Sono un autentico forziere per i ricercatori impegnati nelle scienze della vita. Le biobanche - raccolte organizzate di materiale biologico - hanno assunto un’importanza fondamentale con il rapido avanzamento della ricerca e delle tecnologie applicate alla medicina. I campioni biologici custoditi nelle biobanche costituiscono la base fondamentale per le attività di indagine, diagnosi e sperimentazione di nuovi farmaci “intelligenti”, per il progresso della ricerca biomedica. Ma l’Italia è ancora molto indietro, sia rispetto agli Stati Uniti che agli altri paesi europei.
Per questo parte da FiorGen la proposta di dare vita ad una biobanca toscana di livello europeo, in collaborazione con l’Istituto Toscano Tumori: se ne parla domani, giovedì 22 marzo, al CERM (Polo Scientifico di Sesto Fiorentino) nell’ambito dell’incontro La biobanca e la ricerca biomedica. “Attualmente l’Italia non figura nella rete europea delle biobanche– dice Ivano Bertini, presidente del comitato scientifico di FiorGen e promotore dell’iniziativa – Crediamo invece che dalla collaborazione tra FiorGen e l’Istituto Toscano Tumori posa nascere una biobanca in grado di soddisfare i requisiti richiesti dalla comunità scientifica internazionale e quindi capace di ricevere i finanziamenti europei destinati alle infrastrutture di ricerca”.
Per questo sarà presente all’iniziativa di presentazione del progetto anche il professor Zatloukal Kurt, coordinatore delle nuove infrastrutture europee. L’Istituto Toscano Tumori potrebbe avvalersi di FiorGen come soggetto gestore della propria biobanca e, al contempo, la fondazione disporrebbe dei campioni di tessuto necessari al progredire delle proprie attività di ricerca sulle malattie genetiche e la messa a punto di farmaci mirati. FiorGen possiede i requisiti per rispondere agli alti livelli di qualità, sicurezza e competenza richiesti dagli organismi europei e, essendo una fondazione senza scopo di lucro, offrirebbe le necessarie garanzie anche dal punto di vista etico.
Un aspetto, quello etico-legale relativo alla conservazione di campioni di tessuto umano, che verrà affrontato domani con il professor Leonardo Santi, Presidente del Comitato Nazionale di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita. In Italia solo pochissime strutture pubbliche sono riuscite ad organizzare raccolte di materiale biologico considerabili a tutti gli effetti biobanche: si tratta per lo più di collezioni messe insieme dai ricercatori a titolo individuale o da piccoli gruppi con un basso livello di organizzazione.
Queste raccolte spontanee scontano la carenza di personale specializzato e di fondi sufficienti per adeguare gli impianti e garantire la qualità, lo stoccaggio dei campioni in sicurezza, la loro distribuzione e la gestione informatizzata dei dati. L’uso dei campioni è limitato al gruppo di persone che ne ha curato la costituzione, mentre la filosofia della biobanca dovrebbe essere quella contraria: mettere i campioni a disposizione dell’intera comunità scientifica, così da moltiplicare le possibilità di studio e le eventuali positive ricadute a beneficio della collettività.
L’adeguamento delle raccolte esistenti ai livelli di eccellenza è inoltre un’impresa complessa e che sicuramente non può gravare sulle casse del SSN. Una biobanca toscana nata dalla collaborazione tra FiorGen e Istituto Toscano Tumori potrebbe soddisfare tutti i requisiti richiesti in termini di competenze e garanzie, e quindi candidarsi per ricevere i finanziamenti europei disponibili. Nata dalla collaborazione fra gli scienziati molecolari del CERM e i medici del polo di Careggi, la fondazione farmacogenomica FiorGen Onlus opera per correlare l’attività genetica con l’insorgenza di malattie e mettere a punto nuovi candidati farmaci.
Conta sul lavoro di 12 ricercatori e sul sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, della Camera di Commercio e di privati.