E' un modo schietto di trascorrere la giornata libera dal lavoro, quello degli immigrati in Italia, che aiuta a scoprire nel profondo la terra che ora li ospita, Lo rivela una ricerca realizzata dal gruppo di ricerca della professoressa Mariangela Giusti, fiorentina, docente all'Università Milano Bicocca, e pubblicata ora nel libro "Immigrati e tempo libro: comunicazione e formazione a cielo aperto" (Utet università , 168 pag. 16€).
La ricerca, in quest'area così nuova e ancora inesplorata, ha coinvolto un campione di 150 soggetti.
E' stata condotta con metodo etnografico e ha visto come protagonisti due tipologie di immigrati: persone da molto tempo in Italia, con figli e famiglia al seguito - per lo più nuclei familiari sudamericani e filippini-, e persone sole immigrate da poco, per lo più donne dell'Est Europa.
Strumenti privilegiati dello studio, che vuole capire le modalità attraverso le quali il turismo genera conoscenza di sé e della realtà circostante in ambito interculturale, sono stati un questionario e un'intervista in profondità.
La ricerca parte dall'assunto che anche i luoghi del tempo libero sono diventati meticci. Le spiagge, i lungolaghi, i parchi, i giardini pubblici, i centri commerciali sono luoghi dove la convivenza interculturale è un dato di fatto. Famiglie originarie di altri paesi, con tratti somatici, abbigliamenti, lingue che rimandano a mondi lontani, nelle quali visibilmente convivono diverse generazioni, sono sempre più "vere presenze" nelle occasioni en plein air del tempo libero. Gli spazi della vacanza di un giorno e del turismo vicino rappresentano bene la complessità, la ricchezza, le contraddizioni di una società (quella italiana) che sempre più si caratterizza come multiculturale.
E i luoghi aperti del tempo libero sono inevitabilmente anche spazi per la formazione, per lo scambio attivo di comunicazione, per la rappresentazione della propria identità e per l'osservazione di quelle altrui. E' vero certo che la formazione degli immigrati avviene in gran parte nei luoghi canonici (la scuola, in primo luogo), ma recenti ricerche hanno dimostrato che è il territorio che conferisce un imprinting formativo importante a chi lo frequenta, lo vive, lo abita.
Il volume parte da queste considerazioni per analizzare gli aspetti pedagogici e formativi, per lo più informali, che nascono e si sviluppano nelle occasioni del tempo libero.
Le testimonianze raccolte mostrano che proprio queste sono le occasioni in cui l'integrazione e il meticciamento culturale sono più semplici e più veri.
Luoghi dedicati al tempo privato del turismo e del riposo sono i parchi (la ricerca parte dalla Lombardia), ma anche le coste della Versilia, località termali, le città d'arte di tutta Italia e molti luoghi della fede, sedi di santuari miracolosi, di pellegrinaggi. Nel tempo dedicato alle gite domenicali, i gruppi e le famiglie provenienti da altrove si conosco e riconoscono, confrontano sé stessi e le loro tradizioni con lo stile di vita degli italiani.
Dalla ricerca emerge, per esempio, il punto di vista "doppio" di molte badanti sulla realtà italiana: esse vedono dall'interno, con gli anziani che accudiscono, e da fuori, durante il loro tempo libero, la vita e le usanze degli Italiani.
La ricerca, intervallata nel volume da attività didattiche da realizzare in classe o in ambito educativo con ragazzi, giovani o adulti immigrati, si conclude con alcune indicazioni importanti. I territori d'approdo devono essere rispettati da coloro che arrivano da altrove: insegnare a chi decide di vivere in Italia il rispetto per il territorio è fare intercultura ed è sempre più compito e responsabilità degli educatori, dei docenti, degli amministratori, degli enti preposti all'impiego del tempo libero, degli assessorati e degli enti al turismo.