"Firenze è una città particolare e speciale, che ha tanti cittadini onorari, e fra questi premi Nobel per la pace che si chiamano Andrej Sakarov, Lech Walesa, Desmond Tutu, Michail Gorbaciov, Rigoberta Menchù, Kofi Hannan. Spero, e lo dico da cittadino italiano e da sindaco, che un giorno a questa lista si possa aggiungere anche il nome di Ingrid Betancourt". L'auspicio è del sindaco Leonardo Domenici al termine del suo intervento in Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, nel corso della cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria e del Giglio d'oro a Ingrid Betancourt.
"Ci sono dei giorni - ha esordito il sindaco - in cui possono accadere delle belle cose, anche nel nostro mondo travagliato, conflittuale, ricco purtroppo di problemi. Quel giorno c'è stato di recente, il 2 luglio 2008 quando abbiamo avuto la notizia che Ingrid Betancourt e altre persone erano state liberate dopo sei anni di prigionia. Noi non ci siamo mai dimenticati di lei. Certo ci sono stati momenti in cui la campagna di solidarietà è stata più intensa, altri in cui sembrava come un fiume sotterraneo essere scomparsa.
Ma Ingrid Betancourt è stata presente nelle nostre menti e nei nostri cuori. Non ci eravamo dimenticati di lei in questa città che oggi è fiera e orgogliosa di accoglierla e la ringrazia di aver scelto Firenze, dopo Roma, come seconda tappa della sua presenza in Italia. Non si sono dimenticati di lei i tanti Comuni, le Province e le Regioni come testimonia la presenza oggi nel Salone dei Cinquecento di tanti sindaci, presidenti di Provincia e rappresentanti delle Regioni. Lo dico con piacere e con orgoglio anche come presidente dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani".
Il sindaco Domenici ha citato le bellissime parole di Ingrid Batancourt, riportate oggi da un quotidiano: "'Non posso dire mai più perché mai più ho disimparato a dirlo, è una formula senza senso che dovremmo bandire'. Quando le viene chiesto del suo rinnovato impegno in politica Ingrid Betancourt risponde: 'Non voglio dividere i colombiani. Non mi piace la politica che genera l'odio. Bisogna perdonare, piuttosto. Bisogna trovare un altro modo. Bisogna guardare avanti. Devo lavorare a unire, a cucire'.
La ringrazio per queste parole che sono un richiamo e un insegnamento per tutti noi. Così come la devo ringraziare per le parole che ha aggiunto subito dopo: 'Avrebbero voluto uccidermi ma non ci sono riusciti. È anche per questo che sono qui oggi. Qui da voi in Italia, da chi mi ha così tanto sostenuta. Non mi hanno uccisa per la pressione internazionale che chiedeva conto di me. Siete voi che mi avete salvata'. Grazie per queste parole perché ci fanno pensare che ciascuno di noi per la sua piccola parte, infinitesimale, personale, di impegno politico, istituzionale, di qualsiasi schieramento, pensare che chi ha cercato di ricordare, di mobilitarsi per quello che poteva per la liberazione di Ingrid Betancourt, pensare che un piccolissimo contributo l'abbiamo dato e che lei l'ha colto e raccolto, ci fa davvero un grande onore e un grande piacere".
"Ingrid Betancourt - ha detto ancora il sindaco Domenici - oggi è indubbiamente anche un grande simbolo per tutti coloro a cui è negata la libertà, questo diritto fondamentale dell'uomo. Per tutti coloro che vivono in condizioni di disagio, è un simbolo anche perché ci invita a pensare la politica e le relazioni in modo diverso. E ci invita a ricordare che nella sua terra come in tante altre terre al mondo, purtroppo, ci sono ancora persone segregate, prigioniere, persone comunque in senso ampio marginalizzate nella vita politica, sociale, istituzionale e civile.
È un richiamo per tutti noi, per pensare, per capire, per vedere dove ancora possiamo ancora sbagliare e dove ancora non sufficiente è il nostro impegno perché non dico che tutto questo possa finire all'improvviso ma perché effettivamente ci sia un grande movimento di solidarietà per fare in modo che questo accada il meno possibile fino un giorno a scomparire nel mondo in cui viviamo". La cerimonia (un consiglio comunale straordinario) è stata aperta dal presidente del consiglio comunale Eros Cruccolini, cui sono seguiti saluti del presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi, dell'assessore alla cooperazione internazionale della Regione Toscana Massimo Toschi e una prolusione del giornalista Maurizio Chierici.
"Ringraziamo Ingrid Betancourt - ha detto il presidente Cruccolini - perché ha scelto Firenze come prima uscita pubblica, a contatto con la gente, con chi ha vissuto con apprensione la sua prigionia. Abbiamo voluto in questa sala, simbolo di cultura e storia, comunicargli l'affetto non solo dei fiorentini, ma di tutta l'Italia. Alle nostre spalle vediamo i gonfaloni delle tante città che si sono impegnate per la sua liberazione e che hanno promosso iniziative, dai comuni del nord fino a quelli del sud.
Non è solo Firenze che dà la cittadinanza a Ingrid Betancourt, ma è tutta l'Italia. Abbiamo di fronte una platea che è intrisa della voglia di conoscerla: giovani scout laici e cattolici, le associazioni femministe, pacifiste e non violente, autorità, consiglieri comunali e assessori, uno spaccato della città che vuole condividere con lei questi momenti". Il presidente Cruccolini ha ricordato il sindaco Giorgio La Pira che ha fatto di Firenze città operatrice di pace e che nel 1955 riunì qui a Palazzo Vecchio i sindaci di tutto il mondo sostenendo che le guerre distruggono i ponti e che deve essere il ruolo della politica quello di ricostruirli.
