Carrara, 28 luglio- Il comparto italiano della pietra naturale ha fatto registrare, nei primi quattro mesi del 2008, un export di 1 milione 333 mila tonnellate di materiali e prodotti, per un valore di quasi 560 milioni di euro, mentre ha importato 1 milione 41 mila tonnellate, per un valore di 194 milioni e mezzo di euro, con saldi negativi in entrambi i casi rispetto allo stesso periodo dello scorso 2007. Il calo si articola in maniera molto diversificata a seconda di voci, tipologie di prodotto e materiale o mercati di sbocco e, anche se per la restante parte dell’anno si avessero miglioramenti sensibili, sarebbe molto difficile recuperare su alcune voci importanti.
Il quadro generale, infatti, non è positivo soprattutto per le prospettive di alcuni Paesi tradizionalmente significativi.
L’export delle voci di maggiore importanza e qualità (marmi, travertini e graniti grezzi e lavorati) secondo le elaborazioni dell’ufficio Studi dell’Internazionale Marmi e Macchine che ha operato su dati di Fonte Istat, ha avuto un ammontare di un milione di tonnellate per un valore di 538 milioni di euro, presenta un andamento favorevole su base annua nelle quantità del +2,78% (considerato che il 2007 è stato un anno di ripresa) ma con un andamento negativo per il valore del -2,34%.
Non è in discussione perciò il favore del pubblico ma è evidente il peso negativo del contesto internazionale e il continuo rafforzamento dell’euro nei confronti del dollaro, determinante perché molti mercati di sbocco hanno il dollaro come moneta di riferimento e costringono gli operatori a compensare sul valore in euro il differenziale di cambio. Le variazioni congiunte su quantità e valore hanno portato ad una diminuzione del valore medio unitario di quasi il -5% sull’insieme delle voci che compongono il quadro dell’export che, considerando anche ardesie, pietre pomici, granulati e polveri porta ad una diminuzione generale del -6,17% per le quantità e del -3,2% nei valori.
Il dato non è negativo per tutte le voci e per tutte le aree geografiche perché i marmi (assieme ai travertini) attraversano una congiuntura migliore, soprattutto per blocchi e semilavorati, tanto che la voce “blocchi” è di fatto l’unica in aumento su tutte le aree geografiche maggiori, con la sola eccezione dell’Unione Europea. L’Estremo Oriente si afferma come prima area di sbocco per il marmo in blocchi, seguito dall’Africa settentrionale mentre l’export dei lavorati in marmo cresce sia in quantità che in valore, ma non in valore medio così che l’ampliamento delle quote di mercato avvenuta nel 2007 non ha portato ad un aumento del prezzo di vendita.
Ben diversa la situazione dei graniti, il cui export scende, per le quantità e per il valore, sia per i grezzi sia per i lavorati che costituiscono la quota più importante. Già nel corso del 2007 si era delineato un sorpasso dei marmi rispetto ai graniti; oggi la prevalenza dei materiali calcarei (marmi e travertini) sui silicei (graniti) è aumentata ancora tanto che, l’insieme delle esportazioni di marmi in blocchi e di lavorati in genere è passata da un valore di 293 milioni e mezzo di euro riferita ai primi quattro mesi del 2007 a 307 milioni e 660mila euro, mentre i graniti sono scesi da 241 milioni a 221 ed oggi coprono meno del 42% dell’export.
Il marmo ha però scontato un calo dei valori medi unitari (per tonnellata esportata, cioè, indipendentemente dal tipo di prodotto o di lavorazione) -4,83%, contro il -1,83% dei graniti. È una situazione molto complessa che presenta risultati diversificati a seconda delle aree. Infatti, sempre secondo i dati diffusi dall’Internazionale Marmi e Macchine, se in Nord America l’export italiano verso il Canada rimane positivo, gli Stati Uniti presentano una contrazione sensibile, con un’unica voce positiva tanto nei volumi che nei valori: quella dei graniti in blocchi e lastre, che però cede sui valori medi per tonnellata.
Negli “States” il valore medio regge abbastanza bene per i marmi lavorati, che si attestano ulteriormente sulla fascia alta del mercato e del prodotto ma resta da verificare quanto le vicende legate ai fondi immobiliari potranno ancora influire sul comparto delle costruzioni e perciò sul lapideo.
Se si considerano i materiali di maggior interesse l’Unione Europea ha segnato un calo significativo per l’export delle aziende italiane, in particolare sui graniti, evidente soprattutto sui lavorati.
La sola Germania, per esempio, passa dai 65 milioni di euro nei primi quattro mesi del 2007, ai 52 e mezzo nello stesso periodo del 2008, con un calo concentrato sui lavorati in granito, che perdono in valore il -25,6%, mentre i marmi lavorati hanno un trend positivo. Il Regno Unito tiene sui valori, mentre cresce ancora la Polonia, seppure con erosione del valore medio. Continua ad aumentare il ruolo della Russia, “cliente” interessato ai lavorati in marmo, in crescita vivace anche sulle altre voci.
La Svizzera mantiene un saldo ancora positivo ma presenta un rallentamento dell’import di marmi sia in quantità che in valore. Oscillazioni nell’Africa del nord, con la Libia su posizioni fortemente attive assieme ad Algeria ed Egitto, mentre il Marocco si sposta su segmenti di import più qualificati. Nell’area del Medio Oriente l’Arabia Saudita, assieme al Kuwait, assicura una nota positiva a tutto il quadro locale, mentre l’Arabia importa soprattutto lavorati in marmo, mentre crescono i valori medi dei lavorati importati dal Kuwait.
