Firenze – Una mozione firmata da consiglieri appartenenti a tutti i gruppi e approvata all’unanimità ha concluso stasera il dibattito consiliare sulla relazione della comissione speciale di inchiesta sulla raccolta differenziata dei rifiuti. Nell’approvare il testo della relazione, la mozione raccomanda “l’adozione, da parte della Giunta regionale, delle misure suggerite e indicate nelle ‘considerazioni conclusive’ della relazione medesima”.
Certezza dei dati sulla raccolta differenziata e tracciabilità del rifiuto, verificare quanto realmente viene recuperato e riciclato dai rifiuti differenziati che sono stati raccolti, invitare il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) ad investire di più nel recupero dei rifiuti, affidare alla Giunta e alla commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale i risultati finali del lavoro d’inchiesta per affrontare al meglio i prossimi passaggi in materia di Piano dei rifiuti o di revisione legislativa del settore.
Sono questi alcuni dei suggerimenti avanzati nella relazione conclusiva della commissione d’inchiesta sulla raccolta differenziata dei rifiuti che è stata illustrata in aula dal presidente della commissione, Andrea Agresti (An). Una relazione, ha sottolineato il presidente, “che mette in risalto iniziative e suggerimenti condivisi da tutti i commissari”.
Agresti ha ricordato che la commissione era stata istituita nell’ottobre del 2006 in conseguenza dello “scandalo” della Geofor Spa, l’azienda per la raccolta e lo smaltimento della provincia di Pisa finita nel mirino della magistratura per i dati gonfiati della raccolta differenziata e dei relativi importi fatturati.
“Abbiamo svolto un buon lavoro – ha sottolineato il presidente della commissione – anche grazie al coinvolgimento di tutti gli operatori e i soggetti che operano nel settore della raccolta e della gestione dei rifiuti”. La relazione conclusiva, partendo dal caso Geofor e dalle conseguenti dimissioni dell’amministratore delegato avvenute nel luglio 2006, fotografa il succedersi degli incontri e delle audizioni svolte dalla commissione e ne evidenzia i risultati. Per quanto riguarda la Geofor è emerso che “sono state falsificate 13.076 bolle di pesature dei mezzi di trasporto dei rifiuti che hanno determinato una fatturazione artefatta pari a 630.000 euro”.
Una vicenda, questa, che secondo i commissari, come hanno anche notato gli amministratori dell’Ato 3 Area Pisana, “ha messo in discussione la credibilità del sistema della raccolta differenziata”. Durante l’incontro con l’ex assessore regionale Marino Artusa e con i vertici dell’Arrr (Agenzia regionale per i rifiuti) è emerso che “le modalità di analisi e la validazione dei dati” per la certificazione della raccolta differenziata “sono precise e codificate ma non consentono di scoprire la contraffazione dei registri e delle fatture”.
E che quindi sono necessarie “procedure più pressanti, con controlli diretti presso le aziende e i gestori, che la Giunta provvederà a definire in accordo con le comunità di ambito e l’Arrr”. Nel corso delle audizioni con diversi soggetti, pubblici e privati, che operano nel settore è invece emerso che “per raggiungere livelli superiori di raccolta differenziata è necessario attivare in modo esteso la raccolta della frazione organica, finalizzata alla produzione di compost di qualità”.
Permane, infine, “il problema dello smaltimento degli scarti o del Cdr che vengono mandati in discarica anche se il notevole potere energetico potrebbe essere utilizzato nei termovalorizzatori”. Nelle considerazioni conclusive della relazioni, Agresti ha sottolineato che “la vicenda Geofor” è grave perché mette “in discussione la credibilità del sistema della raccolta differenziata, sia dal punto di vista del controllo che della tracciabilità del rifiuto”. Il problema è recuperare la certezza del dato iniziale, per il quale “è necessario attivare iniziative legislative e di gestione per arrivare a dotare i centri di raccolta di un sistema di pesatura informatico e telematico” che permetterebbe anche una certificazione tempestiva e certa della raccolta stessa.
Secondo Alfonso Lippi (Ds), che ha apprezzato il sostegno che la commissione ha ricevuto dagli uffici regionali ma anche dalle realtà territoriali, “tutto questo impegno non va reso vano” perché dal caso Geofor si è posto un problema nel ciclo della raccolta e dello smaltimento che riguarda tutta la Toscana.
Lippi ha suggerito che si giunga a “misurare l’effettivo recupero dei rifiuti e non la raccolta differenziata in quanto tale”, e che si pensi di trasformare l’attuale ecotassa, che oggi penalizza in maniera indistinta i Comuni che non raggiungono la quota prefissata di raccolta differenziata, in una ecotassa progressiva modulata sulla base dei risultati raggiunti. Allo stesso tempo “si deve prevedere un premio che incentivi chi i risultati li ottiene”. Infine, Lippi ha chiesto che si agisca affinché il consorzio di recupero Conai “investa di più nel recupero”, e che i futuri piani regionali e provinciali prevedano un sistema che comprenda “tutta le gamme dello smaltimento”.
Monica Sgherri (Prc) ha giudicato “grave la facilità con cui si possono falsificare i dati della raccolta differenziata” mettendo in discussione non solo la credibilità del sistema della raccolta ma anche il ruolo dei Comuni che hanno comportamenti virtuosi, delle Province che devono elaborare i piani territoriali e della Regione e delle Province che sono chiamati a determinare e applicare l’ecotassa.
