Il convegno “False prestazioni – Il doping nello sport” è poi proseguito nel corso del pomeriggio con una tavola rotonda cui hanno preso parte Franco Morabito, presidente Gruppo giornalisti sportivi della Toscana, Enrico Garattini, Istituto Mario Negri di Milano, Eraldo Donnarumma, Agenzia Italia del Farmaco, Eugenio Capodacqua, La Repubblica, Pippo Russo, sociologo e scrittore, e Renzo Bardelli, promotore del Memorial Bardelli.
Ad aprire la sessione con un collegamento audio–video è stato Francesco Liello, corrispondente da Pechino de La Gazzetta dello Sport, che ha messo in risalto luci ed ombre dello sport cinese ad un anno di distanza dai prossimi giochi olimpici.
“Non credo che la piaga doping sia battibile senza l’impegno di tutti, sportivi, istituzioni, giornalisti e così via”, ha esordito Liello che poi ha precisato come tuttavia sia errata la definizione ‘Cina uguale doping’ o il paragone con la Germania dell’Est negli anni Settanta, “poiché non possiamo lanciare delle accuse solo sulla base del sentito dire”.
“I controlli cui vengono sottoposti gli atleti che parteciperanno a Pechino 2008 – ha proseguito il giornalista – sono di alto livello e credo che gli sportivi cinesi siano ‘puliti’ tanto quanto quelli degli altri Paesi che parteciperanno alla manifestazione”.
Eppure, nel seguito del suo intervento, Liello ha posto il problema della collusione fra doping e masse, problema che sembra accomunare il colosso asiatico a tante altre nazioni, anche occidentali, con ragazzi che praticano sport a livello minore spinti a tutto pur di vincere le gare.
Un’ulteriore prova della globalizzazione del fenomeno doping.
mercoledì, 06 novembre 2024 - 14:07