Firenze– La legge 194 sull’aborto, che nel prossimo mese di maggio compirà trent’anni, è stata oggetto di un articolato dibattito oggi in Consiglio regionale. E alla fine una mozione del centrosinistra con cui la Giunta viene impegnata a garantire “in Toscana un’applicazione piena, coerente ed omogenea della legge e che tenga conto dei progressi tecnico-scientifici e dei mutamenti socio-demografici che nei trent’anni di vigenza si sono verificati”, è stata approvata a maggioranza, con i voti del centrosinistra e l’opposizione del centrodestra, mentre altre tre mozioni, presentate dai gruppi del centrodestra, sono state respinte, sempre a maggioranza, con i voti contrari del centrosinistra e quelli a favore del centrodestra.
La mozione approvata prevede anche di “predisporre misure atte al potenziamento dei servizi consultoriali con riferimento alla prevenzione dell’aborto e alla contraccezione nelle sue varie forme e metodiche, anche attraverso una maggiore diffusione delle informazioni fra le/i migranti e le/gli adolescenti”. Inoltre la mozione approvata chiede di “garantire la pluralità e la qualità dei servizi offerti dai consultori” e di attivare una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione per prevenire le gravidanze non desiderate e la diffusione di malattie a trasmissione sessuale” ed “attuare ed estendere presso tutte le strutture pubbliche le tecniche innovative meno invasive riguardanti sia lo svolgimento della gravidanza e lo sviluppo del feto quali lo screening ecografico, sia le metodiche di interruzione di gravidanza più recenti e meno incisive per la donna”.
“In Toscana un concepito su cinque non è di origine italiana e sono le donne straniere ad abortire di più.
E’ necessaria un’iniziativa forte verso le donne immigrate, con una collaborazione di tutti i soggetti interessati: aziende sanitarie, enti locali, volontariato”. Lo ha dichiarato l’assessore per il diritto alla salute, Enrico Rossi, rispondendo ad un’interrogazione di Marco Carraresi (Udc). “La legge 194 è una buona legge, che nel paese ha determinato la drastica riduzione del ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza – ha aggiunto Rossi. E’ una legge che ci affida compiti importanti sulla formazione del personale e sulla prevenzione.
E’ una legge che applichiamo e vogliamo continuare ad applicare al meglio. L’aborto è una sconfitta per la donna e per la società e la sua riduzione è un obiettivo fondamentale delle politiche regionali”. L’assessore ha ricordato che nel 2006 le interruzioni volontarie di gravidanza in Toscana sono state 8.879, di cui 5.577 su donne italiane e 3286 su donne straniere. Il tasso di abortività (rapporto tra numero di concepimenti e numero degli aborti) è passato dal 20,6% del 2001 al 19,7% del 2006.
Tra le donne italiane si registra, una diminuzione dal 18,7% al 16,1%, mentre tra le donne straniere c’è un leggero aumento dal 31,84% al 32,17%, anche se tra il 2005 ed il 2006 anche tra le straniere il tasso diminuisce dell‘1,6%. Rossi ha poi ricordato il finanziamento di tre milioni di euro destinati ai consultori ed il lavoro svolto dal Centro multidisciplinare per la diagnosi e la terapia dei difetti congeniti (Meyer e Careggi), che ha permesso di ridurre di due terzi (dal 45,5% al 13,7%) il ricorso all’aborto in presenza di gravi patologie congenite.
L’amniocentesi sarà inoltre presto sostituita dalla villocentesi con screening ecografico.
“Il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza non è in calo, ma, rispetto al numero delle donne in età fertile, è aumentato e non soltanto fra le donne immigrate. La situazione toscana ha pochi paragoni così fallimentari a livello nazionale”, ha replicato Marco Carraresi. Il capogruppo dell’Udc ha ricordato che negli ultimi anni è “praticamente raddoppiato” il numero degli aborti di donne provenienti dall’est europeo e dall’Asia, mentre le interruzioni di gravidanza dopo i novanta giorni nel 2006 sono state 237, un numero maggiore dei cinque anni precedenti.
Il ricorso all’urgenza rappresenta, inoltre, il 25% del totale complessivo. Secondo Carraresi, infine, i consultori non funzionano affatto bene, perché non offrono aiuti concreti: alle interruzioni di gravidanza dedicano meno del dieci per cento della loro attività.
Le prima delle mozioni respinte, che era stata presentata dal gruppo dell’Udc, faceva riferimento, fra l’altro, alle “aumentate speranze di vita per i grandi prematuri” che impongono una riflessione sul fatto di “ritenere inopportuno” il limite di tempo – comunque entro la 22esima settimana di gestazione – entro cui è possibile ricorrere all’aborto, e chiedeva alla Giunta di “adottare tutti i necessari atti di propria competenza affinché sia garantita in Toscana un’applicazione piena, coerente ed omogenea della legge, e che tenga conto dei progressi tecnico-scientifici che nei trent’anni di vigenza della legge si sono verificati”.