"Insieme a lei - ha aggiunto Cruccolini rivolto alla Betancourt - vogliamo ricostruire i ponti della fratellanza e della solidarietà e che lei possa, in qualche modo, ricoprire il ruolo di ambasciatrice di pace, lo stello ruolo che fu di Giorgio La Pira tanti anni fa". Cruccolini ha poi citato le parole di Antonio Gramsci sull'indifferenza "io odio l'indifferenza, l'indifferenza opera prepotentemente nella storia del nostro paese, opera passivamente ma opera, dobbiamo reagire perchè questo non accada e perchè vogliamo essere protagonisti del cambiamento" e l'appello ai giovani "Istruitevi perchè abbiamo bisogno delle vostre intelligenze, agitatevi perchè abbiamo bisogno di un impegno forte per reagire, organizzatevi perchè abbiamo bisogno della forza di tutti per cambiare il mondo".
"Faccio un appello - ha concluso Cruccolini - perché domani l'interesse dell'opinione pubblica attorno a Ingrid Betancourt non svanisca e questo succederà se noi riusciremo a creare un coordinamento di tutti quelli che si sono impegnati per la sua liberazione le associazioni, singoli cittadini, Comuni, Province, Regioni, per liberare tutti i prigionieri politici, un obiettivo che dobbiamo riuscire a concretizzare. La politica deve essere concretezza, noi rifiutiamo la politica degli annunci e dell'immagine.
Impegnamoci per liberare tutti i prigionieri della Colombia e del mondo". "Tutti voi potete fare la differenza e io conto su di voi per restituire la vita ai tanti compagni ancora prigionieri. E sono certa che voi mi aiuterete in questa battaglia che insieme vinceremo". Si è concluso con un appello l'intervento di Ingrid Betancourt che ha chiuso la cerimonia nel Salone dei Cinquecento. "Arrivando a Firenze in treno - ha detto Ingrid Betancourt - ho avuto la sensazione di tornare a casa, poiché a casa ci sono le persone che ti vogliono bene.
Tutte le volte che sono venuta in questa città il mio cuore si è riempito di emozione". Poi la Betancourt ha ricordato alcuni momenti della sua prigionia: "Quando ero nella foresta ogni mattina ascoltavo le parole di mia madre alla radio. Parole che mi mantenevano legata al mondo, grazie a cui sono venuta a sapere di quanto nel mondo si stava lottando per la liberazione dei prigionieri in Colombia. Questa voce che chiedeva il rilascio delle persone sequestrate la sentivo dentro di me. Ho cercato di scappare una, due, tre cinque volte ma non ci sono riuscita.
Grazie a voi, i guerriglieri hanno rispettato la mia vita. Il presidente della Colombia ha deciso di intervenire e questo poteva avvenire in due modi: poteva esserci uno scontro a fuoco diretto ma è stata scelta un'altra modalità, senza spargimento di sangue". "Ieri - ha aggiunto - è stato il mio compleanno della libertà, perché erano trascorsi due mesi dalla mia liberazione. La libertà è la possibilità di scegliere. Gli esseri umani si distinguono per la capacità di scegliere. Dio all'uomo ha tolto l'immortalità ma non la libertà di scegliere.
Voleva che l'uomo fosse libero di amarlo. L'uomo deve essere libero di amare. La libertà è fondamentale per l'essere umano. Se siamo rapiti diventiamo oggetti privi di dignità, privi del libero arbitrio. Ci sono altri miei 26 compagni prigionieri. Li ho incontrati nella foresta, mentre ero malata. Mi hanno incoraggiato ad andare avanti, a proseguire. Alcuni dei prigionieri che erano con me sono stati liberati due mesi fa ma altri sono ancora lì. Sono tutti esseri umani e come tali hanno lo stesso diritto di stare qui con noi, di essere liberi con le proprie famiglie".
Infine Betancourt ha ringraziato chi ha sostenuto la sua battaglia: "Penso a quello che avete fatto per me, alle pressioni esercitate sul governo colombiano affinché si adoperasse per la mia liberazione. Siamo stati liberati in 15 ma come possiamo fare per portare via anche gli altri prigionieri da quella 'tomba verde'? Non bisogna né cedere all'oblio e neppure al ricatto militare. Bisogna continuare a parlare di questa situazione, perché la parola è miracolosa: tocca gli uomini, tocca le coscienze.
La lotta è un impegno dell'anima. Tutti noi abbiamo avuto l'opportunità di cambiare la vita di un'altra persona. Bisogna domandarci se abbiamo agito sempre bene. Se siamo stati capaci di cambiare le vita di un solo essere umano, allora stiamo già cambiando il mondo. La libertà è lo spazio nel quale muoversi e la pace è una qualità di questo spazio". "La Colombia - ha concluso Betancourt - è una famiglia in guerra. È meglio non dimenticare perché la storia non si ripeta, bisogna, però, saper perdonare.
Quello che possiamo fare per il mondo comincia da dentro di noi. Le risposte ai dolori del mondo non le troveremo nell'odio e nella vendetta ma nel profondo dell'essere umano. Conto su di voi affinché tutti coloro che sono rimasti nella foresta o che sono vittime di ingiustizie, possano essere liberati". In precedenza Betancourt era stata ricevuta dal sindaco nella sala di Clemente VII e ha firmato sul libro d'onore di Palazzo Vecchio con una dedica: "Ho sempre pensato di essere nata a Firenze.
Probabilmente è stato in un'altra vita, non so se prima o dopo di questa. Quello che so per certo e che a Firenze mi sento come ci fossi nata. Sono una fiorentina. Con tanto amore e tanta gratitudine".