Qualche nota positiva viene dall’Estremo Oriente, dove crescono sia i volumi sia i valori, anche medi, tranne che per i graniti, mentre i lavorati di marmi non fanno segnare grandi performances e si collocano su fasce di mercato altamente qualificate ma meno consistenti.
I trend più positivi dell’area si registrano complessivamente in India e Cina oltre che in Indonesia, Singapore e Hong Kong. Oscillano all’interno di un mix altalenante di positività e negatività altri Paesi come la Corea del Sud (positiva), e Giappone e Taiwan (negativi). In Medio oriente, infine, l’Arabia Saudita, che importa soprattutto lavorati in marmo, assicura, assieme al Kuwait, una nota positiva all’import dell’intera area.
Riflessioni diverse valgono per le importazioni italiane che sono state, nel quadrimestre gennaio aprile 2008, pari a 828mila tonnellate per un valore di 179 milioni e 248mila euro (vedi tavola numero 2) per le voci di maggiore importanza, con andamento negativo sia per le quantità (-7,39%) sia per il valore: meno7,36%.
Non cedono le importazioni di marmi, mentre scendono quelle di blocchi e lastre di granito con valore dell’import sempre elevato. I Paesi di maggior importanza rimangono in genere quelli di sempre, anche se si affacciano alcune new entry. Crescono Mozambico e Angola, per esempio, ma anche Vietnam e Albania (con un trend da verificare nei tempi lunghi) seppure con quantità e valori ancora modesti, ma cresce anche l’import dalla Cina, sempre su cifre contenute, mentre diminuisce l’import di graniti grezzi dall’India.
“Si delinea un quadro poco sereno, a livello nazionale e per i due distretti maggiori e, anche se dopo marzo la tensione sembra essersi allentata, le vicende più recenti nel quadro macroeconomico generano ansia.
Il settore lapideo ha dimensioni ridotte rispetto ad altri comparti – commenta il presidente dell’Internazionale Marmi e Macchine, Giorgio Bianchini - ma è inserito organicamente in uno scenario generale di cui condivide le sorti e le oscillazioni. Crisi congiunturali, bolle speculative ed eventi difficilmente prevedibili, quasi sempre esterni al suo mondo, lo hanno fortemente coinvolto, ma ha sempre trovato le risorse e lo “spirito” per uscirne migliorando l’organizzazione, aggiornando la promozione e puntando su qualità e competitività”.
Il Comprensorio Apuo Ligure Versiliese: nei primi tre mesi del 2008 Crescono i volumi e calano i valori.
Come si è comportato il comprensorio apuo-ligure-versiliese, in una situazione così difficile?
Visto lo scenario complessivo in cui ha dovuto muoversi, il comprensorio tosco ligure ha avuto performances meno negative rispetto ad altre aree oggi sotto lo stress di una competizione internazionale impetuosa. Il distretto, infatti, dispone comunque di una risorsa, il “suo” marmo, materiale unico che ha grandi estimatori e grandi valorizzatori, un vantaggio competitivo che si riflette sia sulla domanda che sull’offerta.
La possibilità di contare sulla disponibilità del “bianco” e di operare sulle fasce alte di prodotto trasformato ha svolto una funzione di ammortizzatore per alcune negatività che caratterizzano l’export dell’area tosco ligure anche se non sono bastati ad annullare le spinte negative del mercato internazionale, soprattutto perché partner particolarmente importanti per gli operatori toscani come gli Stati Uniti sono precipitati nella crisi. Il comprensorio tosco-ligure ha esportato per un valore di 100 milioni di euro e 256 mila tonnellate (esclusi granulati, polveri e ardesie, come da tavola allegata), con una crescita dei volumi pari al +19,8%, un calo complessivo dei valori pari a -5,5% e con una distribuzione irregolare sulle varie voci di export e sui vari mercati di sbocco da verificare meglio nei prossimi mesi.
Il periodo considerato, secondo l’Internazionale Marmi e Macchine di Carrara che, come sempre ha prodotto le elaborazioni su statistiche di fonte Istat, è piuttosto breve, variazioni anche minime a determinare sbalzi percentuali anche forti. ma i risultati azzerano gli incrementi registrati faticosamente nel corso degli ultimi due anni, ed a poco serve rilevare che altre aree di estrazione e produzione sono in situazioni molto più difficili soprattutto per l’export su alcuni mercati. Vediamo le aree che hanno sostenuto meglio sostenuto l’export del distretto.
L’Unione Europea, dove resta positiva solo la Francia, tiene soprattutto nella fascia alta del prodotto mentre continua a salire l’export verso l’area non comunitaria, soprattutto per il marmo lavorato di grande qualità.
Mantengono segno positivo Libia, Marocco e Algeria soprattutto per i marmi grezzi e semigrezzi e, come areale valgono ormai quasi il 30% del mercato nordamericano. Sull’America settentrionale il calo dell’export non tocca, per il distretto, i grezzi e semigrezzi, mentre coinvolge sia i marmi che i graniti lavorati. Restano fortemente attivi i valori medi unitari, nonostante l’euro ed è una ulteriore conferma che se il settore riuscirà a collocarsi su fasce di mercato dove vale la qualità del prodotto finito, può fronteggiare adeguatamente la sfida.
Delude ancora l’area mediorientale, con l’eccezione dell’Arabia Saudita e in parte del Kuwait, mentre un leggero incremento si registra nell’Estremo Oriente, soprattutto Cina, ma anche parzialmente Hong Kong e Corea del Sud. In generale sono i marmi a dare il segno positivo all’export, più sui volumi che sui valori, mentre gli altri materiali soffrono.