Anche un’altra mozione, presentata da Forza Italia e firmata diffusamente dal centrodestra, poneva l’accento sulla possibilità di porre il limite cronologico dell’aborto entro la 21esima settimana, chiedendo alla Giunta regionale di “far sì che al Consiglio sanitario regionale e alla commissione regionale di Bioetica venga affidato il compito di redigere un codice di autoregolamentazione con il quale promuovere i valori della persona umana, della sostenibilità etica nell’ambito delle funzioni afferenti alle attività scientifiche assistenziali e didattiche al fine di valutare la possibilità di porre il limite cronologico per l’aborto terapeutico, attualmente fissato alla 24esima settimana di gravidanza, alla 21esima”.
La terza mozione respinta, inoltre, riguardava l’applicazione della legge 194 in Toscana e la necessità di azioni a promozione e tutela della vita e del valore sociale della maternità. Il testo, fra le altre cose, chiedeva alla Giunta di “attivare i consultori e le strutture socio-sanitarie” affinché “garantiscano alla donna in gravidanza che richieda di interromperla tutti gli aiuti necessari a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale o familiare, sia durante la gravidanza che dopo la nascita” e impegnava la Giunta a promuovere “d’intesa con le università e gli enti ospedalieri, la formazione del personale sanitario ed esercente le attività ausiliari in merito ai temi della procreazione responsabile, della gravidanza, della dignità della vita e del valore della maternità” nonché “ad informare ogni anno la commissione competente e il Consiglio regionale in merito al numero dei colloqui svolti nei consultori” ed altri interventi.
Il capogruppo dell’Udc, Marco Carraresi, ha chiesto “l’applicazione integrale” della legge 194 tenendo conto “delle novità scientifiche” e del fatto che “sotto le 20 settimane può sopravvivere l’11 per cento dei feti abortiti”. Carraresi, inoltre, ha chiesto che “gli organi ministeriali facciano tutte le verifiche nel rispetto delle leggi vigenti”. E in fase di dichiarazione di voto, nel sottolineare la propria contrarietà alla mozione presentata dal centrosinistra, ha ricordato che “Giorgio La Pira definì integralmente iniqua la legge 194”.
Annamaria Celesti, consigliera di Forza Italia, ha affermato che “la 194 è una legge sorta a tutela sociale della maternità”, ma ha aggiunto che “all’interno dei consultori ancora oggi si fa un’azione di eccessiva medicalizzazione”. E proprio il ruolo dei consultori, per la Celesti, va anzi oggi migliorato in modo da offrire un servizio più decente a favore delle donne e della popolazione. Inoltre, secondo la consigliera di Forza Italia, non ci si può esimere dalla constatazione che “le tecniche di neonatologia, oggi, non sono più quelle di trent’anni fa”.
Stefania Fuscagni, anche lei di Forza Italia, ha sottolineato che, nel momento in cui si parla della 194, bisogna tener conto del clima in cui questo dibattito si snoda e ha aggiunto che “vi è una convergenza sostanziale sull’applicazione della 194 così come è stata votata”.
Lucia Franchini, esponente del Partito democratico, ha affermato che “personalmente non ho problemi a fare una mozione unica” ma questa mozione deve servire ad “aiutare una legge che previene l’aborto e favorisce le nascite consapevoli” fermo restando che “la 194 è la migliore delle leggi al momento possibile” e che “l’aborto deve divenire l’ultima scelta”.
La 194, secondo la Franchini, è una legge da migliorare. “Oggi le donne lavorano e continuano ad avere figli”, ha detto la consigliera, “perciò hanno bisogno anche di maggiori servizi a cominciare da quelli consultoriali”. Alessia Petraglia della Sinistra democratica ha definito “importante e necessario” avviare una riflessione sulla 194, ma “per difenderla e ampliarla e non certo per smantellarla”. La Petraglia, a questo proposito, ha aggiunto che “non sono accettabili, oggi, posizioni integraliste” e che “la legge deve servire a tutelare i diritti delle donne” ed anche a “promuovere una sessualità consapevole”.
Secondo la capogruppo della Sinistra democratica, “per una donna l’aborto è sempre una tragedia” ma “lo Stato deve fornire strumenti e occasioni di conoscenza, a cominciare dal buon funzionamento dei consultori”. Rosanna Pugnalini del Partito democratico ha esordito affermando che “un tema così delicato e sensibile necessita di approfondimenti”. Ma la 194 “è comunque una buona legge, una conquista di civiltà, che deve essere difesa ancora oggi”. Anche per la Pugnalini “l’aborto è sempre una sconfitta per la società” ma è pur vero che, dal 1978 ad oggi, “il ricorso all’aborto è sceso drasticamente” e in Toscana è sceso del 50 per cento.
Giancarlo Tei dello Sdi ha chiuso il dibattito difendendo la legge 194 e affermando che “quando si fa riferimento al tempo in cui si svolge un dibattito, bisogna sempre stare attenti perché può essere un modo per criticare una legge che invece ha dato buoni risultati e anzi oggi dovrebbe essere migliorata e ampliata, rilanciata, perché uno Stato deve mettere a disposizione dei propri cittadini, che poi faranno le scelte che vogliono, strumenti e conoscenza”.