Secondo Sgherri, per avere certezza sui dati “serve un monitoraggio in tempo reale”. Ma serve anche chiarire “la questione dei rifiuti assimilati, che hanno contribuito a raggiungere la quota di raccolta differenziata, introducendo una contabilità separata per questo tipo di rifiuti” . La capogruppo del Prc, infine, si è detta d’accordo con Lippi per quanto riguarda la questione di una diversa modulazione dell’ecotassa.
Intervenendo nel dibattito, l’esponente dell’Udc, Luca Paolo Titoni, ha messo in evidenza la maturità con la quale ha lavorato la commissione e la risposta costruttiva che è venuta dalle istituzioni e dall’ex assessore all’Ambiente, Marino Artusa.
In particolare Titoni ha indicato nel controllo “la difficoltà particolare di società come Geofor, dal momento che il socio di maggioranza è il Comune di Pisa, ma il sindaco di Pisa è anche presidente dell’Ato 3, che dovrebbe controllarla”. “Si pone dunque la necessità di un controllo maggiore che dovrebbe essere svolto anche dalle minoranze”, ha concluso.
“Si tratta di una relazione tutt’altro che buonista”, ha esordito Paolo Marcheschi di Forza Italia, che ha lamentato l’assenza in aula dell’assessore competene Anna Rita Bramerini.
Per Marcheschi, non si tratta di ragionare sull’abolizione degli Ato come se fosse una questione di riduzione dei costi della politica: “La mancanza delle decisioni come la mancanza dell’attuazione di ciò che si annuncia fa più danni di quelli ai quali può rimediare l’eliminazione dell’Ato”, ha affermato. “Occorre dunque dare risposte immediate, per esempio, per quanto riguarda il recupero energetico previsto dalla normativa nazionale”, ha concluso.
Mario Lupi, capogruppo dei Verdi, si è detto preoccupato per il fatto che per la prima volta dal 1998, nel 2005 è diminuita, seppur di poco, la raccolta differenziata, “e invece dovrebbe essere in crescita”.
Per quanto riguarda i termovalorizzatori, Lupi si è pronunciato a favore di “interventi differenziati e sistemi applicati che hanno dato buoni risultati, andando verso tecnologie diverse”. Molto colpita dalla gravità della situazione quale emerge dalla relazione della commissione si è detta Bruna Giovannini (Sinistra democratica). “C’è bisogno di imprimere una svolta di operosità nel raggiungimento degli obiettivi che la Regione si è posta come la riduzione del 15% della produzione di rifiuti e l’aumento al 55% della raccolta differenziata”, ha aggiunto Giovannini che ha sollecitato la collaborazione fra la Regione, i Comuni e gli Ato e “un coraggio maggiore nelle scelte”.
Gli impianti di smaltimento sono “da ultima spiaggia, da fare una volta che sono stati realizzati gli altri obiettivi e che si sono sperimentate forme diverse”.
Nell’annunciare l’impegno della commissione Ambiente e territorio che presiede, il consigliere Erasmo D’Angelis (Pd) ha evocato la scadenza del 2010, quando le discariche saranno piene e verranno chiuse: “Che faremo? Siamo in grado di costruire 2/3 termovalorizzatori tecnologicamente sicuri, gli impianti necessari a chiudere il ciclo? Se corriamo sì”, ha affermato.
Ma bisogna che tutti facciano la loro parte - ha proseguito - “come per esempio spingere gli enti locali ad acquistare i materiali riciclati rendendo appetibile al mercato la loro produzione”. Perplesso su quanto accadrà, si è detto il presidente del gruppo di An, Maurizio Bianconi: “Quante di queste conclusioni rimarranno sulla carta e quante diventeranno occasioni per attività di governo?”, si è chiesto Bianconi. “Si è detto tutto e il contrario di tutto e siamo a combattere l’emergenza”, ha affermato ancora l’esponente di An, che ha lamentato soprattutto l’assenza di una politica regionale: “Si dice che ci pensano le Province, che però non sono in grado di farlo se non hanno indirizzi precisi.
Le politiche vanno coordinate, non si può andare alla ventura”, ha concluso.
Anche per il portavoce dell’opposizione, Alessandro Antichi, la Relazione, che è “tutt’altro che buonista”, pone un problema di governance partecipata pubblica. “E’ importante la questione della governance, come lo è il tema del controllo da parte delle assemblee elettive: bisogna uscire dalla proprietà pubblica delle società”. Antichi ha sottolineato in particolare due aspetti: “In primo luogo la commissione ha dato atto di un fallimento e quindi non ci si può attendere risultati salvifici da parte della tecnologia; in secondo luogo non si deve dimenticare il costo della raccolta dei rifiuti che grava sulle imprese in modo tale da incidere sulla loro competitività”.
A conclusione del dibattito è intervenuto il presidente della Giunta Claudio Martini, che ha rilevato come il Consiglio abbia svolto al meglio “la sua funzione di controllo e verifica e il suo ruolo di stimolo e proposta”.
La Giunta farà il suo lavoro per proporre gli interventi necessari per rendere efficace una politica dei rifiuti che passa dalla raccolta differenziata alla politica educativa e culturale per ridurre la produzione, alla realizzazione della conclusione del ciclo con gli impianti di termovalorizzazione o comunque di distruzione. Per quanto riguarda la competenza delle Province, Martini ha detto che la Regione è chiamata in causa dal momento che deve dare indicazioni programmatiche che devono essere rispettate: “La legge regionale fa carico alle Province di tradurre il piano regionale e spetta a loro farlo senza vincoli né tabù; non è l’aula che deve indicare dove realizzare il tal impianto e con quale tecnologia.
L’indicazione fondamentale la dà il Piano regionale di sviluppo, l’asse generale nel quale opera la Regione. Noi dobbiamo aiutarle con un forte discussione”.