Firenze – I funghi champignon, così bianchi, così buoni e così comuni sulle nostre tavole, potrebbero anche avere importanti proprietà immunostimolanti da sfruttare sia in funzione anticancerogena sia nel trattamento dei pazienti sieropositivi al virus HIV.< BR>
Ne da notizia l'Associazione Nazionale Medici Fitoterapeuti (Anmfit) annunciando di aver affidato in questi giorni al Centro di Medicina Naturale (Cmn) dell'Ospedale di Empoli, uno dei più importanti laboratori pubblici in materia di medicina delle piante, un vasto progetto di ricerca su una serie di funghi occidentali, tra cui appunto gli champignon.
“Le indicazioni chimico-farmaceutiche e tossicologiche che la letteratura scientifica ci offre su questi funghi sono del tutto positive”, spiega il dottor Fabio Firenzuoli, direttore del Cmn e presidente di Amnfit, “Adesso stiamo preparando un protocollo di ricerca clinica da sottoporre all'Istituto Tumori Toscano per valutare proprio l'efficacia degli champignon su malati oncologici”.
L’iniziativa è conseguente a un’indagine su un particolare fungo commestibile, che la prestigiosa rivista inglese Evidence-based Complementary and Alternative Medicine ha commissionato al gruppo empolese (oltre a Firenzuoli ne fanno parte i dottori Luigi Gori e Giuseppe Lombardo) e che è stata ora pubblicata nel numero di aprile con il titolo The Medicinal Mushroom Agaricus Blatzei: Review of Literature and Pharmaco-Toxicological Problems.
Il fungo in questione, l'Agaricus blatzei, è una specie di prataiolo, molto usato nella cucina orientale, anche se di sapore non gradevolissimo.
Originario del Brasile, dove vanta miracolose proprietà curative, è stato ‘scoperto’ negli anni Sessanta da un ricercatore giapponese, Takatoshi Furumoto, quindi trapiantato in Giappone a fini di ricerca. Oggi se ne producono circa 200 tonnellate all'anno e in medicina è utilizzato soprattutto come tisana da molti malati di cancro. “In Oriente”, spiega Firenzuoli, “i funghi sono da sempre considerati alimento curativo, quello che oggi, con termininologia un po’ spaziale e forse impropria, chiamiamo nutraceutico.
Soprattutto nella medicina tradizionale cinese e giapponese molti funghi (Agaricus, Ganoderma, Grifola, Coriolus, Lentinus, ecc.) sono considerati una panacea e vengono consigliati, in particolare, contro vari tipi di tumore”.
Per vederci chiaro, la rivista Evidence-based Complementary and Alternative Medicine ha dunque chiesto all’equipe di Empoli una revisione scientifica della letteratura medica circa l'efficacia dell’Agaricus blatzei come coadiuvante nelle malattie tumorali.
Condotta in particolare da Gori, la ricerca ha dimostrato che, in base alle evidenze, l'attività immunostimolante del fungo potrebbe essere sfruttata sia nel malato oncologico che nel paziente sieropositivo all'HIV, anche se non sostituisce i normali farmaci di sintesi.
“Le proprietà immunostimolanti dell'Agaricus”, ricorda Firenzuoli, “Sono dovute all'aumento di numerose citochine, cioè i mediatori chimici del sistema immunitario. Tuttavia abbiamo potuto accertare anche la presenza nel fungo di alcune sostanze potenzialmente tossiche Perciò riteniamo che l'Agaricus possa essere meglio utilizzato sotto forma di integratore alimentare contenente un estratto depurato”.
E’ stato comunque il riscontro di numerose analogie tra Agaricus blatzei e vari funghi occidentali che ha poi innescato il vasto progetto di ricerca affidato al Centro di Medicina Naturale dell' Ospedale di Empoli.
Al primo posto fra gli obiettivi gli ottimi champignon.