Ci sono due casi in Toscana in cui una multinazionale ha scelto di restare, uno di questi è Novartis, l’azienda svizzera del settore farmaceutico, che tra Siena e Rosia concentra le attività di ricerca, sviluppo e produzione dei vaccini. Da questa premessa ha preso il via l’iniziativa politica sul Polo Biomedicale senese, condotta dal giornalista de La Nazione Pino Di Blasio, che si svolta ieri sera, lunedì 11 agosto, alla Festa del Partito democratico di Siena. Presenti Enrico Rossi, assessore regionale alla sanità, Fabio Ceccherini, presidente della Provincia di Siena, Rino Rappuoli, responsabile globale della Ricerca Vaccini Novartis, Silvano Focardi, rettore dell’Università degli Studi di Siena e Alessandro Starnini, vicesegretario del Partito democratico di Siena.
“Con Novartis abbiamo rapporti facilissimi”– ha spiegato Rino Rappuoli, responsabile globale della Ricerca Vaccini Novartis motivando l’attrattiva del nostro territorio verso il colosso farmaceutico.
“Se Chiron è stata acquistata da Novartis è perché eravamo tra i migliori nel settore. Non dimentichiamoci però, che le multinazionali investono finché rimaniamo competitivi, altrimenti non hanno problemi ad andarsene. Io credo che sia la bravura delle persone a fare la differenza. Per questo è necessario non solo portare in provincia di Siena i migliori ricercatori del mondo ma, una volta qui, garantire loro anche le migliori condizioni e opportunità di operare”. “Fare buona ricerca - ha sottolineato Rappuoli - per un territorio vuol dire anche posti di lavoro in più.
In provincia di Siena abbiamo avuto un vantaggio importante grazie al sostegno delle Fondazioni e delle istituzioni: se non avessimo avuto un territorio che ha lavorato compatto, oggi non avremo questi risultati”. “Ma se gli investimenti ci sono - ha chiuso Rappuoli - sulla produzione il discorso è diverso: siamo competitivi nel know how, nella logistica e nel governo del territorio, ma non sul costo del lavoro e sulla detassazione dell’investimento in ricerca”. Ed è qui che si è inserito Enrico Rossi, assessore regionale alla sanità, che ha parlato di governance e in particolare, della necessità di politiche statali rispetto al mercato del farmaco e di politiche dei brevetti.
“E’ difficile affrontare l’argomento del biomedicale – ha detto Rossi - senza parlare della necessità di politiche nazionali. L’Italia è considerata il quinto mercato per l’industria farmaceutica nel mondo e il terzo in Europa, ma l’industria privata del farmaco da noi investe ancora troppo poco. Noi sprechiamo fondi sopravvalutando ancora i farmaci de-brevettati, mentre quelle risorse potrebbero andare in ricerca”. “Stiamo facendo - ha continuato Rossi - ricerche, per capire quanti brevetti si rilasciano in Toscana.
Questo è un punto nodale, perché negli altri paesi, chi investe risorse in ricerca, vuole anche avere il riscontro dei risultati”. “Ma questo – ha chiuso l’assessore regionale alla sanità – è un settore che tutti gli analisti indicano come il comparto del futuro. La provincia di Siena ha una lunga tradizione nel biomedicale, ma dobbiamo fare il salto, scommetterci di più. E se al momento non sono attuabili politiche sul carico fiscale della ricerca, Rossi indica almeno tre ricette: politiche di supporto alla ricerca, infrastrutture nel campo biomedicale di grande attrattiva e un canale di bandi di ricerca come avviene in America”.
“La Toscana – ha chiosato Enrico Rossi - è una piccola regione che se vuole essere viva a livello europeo e presente a livello mondiale deve muoversi come un'unica realtà”.
Non è un caso, ha ricordato Fabio Ceccherini, in qualità di presidente di Toscana Life Sciences, che il nome della Fondazione contenga quello della regione. ”La costituzione di Tls – ha detto Ceccherini - ha portato allo stesso tavolo la Regione e le cinque Università toscane, dando il segnale che il perimetro della provincia di Siena non sarebbe stato sufficiente per la Fondazione; con Tls abbiamo lanciato il tema del superamento della dimensione locale”.
“Abbiamo scelto – ha detto Ceccherini - di concentrarci sul rapporto tra ricerca e impresa per mantenere gli investimenti sul territorio, rafforzare il rapporto tra istituzioni e aziende già esistenti e creare condizioni per attrarne di nuove. Da questo dibattito sono nate Siena Biotech e la Fondazione Toscana Life Sciences”. “Io credo che la Toscana - ha chiuso Ceccherini - nel 2015 dovrebbe andare all’Expo con il biomedicale; un settore in cui oggi la provincia di Siena si gioca i maggiori rischi, ma anche le più grandi opportunità”.
“Il rapporto tra Università, imprese e Fondazioni nel campo della ricerca esiste – ha detto Silvano Focardi, rettore dell’Università degli Studi di Siena inserendosi nel dibattito - ed è un legame forte, forse direi che è poco conosciuto.
Siena ha una lunga tradizione nella ricerca biotecnologica collegata con le imprese del territorio; forse è anche per questo che qui è stata più facile un’evoluzione del sistema. Rimane il fatto che c’è bisogno di maggiore integrazione perché su molti filoni si continua a muoversi in maniera indipendente. Un dato interessante su come opera l’Università di Siena è dato dai servizi offerti dal Liaison Office ad imprese, istituzioni e studenti, con rapporti diretti con Tls e una quantità di spin off notevole”.
Due i temi forti affrontati da Alessandro Starnini, vicesegretario del Partito democratico di Siena riprendendo l’intervento di Rappuoli.
“Alla necessità di portare i migliori nella nostra provincia, aggiungo anche l’opportunità di formarli nella nostra Università e, soprattutto di farli star bene qui. La città deve essere attrezzata al meglio per far studiare e vivere una piccola comunità della ricerca internazionale”. ”Per essere competitivi – ha aggiunto Starnini - dobbiamo iniziare ad usare meglio anche i fondi della ricerca, diventare più selettivi e rigorosi, indirizzare l’intero processo verso il risultato, il prodotto d’eccellenza”.
”In questa provincia abbiamo tante potenzialità che possono essere messe a frutto, ma su alcune cose dobbiamo anche essere pronti a fare dei cambiamenti e certo un maggior rigore nell’erogazione dei fondi dati in ricerca deve essere uno di questi”.
Due le testimonianze di rilievo al dibattito di ieri: quella di Marco Parlangeli, presidente di Siena Biotech, che ha raccontato l’esperienza di una Spa nel settore biomedicale e l’altra di Germano Carganico, direttore generale della Fondazione Toscana Life Sciences, che si è soffermato sulla necessità di programmi di riduzione delle tasse per chi fa ricerca e di maggiore controllo nel ritorno economico dei brevetti.