Firenze – In Toscana i centri oncologici ne segnalano per ora una quarantina di casi a Firenze, altrettanti a Pisa, 20 a Siena. Ma anche in Piemonte gli episodi acclarati sono un centinaio, almeno 20 a Roma nel solo l’ospedale Regina Elena, 50 a Milano e a Napoli. Cifre analoghe sono peraltro segnalate in Europa, Australia, Stati Uniti.
Per vari aspetti ancora incompreso e solo da poco noto agli stessi specialisti, il fenomeno necrosi della mandibola legato all’uso oncologico dei farmaci Bifosfonati è adesso di pubblico dominio.
Riuniti a Firenze per il 7° congresso nazionale Siommms, gli esperti italiani di malattie delle ossa ne hanno dato notizia e discusso oggi in uno specifico simposio coordinato dai professori Silvano Adami e Giorgio Perfetti, due tra i massimi nomi in tema di osteoporosi (il primo) e di odontoiatria (l’altro).
Benché al momento sembri coinvolgere solo una minima parte dei malati oncologici (il 3 / 4% di quelli trattati con Bifosfonati), la vicenda è giudicata assai grave, sia perché provoca nei pazienti danni collaterali dolorosi e a volte invalidanti, sia perché numericamente se ne ignorano i confini.
Non solo: la maggior parte degli stessi operatori sanitari è tuttora all’oscuro del problema.
Si tratta dunque di un fenomeno tanto allarmante che la Regione Toscana, attraverso l’Istituto Toscano Tumori (ITT), ha deciso di creare una particolare task force coordinata da Francesco Di Costanzo, direttore del reparti di Oncologia dell’ospedale fiorentino di Careggi.
“Si chiama Gruppo per lo studio sull’osteonecrosi della mandibola nel paziente oncologico, coinvolge tutte le Asl della regione ed è composto da oncologi, odontoiatri, chirurghi maxillofacciali, specialisti di metabolismo osseo”, ha spiegato Di Costanzo al simposio Siommms, “Il nostro compito è analizzare quanto sta accadendo, capirne bene le cause e individuare i rimedi, cominciando col dare al personale sanitario tutte le informazioni del caso.
La fase operativa è appena cominciata”.
La Toscana si è mossa per prima. Una task force analoga sta nascendo in Piemonte. Dalle altre regioni emergono notizie frammentarie sia come epidemiologia che come sforzo organizzativo. Manca peraltro la possibilità di stabilire una vera casistica. E non solo in Italia. In Olanda su 4000 pazienti sono stati registrati appena 33 episodi. In Inghilterra, l’ultimo numero della rivista scientifica Journal Clinic of Onchology cita invece ben 22 casi su 90 pazienti.
Inferiori rispetto all’Italia le cifre degli Stati Uniti dove, suggerisce Di Costanzo, forse curano di più i denti e c’è più igiene orale.
Il fatto accertato è che i Bifosfonati di ultima generazione, farmaci importanti nel trattamento delle metastasi ossee possono provocare l’osteonecrosi della mandibola, che può successivamente infettarsi e infiltrare la cute di guance e mento con fistole esterne. Non si ha notizia di casi mortali, ma si è dovuto spesso ricostruire la mandibola con protesi
Attribuito inizialmente solo a problemi odontoiatrici, il fenomeno è stato poi collegato alle terapie a base di Bifosfonati.
In molti casi si manifesta invece spontaneamente, ma per la maggior parte si tratta di pazienti neoplastici reduci da estrazione di denti o comunque con patologie dentali. Tuttavia i meccanismi patogeni non sono ancora del tutto noti. Nel 70 / 80% dei casi l’osteonecrosi comincia a manifestarsi appunto con una mancata guarigione dopo un’estrazione di denti o in seguito a un qualsiasi altro intervento di chirurgia orale, senza però alcun sintomo particolare.
“Adesso”, ha detto Di Costanzo, “il nostro primo obiettivo è di evitare che i pazienti oncologici affrontino il trattamento con Bifosfonati senza esser prima passati attraverso una accurata valutazione del cavo orale da parte dei dentisti o degli specialisti maxillo facciali.
Si tratta dunque di creare una rete educativa che coinvolga tanto i pazienti quanto gli operatori sanitari”.