia. Intanto lassù, negli score semestrali c’è anche un meno 6,1% alla voce fatturato (dati Rapporto Congiuntura Artigianato in Toscana relativi al primo semestre 2008) mentre davanti, questa la previsione, ancora un periodo molto difficile.
Il gasolio, elemento fondamentale nella produzione (mezzi di movimento, camion, gru etc) costa oggi il 50% in più. Una percentuale che è andata progressivamente, dal 2002 anno del passaggio dalla lira all’euro, ad assottigliare il margine di guadagno degli operatori. In molti casi si lavora in perdita per compensare con altre operazioni di mercato come il “blocco buono” che garantisce ancora un buon guadagno.
L’analisi, breve mani, è di Cna Massa Carrara all’indomani di un incontro tra i vertici interni del settore.
Gli altri dati contestati e preoccupanti: il blocco “al medioevo”, come hanno riferito gli imprenditori, del prezzo dei marmi ordinari e la svendita, sotto il limite di guardia, degli informi. “La situazione è da affrontare come le situazioni definibili critiche – interviene Paolo Ciotti, Direttore Cna spiegando i temi del briefing interno – fermo restando un punto fondamentale lamentato più volte in passato: il marmo costa quanto dieci anni fa. Non c’è stato un adeguamento mentre intorno è aumentato tutto: costi di produzione, tassazione, costi energetici, manodopera.
A tutto questo c’è da sommarci una corsa al ribasso. Si svende al miglior offerente, soprattutto i materiali ordinari, difettati e si lavora in perdita, in molti casi”. Un quadro, quello dipinto dalla Cna Apuana, che subisce passivamente i fendenti e gli umori del mercato dell’energia. “Un litro di gasolio – spiega Ciotti riportando quanto detto durante l’incontro – costava 0,75 lire al litro prima dell’euro. Oggi costa 1,17/1,18 euro. Facile fare un paragone. Ci sono situazioni nei bacini in cui i costi energetici superano i costi del netto della busta paga di tutti gli operatori.
E’ il costo che oggi incide maggiormente e che sta affossando il comparto”. A trascinare ancora più in basso nel trend negativo la flessione del settore dell’edilizia che dopo anni di vigore e indici positivi, si è bloccata coinvolgendo anche il settore del marmo legato indissolubilmente alle costruzioni. “L’edilizia ha perso nel primo semestre del 2008 – spiega Franco Petacchi, Rappresentante Cna nel Distretto Lapideo – più dell’8% e oltre il 13% secondo l’ultimo rapporto regionale sulla congiuntura in quelli che sono i lavori di completamento.
Significa che si è bloccato anche il mercato nazionale. Da qualche anno il margine tra costi e ricavi si è assottigliando sempre più ed in alcune situazioni siamo costretti a vendere in pareggio, addirittura c’è chi opera in perdita per evitare che i materiali rimangano al piano. Si sta lavorando a costo”. A questo punto – conclude l’associazione provinciale degli artigiani - occorrono realmente delle sinergie per rilanciare il settore e dare il giusto valore a questa risorsa.