Firenze – Dati significativi quelli riferiti da Arpat nel corso dell’audizione di mercoledì 02 luglio in commissione speciale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti urbani presieduta Paolo Marcheschi (Fi-Pdl). Dati che parlano di un’attività 2007 in cui sono stati controllati 351 produttori di rifiuti, sono stati fatti oltre 1200 sopralluoghi, trasmesse 171 comunicazioni all’Autorità giudiziaria e proposte 79 sanzioni amministrative. Su queste, alcune delle irregolarità riscontrate si riferiscono al “superamento dei limiti di emissione”.
L’incontro con Arpat, voluto per raccogliere dati e informazioni sui processi di gestione dei rifiuti e sulle attività di controllo previste dalla normativa, rientra nel percorso d’indagine e ricognizione del ciclo dei rifiuti avviato dal presidente per “impostare un piano di attività volto a fare chiarezza, ma anche a dare certezze e garanzie di qualità alla società toscana”.
Ed ecco in commissione dal direttore tecnico dell’Arpat, Roberto Gori: “Nell’aprile scorso abbiamo individuato alcuni criteri da adottare sul controllo degli impianti di incenerimento. In Toscana ce ne sono attivi dodici controllati dall’Agenzia una volta l’anno e periodicamente dai gestori stessi. Ma il problema della sicurezza – ha continuato Gori – deve essere affrontato anche attraverso un fortissimo coinvolgimento di quest’ultimi. Occorre cioè pensare ad un modello di gestione basato non solo su ciò che è vietato fare, ma anche su cosa va fatto ed è giusto fare”.
Sonia Cantoni, direttore generale Arpat e Rossella Francalanci della sezione dell’Agenzia dedicata al catasto dei rifiuti, hanno illustrato alcuni dati per “affrontare il tema dei rifiuti nel suo complesso. Un tema – è stato chiarito – che comprende i rifiuti urbani e speciali. I primi sono gestiti nell’ambito della produzione, i secondi presentano criticità assai superiori perché subiscono movimenti molto complessi, non solo a livello regionale ma anche nazionale, tanto che risulta difficile controllarne il percorso”.
Su questo specifico argomento, Arpat ha inoltre riferito che “una stessa tipologia di rifiuto speciale può subire, ad esempio nel passaggio tra impianti, numerose contabilizzazioni. Questo è dovuto ai molteplici percorsi che sono ammessi in quanto il modello che sottintende è quello del mercato. Nel caso dei rifiuti urbani invece, la normativa prevede l’obbligo di gestione nell’ambito della produzione e affida all’amministrazione un’azione determinante”.