Firenze, 15 maggio 2008- Dopo una lunga e complessa serie di udienze, siamo giunti alla fase conclusiva del processo sui danni che i lavori della TAV hanno arrecato all’ambiente del Mugello per come sono stati progettati e portati avanti dal Consorzio CAVET. Estinzione di sorgenti e pozzi, scomparsa di interi corsi d’acqua, inquinamento delle acque superficiali e della falda, gestione incongrua di rifiuti speciali e tossici e loro dispersione sul territorio, sono eventi che hanno tristemente caratterizzato il corso dei lavori della tratta ferroviaria ad alta velocità in un territorio di eccezionale valore e sensibilità come il Mugello, che ne è uscito irrimediabilmente alterato e danneggiato.
Il processo, che ha visto oggi una sua fase fondamentale con la conclusioni della discussione dei due Pubblici Ministeri, Dr. Tei e Dr. Monferini, dovrà gettare luce sulle molteplici responsabilità di una vicenda clamorosa e gravissima, che ha costretto i PM a richiedere, per molti degli imputati, pene pesanti. Il lavoro di indagine e di approfondimento svolto dalla Procura di Firenze è stato di prima grandezza, e ha rivelato fin nei minimi particolari l’esistenza di un vero e proprio “sistema” perverso di approvazione, esecuzione, monitoraggio e controllo dei progetti, eversivo dei principi di fondo del buon senso, del buon governo, della trasparenza e della legalità.
Il WWF, difeso dall’Avvocato Eraldo Stefani e dal suo staff di collaboratori, insieme ad altre Associazioni e a fianco dei cittadini colpiti si è costituito parte civile, entrando da parte attiva nel processo, come parte attiva era stato nel cercare di fronteggiare e fermare fin dal suo inizio un ‘disastro annunciato’ come quello che la TAV si è rivelata.
"Fin dal 1995-1996 il WWF aveva presentato ricorsi ed esposti in cui segnalava come la valutazione di impatto dell’opera fosse assolutamente carente e inadeguata ed esponeva al verificarsi di danni ambientali gravissimi -spiega Guido Scoccianti della Sezione regionale Toscana del WWF- E così purtroppo è stato. Solo per citare alcuni dati, sicuramente sottostimati rispetto al reale impatto dell’opera: 57 km di fiumi sono completamente scomparsi o ridotti a corsi d’acqua stagionali; 24 km di corsi d’acqua presentano flussi idrici gravemente ridotti; almeno 67 sorgenti d’acqua, 37 pozzi e 5 acquedotti privati sono stati gravemente impattati; in molte aree si sono verificate gravi forme di inquinamento chimico e fisico dei corpi idrici superficiali con degrado (fino in alcuni casi alla ‘morte biologica’) di corsi d’acqua precedentemente di altissimo valore biotico; impatti significativi (sulle risorse idriche e non solo, si pensi alla gestione delle terre da scavo) hanno colpito un’area di almeno 50 – 60 chilometri quadrati.
La colpa di tutto ciò è certamente in primis di CAVET ma anche di chi, nel campo della politica, ha approvato gli atti che hanno portato a questo, basati su studi di valutazione ambientale del tutto inadeguati, e ha permesso che tutto continuasse tranquillamente verso questa apocalisse ambientale del Mugello. Il WWF chiede al Giudice di rendere giustizia all’ambiente, alla natura, alla fauna ed alla popolazione del Mugello e per questo chiediamo il massimo della severità nell’emettere la sentenza".
"I risultati dell’inchiesta giudiziaria e del confronto avvenuto in Tribunale possono solo inquietare la coscienza civile del popolo italiano -commentano dall'Associazione di volontariato Idra, anch'essa parte civile- Ma non scalfiscono, apparentemente, quella della sua casta dirigente: né a Firenze (dove si intende scavare senza alcun serio confronto con la popolazione un doppio tunnel di sottoattraversamento AV ortogonale alle linee di scorrimento della falda), né in Val di Susa, né in Trentino – Alto Adige, né in Veneto, Friuli e Venezia Giulia si ha notizia di una rivisitazione – da parte delle autorità politiche - della strategia di attuazione delle cosiddette grandi opere che tenga conto dei risultati globali del processo di Firenze.
Nessuna apparente resipiscenza nella classe politica, che esprime dappertutto in Italia una irrefrenabile pulsione a dissanguare l’economia e il futuro dei nostri figli con architetture finanziarie autolesioniste, a disprezzare l’ecologia ignorando irresponsabilmente i limiti dello sviluppo e delle risorse, a snobbare e mortificare le esigenze di confronto con la società civile. Si conferma senza tentennamenti la disinvolta frettolosità e superficialità che ha permesso in Toscana a interessi ben diversi da quelli del bene comune di farsi legge e di distruggere legalmente - fatto salvo l’intervento necessariamente postumo della Magistratura - il nostro prezioso e unico territorio.
Si ribadiscono quotidianamente e senza pudore il postulato s’ha da fare e il metodo fai-da-te, che l’attuale classe politica sembra anteporre trasversalmente ai princìpi democratici dell’informazione, della consultazione, del dibattito pubblico, della partecipazione alle scelte".