Firenze, 7 Marzo 2007- I tre pazienti a cui sono stati trapiantati per errore organi infetti da Hiv all'ospedale fiorentino di Careggi, "non sono animati da desiderio di vendetta mentre secondo la procura non si ravvisano reati: anche se nella vicenda né a Pisa né a Firenze sarebbero state rispettate le procedure, la valutazione si basa sul confronto fra i protocolli sanitari sui trapianti e la documentazione relativa allo scambio di comunicazioni .
I trapianti in Toscana sono ripresi a pieno ritmo.
Nelle ultime ore sono stati effettuati tre espianti a persone decedute, che sono serviti a salvare la vita o a migliorarla ad una decina di pazienti. Lo ha annunciato l’assessore al diritto alla salute Enrico Rossi, durante l’audizione che si è tenuta questa mattina in Commissione sanità sul sistema toscano dei trapianti dopo la vicenda che ha visto l’impianto a tre pazienti di organi provenienti da una donatrice sieropositiva.
“I cittadini toscani hanno voluto, con queste donazioni, riconfermare la fiducia nel sistema sanitario regionale, perché è chiaro che non si compiono scelte del genere se non ci si fida del sistema”.
“Uno sbocco del genere, una ripresa di speranza e di efficienza dopo quanto è successo – ha proseguito l’assessore – non era scontato, tanto più se la vicenda drammatica delle scorse settimane fosse stata gestita in maniera diversa. La linea della trasparenza e dell’immediata informazione che abbiamo scelto sta alla base della fiducia dei cittadini e della reazione positiva che gli addetti ai lavori hanno avuto. Per questo li ringrazio”.
Rossi ha anche annunciato che i tre malati sottoposti ai trapianti sono ancora in cura e che, in base ai consulti internazionali che sono stati attivati, risulta che “ci siano interessanti effetti di queste cure”.
Inoltre, la Regione ha deciso di fare un’anticipazione sui rimborsi ai pazienti come segno concreto di solidarietà, in attesa che le assicurazioni effettuino tutte le procedure del caso. La Commissione sanità presieduta da Fabio Roggiolani (Verdi), che aveva indetto l’audizione nei giorni scorsi, ha ascoltato, oltre all’assessore, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Careggi Edoardo Majno, il direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Pisa Vairo Contini, il responsabile del rischio clinico della Regione Toscana Riccardo Tartaglia, il responsabile dell’Organizzazione toscana trapianti Franco Filipponi, il preside della Facoltà di medicina dell’università di Firenze Gianfranco Gensini.
“La Commissione sanità in questa vicenda – ha voluto precisare Roggiolani – si è sempre mossa con attenzione e misura, e così cercheremo di fare anche in futuro. Cerchiamo di approfondire l’accaduto e continueremo a seguire con attenzione qualsiasi fatto nuovo si presenti riguardo all’episodio e in generale al sistema dei trapianti, proponendo specifici incontri che possano essere d’aiuto al lavoro in corso, come ad esempio per l’informatizzazione della cartella clinica dei pazienti che a parere nostro potrebbe risolvere molti problemi.
Abbiamo scelto consapevolmente, tutti insieme, di tenere un atteggiamento di rispetto e di misura in un momento in cui sarebbe stato estremamente facile, con una qualsiasi esternazione, guadagnarsi una foto e un titolo sui giornali”. Quanto alla vicenda, il direttore di Careggi Edoardo Majno ha spiegato che la sospensione della biologa effettuata in questi giorni è un atto dovuto e che le indagini dell’azienda hanno confermato un “black out” del comportamento che ha portato a compiere azioni non in linea con quanto era evidente.
A Pisa, ha detto invece Vairo Contini, si è proceduto alla sospensione dei responsabili dei servizi e non dei diretti interessati perché quello che è accaduto sembra evidenziare un cattivo funzionamento delle procedure e dell’organizzazione. “Abbiamo convocato i responsabili e speriamo di fare chiarezza al più presto e di ripristinare una situazione di assoluta normalità, anche se in queste settimane non c’è stato alcun black out se non per la banca delle valvole”. Il responsabile del rischio clinico Riccardo Tartaglia ha confermato che, analizzando il caso, tutto è partito da un errore di disattenzione e che forse nelle procedure si sono fatte scelte “non molto corrette dal punto di vista del fattore umano”.
