Firenze – Testato sulle donne in menopausa, funziona eccome. Due studi clinici presentati oggi al congresso Siommms 2007, che riunisce a Firenze 1500 specialisti di malattie dello scheletro, portano alla ribalta una proteina sintetica di recentissima creazione, capace di ricostruire il tessuto interno anche di ossa impoverite dai mutamenti ormonali dell’età di mezzo. Creato in laboratorio per ricombinazione genetica come copia conforme e con la stessa sequenza biochimica di un ormone naturale (prodotto dalle paratiroidi), il Paratormone è formato da 84 aminoacidi e, attraverso cellule chiamate osteoclasti, ha la proprietà di bloccare il processo naturale che distrugge le ossa, favorendo contemporaneamente l’attivazione delle cellule che le costruiscono (gli osteoblasti).
“E’ quanto appunto accade quando nelle donne dopo la menopausa”, ha spiegato l’endocrinologo inglese David Hosking, Ospedale di Nottingham, presentando i risultati degli studi TOP (Treatment Osteoporosis with Paratyroid Hormone) e PATH (Paratormone Alendronate Therapy) nel corso di uno specifico simposio, al quale hanno partecipato anche due autorità mondiali del settore, ovvero Stephen Marx, del National Institute of Health degli Stati Uniti, e l’endocrinologo David Dempster del New York Medical Center.
Come noto, l’anima dell’osso è formata da tante colonnine di calcio (trabecole). Più ce ne sono, più sono spesse e più garantiscono la robustezza dello scheletro, allontanando così il rischio di fratture. La menopausa innesca però una serie di processi, per cui quando l’organismo ha però bisogno di calcio, in mancanza di meglio va a prenderselo nelle ossa. Anche fino alle estreme conseguenze. Il Paratormone, ha spiegato Hosking, interviene in questa fase delicata, attivando il processo, che agisce sul metabolismo del calcio ma anche sulla neoformazione ossea.
E’ quanto dimostra lo studio internazionale TOP condotto dalla endocrinologa dell’Università di Pittsburgh Helen Greenspan. Su un campione di 2500 pazienti americane ed europee, in parte già vittime di fratture, il trattamento con Paratormone ha evitato fratture vertebrali in 61 casi su 100. Nei 12 mesi successivi, inoltre, nessuna delle pazient ha subito nuove fratture vertebrale. Lo studio Path è stato invece condotto su 350 pazienti dal farmacologo dell’Università di San Francisco Dennis Black.
Obiettivo: operare in sequenza (trattamento con Paratormone seguito da trattamento con farmaco antiriassorbitivo, cioè un Alendronato) per accertare un eventuale aumento di densità minerale ossea (BMD). Aumento di fatto verificatosi in misura del 12%, mentre nelle pazienti trattate solo non ha superato l’8%. Il Paratormone è inoltre oggetto dello studio internazionale (PEAK, Preotact Before and After Break) tuttora in corso. In questo caso si tratta di accertare il grado di prevenzione rispetto a nuove fratture vertebrali.
Per l’Italia partecipano alcuni tra i più noti specialisti: Maria Luisa Brandi, Silvano Adami, Giovanni Carlo Isaia, Sergio Ortolani e Elmo Mannarino. E’ comunque clinicamente accertato che le pazienti tollerano bene il Paratormone. Fenomeni collaterali di ipercalcemia (eccesso di calcio nel sangue) oscillano tra il 6 e l’11%, ma sono fenomeni non gravi. Di fatto, nessuna delle pazienti ha dovuto abbandonare il trattamento. Brevettato e prodotto negli Stati Uniti, è da poco distribuito su scala mondiale, Italia compresa, dalla svizzera Nycomed.
La somministrazione avviene per via sottocutanea nella zona dell’addome attraverso una speciale siringa (chiamata penna penna) dotata di piccoli aghi da insulina. L’intero ciclo dura 18 mesi, con dosi di 100 microgrammi al giorno.