Firenze, 1 aprile 2008- Torna il problema della prescrizione della pillola del giorno dopo e dei medici obiettori di coscienza. Le protagoniste, questa volta, sono due ragazze a cui la prescrizione della pillola del giorno dopo è stata negata da parte di diverse guardie mediche e del pronto soccorso dell'ospedale Santa Chiara di Pisa. Asl e Procura hanno subito aperto un inchiesta, perché la cosiddetta pillola del giorno dopo non consente obiezione di coscienza. Non è infatti un farmaco abortivo, ma un anticoncezionale, un contraccettivo d’emergenza, che non integra la legge 194 sull’interruzione della gravidanza.
La pillola del giorno dopo è un farmaco utilizzato come metodo di intercezione post-coitale (ossia contraccezione di emergenza) durante le 72 ore successive
"Un segno di inaccettabile intolleranza verso la libera scelta delle donne" così Marisa Nicchi, candidata alla Camera per La Sinistra L'Arcobaleno– visto che la pillola del giorno dopo è un metodo contraccettivo e non un metodo atto a produrre interruzione di gravidanza, e quindi non esiste un diritto all'obiezione di coscienza. L'eventuale rifiuto della prescrizione configura quindi un interruzione di pubblico servizio, come tale sanzionabile anche penalmente.
In merito alle dichiarazioni di Fioroni è evidente che il clima politico pesante a cui fa riferimento viene alimentato proprio da coloro che vogliono colpevolizzare le donne nelle proprie scelte. Un ulteriore segno di intolleranza. Prima di tutto si rispetti la volontà delle donne che in questo caso non aveva niente a che vedere con la libertà di coscienza dei medici".