L'operazione, denominata "Diana", costituisce un record per la città di Firenze circa il sequestro di hashish, e trae origine dagli assidui controlli operati nelle piazze del capoluogo, quali Piazza Santo Spirito, Piazzale Michelangelo, Piazza Santa Croce e Piazza San Lorenzo.
Molteplici, infatti, sono state le attività di servizio e i rinvenimenti di sostanze stupefacenti condotte in tali luoghi. Tra le più significative merita accennare, il 22 dicembre, l'arresto di una persona, parcheggiatore, arrestato con otto chili di hashish, mentre svolgeva il proprio lavoro in Piazza San Lorenzo; l'arresto di altra persona, operato nel novembre 2007, in Piazza Santo Spirito, poiché trovato in possesso di chilogrammi tre.
La svolta fondamentale dell'intera indagine avviene nel luglio scorso, con l'arresto di un fiorentino 40enne, sorpreso in via di Novoli a bordo del proprio camion con due chili di hashish.
L'attività info-investigativa condotta immediatamente dopo l'arresto, consentiva di accertare che il camionista altro non era che il corriere di un'organizzazione nord-africana, e più precisamente marocchina.
Quella stessa sera, infatti, aveva scaricato al casello di Firenze Nord circa 60 chili di hashish, provenienti dalla Spagna, ricevendo come compenso lo stupefacente rinvenuto all'interno della cabina dell'automezzo.
Gli ulteriori accertamenti, effettuati sotto la direzione della D.D.A.
di Firenze, consentivano di individuare due cittadini marocchini, residenti nella provincia di Pistoia, come anello di raccordo e snodo per la Toscana di un più vasto traffico internazionale di sostanza stupefacente del tipo hashish.
I due, infatti, monitorati con le più raffinate tecnologie investigative, portavano gli inquirenti a ricostruire i metodi di immissione dello stupefacente sul territorio nazionale da parte dell'organizzazione indagata.
Emergevano, infatti, continui contatti con connazionali residenti in Marocco, Spagna e Milano.
Il linguaggio utilizzato per trattare lo stupefacente, per organizzare i carichi e per tenere al corrente i personaggi che avevano una posizione apicale nell'organizzazione, ricalcava quello tipicamente usato dagli imprenditori edili.
La droga veniva indicata come metri quadri edificati; i soldi contanti come "fatture", mentre i debiti come "documenti".
I "cantieri" invece erano i responsabili della catena di vendita al dettaglio.
Dopo settimane di servizi di osservazione, controllo, pedinamenti e analisi dei traffici telefonici, resi sempre più impegnativi dalla scaltrezza degli indagati, che periodicamente cambiavano telefono e schede telefoniche, utilizzavano tecniche di contropedinamento, bonificando sempre i diversi luoghi degli incontri, gli investigatori riuscivano finalmente ad individuare la data della spedizione di un ingente quantitativo di hashish, destinato al mercato fiorentino.
Il 3 gennaio, infatti, l'organizzazione avrebbe trasportato un grosso carico a bordo di un'autovettura, anticipata da una staffetta, da Milano a Firenze, percorrendo l'Autostrada del Sole.
Pertanto veniva organizzato un articolato dispositivo che permetteva l'individuazione all'altezza di Pian del Voglio, (direzione Firenze) ,della staffetta che anticipava di circa quindici minuti il carico.
Il successivo pedinamento portava i militari a scoprire il luogo dell'incontro tra staffetta e corriere in località "Indicatore" nel comune di Signa.
L'intervento si concludeva con l'arresto di altri due nordafricani e col rinvenimento, nel bagagliaio di una Nissan Almera Tino, di chilogrammi 270 di hashish.
Contestualmente venivano operate una serie di perquisizioni domiciliari, tra cui anche quella presso l'abitazione della staffetta, risultata poi essere il principale indagato, ove veniva rintracciato il suo complice Bagar Ahmed ed ulteriori chilogrammi 230 di sostanza.
Le indagini sono tuttora in corso, volte alla completa disarticolazione dell'organizzazione criminale.