Firenze – Disciplinare la partecipazione della Regione a società, associazioni, fondazioni e altri organismi di diritto privato, definendo le competenze in materia di Giunta e Consiglio. E’ l’oggetto della proposta di legge che la Giunta regionale è impegnata ad elaborare, e i cui “indirizzi” sono stati resi noti dall’assessore Agostino Fragai che ha svolto una sintetica informativa in aula sul documento preliminare relativo alla proposta di legge. Nel documento vengono indicate le due esigenze da affrontare con l’atto che verrà.
Innanzitutto creare una sorta di “legge quadro”, per avere regole cui far capo ogni volta che la Regione voglia partecipare a un organismo di diritto privato (società, associazioni, fondazione e altri organismi), così “da superare la pluralità di modelli, talora non uniformi, evidenziati dalla prassi”. Quindi, operare una “delegificazione della materia”, per cui “le singole decisioni di partecipazione siano contenute non in legge, ma in atto di programmazione”.
Nell’anticipazione data dall’assessore, premesse alcune norme di principio, si delineano diverse procedure, a seconda che l’organismo al quale intende partecipare la Regione abbia o no scopo di lucro.
Nel primo caso il modello per eccellenza è quello societario: la decisione di partecipare a una società, secondo il documento preliminare, resterà in capo al Consiglio regionale, contitolare con il presidente della Giunta della funzione di indirizzo politico. Ma la decisione di partecipare all’ente non sarà più contenuta in una legge – come era previsto nel precedente Statuto regionale -, bensì in un atto di programmazione. E tutta l’attività esecutiva dell’atto di programmazione compete alla Giunta, così come stabilito dallo Statuto regionale (funzioni attuative degli atti di programmazione).
Inoltre, in conformità alle regole generali sulle rispettive competenze di organi politici e di direzione amministrativa, tutte le attività di natura gestionale (ad esempio acquisto e vendita di azioni) restano di competenza dei dirigenti regionali.
Diverso il caso di partecipazione della Regione a soggetti senza scopo di lucro. Qui si distingue la disciplina per la partecipazione a enti già esistenti da quella di promozione da parte della Regione della costituzione di soggetti nuovi. In base al documento preliminare alla legge, l’adesione ad associazioni che svolgano attività funzionale al perseguimento di scopi istituzionali (associazioni internazionali di regioni, ad esempio) può essere decisa, come già prassi attuale, dalla Giunta regionale con proprio atto, perché nella decisione non è coinvolto direttamente l’indirizzo politico.
L’adesione invece ad ogni altro soggetto senza scopo di lucro (associazioni etc), è rimessa al Consiglio, con atto di programmazione. Infine, nell’ipotesi che la Regione si faccia promotore della costituzione di nuovi organismi di diritto privato (sempre senza scopo di lucro), la decisione spetta al Consiglio regionale ma sempre “nell’ambito degli atti di programmazione e secondo le modalità in essi stabilite”. Perché si ritiene che la scelta di dar vita ad un nuovo soggetto costituisca necessariamente una modalità di attuazione delle proprie politiche.
Quanto ai principi generali, si ritiene che la regione debba partecipare agli organismi di diritto privato “nel perseguimento di un interesse di rilievo regionale”, nel senso che “ogni partecipazione deve essere motivata con il suo essere funzionale al perseguimento di obiettivi di politica regionale o comunque la perseguimento di scopi istituzionali della Regione stessa”.
“Per ridurre l'invadenza della politica nell'economia e nella società toscana, basterebbe almeno una coerente cultura socialdemocratica”.
Così il portavoce dell’opposizione, Alessandro Antichi, nel suo intervento dopo l’intervento dell’assessore regionale alle Riforme istituzionali, Agostino Fragai in merito alla “Disciplina della partecipazione regionale a società, associazioni, fondazioni e altri organismi di diritto privato”. Antichi, che all’Aula ha illustrato una mozione a firma di tutti i capigruppo della Cdl, ha sottolineato che la comunicazione dell’assessore regionale è stata “breve e asettica. L’argomento avrebbe meritato una illustrazione più ampia”.
Secondo Antichi, infatti, “ciò di cui stiamo discutendo è la presenza del pubblico nella società: un argomento da trattare con l’attenzione e l’ampiezza che merita”.
Il portavoce ha quindi ricordato che la materia in discussione si intreccia con altre questioni “di pari rilevanza”, attualmente all’esame del Consiglio regionale. “Tra queste – ha detto – la proposta di legge sulle nomine all’esame della commissione speciale per gli adempimenti statutari, il libro bianco redatto dalla Giunta sulla governance cooperativa; la riorganizzazione e i conseguenti tagli alla spesa regionale”. Per Antichi, quindi, una “discussione congiunta” di tutti questi atti “gioverebbe alla visione d’insieme e contribuirebbe alla chiarezza ed efficacia delle decisioni”.
E questo è l’indirizzo “di metodo” che l’opposizione dà alla Giunta, e che “consentirebbe all’Assemblea regionale di adempiere alla sua funzione legislativa con l’adeguata consapevolezza”. La questione sollevata da Antichi, nella sostanza, riguarda “l’attribuzione di contenuto al principio di sussidiarietà, che dovrebbe rappresentare il criterio regolativo dei rapporti tra stato e società”. E un altro punto sollevato dal portavoce investe la domanda sulle “attuali 50 partecipazioni regionali: sono giustificate?”.
Secondo Antichi, esiste una “invadenza della politica che va limitata. Occorre un’analisi più critica delle partecipazioni”, magari lavorando anche all’individuazione di idonei “criteri di valutazione”. L’assessore Fragai ha definito le indicazioni espresse dal portavoce della Cdl condivisibili nella misura in cui si riferiscono “ad un’analisi della quantità e qualità delle partecipazioni regionali”: “Fanno parte del dibattito – ha osservato Fragai – e possono portare ad assumere un metodo di lavoro più chiaro e ponderato della materia”.
L’assessore ha quindi preso le distanze dalle “analisi politiche” contenute nella mozione della Cdl, ribadendo che l’informativa è un “documento di indirizzo: siamo a delineare contenuti e linee guida. È certo che nella stesura che andremo a fare, terremo conto delle giuste e precise osservazioni che sono state avanzate”. La mozione della Cdl è stata respinta con il voto contrario della maggioranza.