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Libertà di stampa: in Consiglio regionale incontro con Mir Haidar Mutahar, giornalista afgano

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 maggio 2007 18:47

Firenze- Il 3 maggio diventerà un appuntamento fisso per celebrare la libertà di stampa e per non dimenticare i giornalisti che ogni anno muoiono in territorio di guerra. Questa la proposta avanzata dal presidente del Consiglio regionale della Toscana, in occasione dell’incontro con il giornalista Mir Haidar Mutahar, organizzato in collaborazione con l’associazione “Information Safety and Freedom”, per la 17a Giornata mondiale per la Libertà di informazione, indetta dalle Nazioni Unite.

Il presidente dell’assemblea legislativa ha ricordato come il Consiglio regionale abbia dedicato molte iniziative al giornalismo e alla stampa libera, legandosi spesso a nomi importanti, come Indro Montanelli, Tiziano Terzani, Oriana Fallaci. “L’ipotesi del presidente –ha detto Stefano Marcelli, presidente dell’Associazione- viene a coronamento di dieci anni di lavoro oscuro della nostra organizzazione. Saremo orgogliosi di legare la nostra attività al Consiglio regionale che ogni anno celebra l’abolizione della pena di morte ed è punto di riferimento e di memoria nella storia per la battaglia per i diritti umani”.

“Questa giornata –ha aggiunto Marcelli- vuole essere un atto di solidarietà verso i giornalisti afghani, schiacciati fra il terrorismo talebano e le logiche di guerra che limitano la libertà di informazione ed un omaggio alla memoria di Adjimal Naskhbandi, il collega che collaborava con Mastrogiacomo ed è stato assassinato dai Talebani”. Il vicepresidente di minoranza del Consiglio ha ribadito, proprio a proposito della vicenda di Naskhbandi, che l’immagine offerta all’opinione pubblica è stata quella di un certo colonialismo da parte dell’Occidente, della distinzione tra giornalisti di rango diverso.

Un fatto non condivisibile, secondo il vicepresidente, che ha rimarcato l’importanza della libertà di informazione e di stampa come conquista di libertà globale.
Il giornalista Mir Haidar Mutahar ha raccontato l’esperienza di un Paese, l’Afghanistan, che non ha conosciuto, nel passato più recente, la libertà di informazione e di stampa: “Con l’invasione sovietica, costata una guerra durata anni e molti morti, la stampa è stata portavoce del regime: i giornali erano proprietà del governo; furono messi al bando i giornali stranieri e fu introdotto il carcere per chi veniva sorpreso ad ascoltare stazioni radio non afgane”.

Con i cinque anni di regime talebano le cose sono addirittura peggiorate. “Sono state dichiarate fuori legge le televisioni, perché contrarie, hanno detto, ai principi islamici – ha spiegato Mutahar; sono stati puniti nella pubblica piazza coloro che possedevano cd, cassette video, o cassette musicali. Per cinque anni – ha proseguito il giornalista – c’è stato un solo quotidiano, una sola radio, che non solo raccontavano i fatti così come volevano loro, ma che si facevano interpreti di ogni fatto religioso”.

La situazione odierna in Afghanistan, caratterizzata da leggi che riconoscono la libertà di informazione e di stampa, fa oggi i conti con l’impatto delle nuove libertà economiche e di mercato: “Molta della stampa indipendente ha difficoltà a trovare risporse finanziarie perché la pubblicità viene assorbita dalle emittenti televisive e chi poteva manifestare dissenso dichiarato fuori legge”, e con il tentativo, da parte di esponenti influenti (della politica e non solo) di limitare la libertà dei singoli giornalisti”.

Problemi che si fanno più pesanti quando si parla di fare reportage in zone di guerra: “Qui – ha detto ancora Mutahar – il governo centrale non ha nessuna autorità: qui comandano le forze internazionali oppure i talebani, ed entrambi cercano di far vedere solo la parte di realtà che vogliono loro”. I talebani, anzi, sono stati chiari nei confronti dell’Associazione dei giornalisti: o le notizie vengono dette come vogliono, o i giornalisti saranno uccisi.
Al convengo sono intervenuti anche Nazareno Bisogni, membro della direzione della Federazione Nazionale dei giornalisti; e vari giornalisti tra gli inviati più noti di tv e giornali italiani.

Tra questi, Ferdinando Pellegrini, Roberto Reale, Ahmad Rafat. (bb - Cam)

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