Per questo, ha detto Tartaglia, siamo interventui per promuovere l’adozione della scheda terapeutica unica e anche un sistema di segnalazione volontaria degli eventi: i medici dovrebbero segnalare tutti i mancati incidenti e gli errori evitati, in modo da poter attuare una riflessione e attuare eventualemnte correttivi. Franco Filipponi, responsabile dell’organizzazione toscana trapianti, ha ripetuto che la Toscana oggi è la prima della classe, con 42 donatori per milione di abitanti e 330 trapianti effettuati nel 2006.
Secondo Filipponi, il “tallone d’Achille” in un sistema organizzato e altamente specializzato è quello dei servizi, e che per questo “è necessaria una maggiore integrazione dei laboratori nella rete trapiantologica”. Rispondendo alle domande di numerosi consiglieri, Filipponi ha poi sostenuto che “scienza e coscienza avrebbe voluto che fosse dato un allarme con una telefonata appena realizzato che esisteva una specificità sul test Nat”, che non è comunque effettuabile in sede preventiva per motivi di tempo.
Di più, la “procedura è stata infranta il sabato alle ore 12.30, perché non si sa che cosa è accaduto fino al lunedì successivo”.
Marco Cellai (Alleanza nazionale) ha osservato che se il punto debole è stato riscontrato nei servizi, è necessario chiarire se quanto accaduto poteva essere evitato, dato che “appare una burocratizzazione di tutte le procedure che noi denunciamo da tempo”.
“Come detto più volte lungi da noi qualunque tentativo di strumentalizzare la vicenda dei trapiantati con organi infettati dall’HIV.
Tuttavia non siamo disposti a mettere una pietra sopra su una vicenda che si è dimostrata un campanello di allarme perché si è trattato di un episodio che ha coinvolto l’intero sistema sanitario regionale in cui sono presenti criticità nell’ambito delle procedure di qualità, di verifica e di controllo.” Con questa affermazione, Anna Maria Celesti, Consigliera Regionale di Forza Italia e Vice Presidente della Commissione Sanità, ha commentato la vicenda dei trapiantati con organi infettati dall’HIV, intervenendo durante le audizioni svolte questa mattina in IV Commissione.
“Indipendentemente dalle responsabilità di alcuni operatori, che dovranno essere comunque valutate in altre sedi, le audizioni di questa mattina hanno dimostrato chiaramente che la revisione delle procedure limitata al solo sistema dei trapianti non deve però essere ritenuta sufficiente al fine di garantire la sicurezza dei pazienti per ogni percorso assistenziale, ma deve essere estesa all’intero sistema sanitario regionale.
Occorre, di fatto, agire a 360 gradi liberi da ogni pregiudizio ideologico per dare una svolta ad un sistema sanitario autoreferenziale ed eccessivamente burocratizzato come quello toscano.”
“Mi sento tranquilla di vivere in Toscana oggi come ieri – ha invece dichiarato Rosanna Pugnalini dei Ds – perché abbiamo un sistema di trapianti all’avanguardia in Europa. Quello che è successo è grave, ma il sistema ha tenuto e dobbiamo uscirne in avanti, alzando l’asticella”.
Filippo Fossati (Ds) ha spiegato che certo esiste un ruolo della politica nei confronti del sistema sanitario, che è però uno dei sistemi che più di tutti si autogoverna con la produzione di atti.
“Mi sento imbarazzato – ha detto – quando c’è la pretesa di intervenire sulle linee guida, che sono competenza dei clinici. Dobbiamo fare degli approfondimenti ma non trasformare il nostro lavoro in pressioni fastidiose sugli operatori, nei confronti dei quali la politica deve avere rispetto”