Firenze, 28 Febbraio 2007- La Commissione formata dal Ministero, Regione Toscana e Centro Nazionale Trapianti, da una prima valutazione ha scoperto che né a Firenze, né a Pisa sono state rispettate le procedure nel caso che ha portato sotto i riflettori della cronaca l’Ospedale di Careggi a Firenze dove, per un tragico errore umano, sono stati trapiantati a tre riceventi organi provenienti da un paziente sieropositivo.
“Fin dall’inizio abbiamo adottato una linea di assoluta trasparenza, dando a tutti immediata informazione dell’accaduto, il che ha permesso tra l’altro che il fatto andasse oltre le sue dimensioni e diventasse un caso di malasanità da sbandierare”.
Con queste parole l’assessore regionale al diritto alla salute Enrico Rossi ha iniziato la sua informativa in Consiglio regionale, questa mattina, sulla vicenda dei trapianti di organi provenienti da una donatrice sieropositiva a tre pazienti in Toscana. Rossi ha voluto sottolineare che “i trapianti non sono un’attività ordinaria ma ad altissimo rischio, e vengono effettuati per la considerazione che non farli metterebbe ancora più a rischio la vita dei malati; e in questo caso, peraltro, sono perfettamente riusciti”.
Ripercorrendo l’accaduto, l’assessore ha affermato che “la nostra reazione è stata quella di garantire le migliori cure ai pazienti e ci siamo rivolti ai maggiori esperti internazionali in Usa, Spagna, Italia”. “A Careggi è stato commesso un errore umano – ha proseguito Rossi – e vorrei far notare che è stato bello che l’operatrice si sia assunta la responsabilità e abbia cercato di dialogare con i pazienti, dimostrando una grande carica umana che è propria dei nostri operatori.
Tuttavia la nostra mentalità è che un errore non può essere una mera fatalità e bisogna imparare da esso: per questo abbiamo messo in piedi un’unità di crisi che ci ha fornito già le indicazioni su come migliorare la procedura”. La revisione del software in modo da rendere più evidente un’eventuale sieropositività, allegare il referto informatico a quello medico, scrivere l’indicatore numerico sul referto, doppia firma da parte degli operatori sono i suggerimenti forniti. Per quanto riguarda Pisa, ha detto ancora l’assessore, “l’errore è più di sistema”.
Poiché i due laboratori pisani hanno il compito di effettuare analisi del sangue solo per la banca dei tessuti “a questo si sono fermati: si è lavorato solo alla certezza della refertazione e si è trascurata l’informazione che si trattava di un donatore multiorgano”. “A Pisa – ha affermato Rossi – c’è stata una violazione delle procedure, per cui trovo corretto il rigore assunto dalla direzione generale nella vicenda”.
Ancora, secondo Rossi il sistema delle donazioni e dei trapianti in Toscana è stato curato nella sua spina dorsale ed è stato proceduralizzato, ma ci si è fermati lì senza considerare i servizi che stanno intorno al sistema, come le analisi, i trasporti.
“Su questo dobbiamo intervenire e di nuovo abbiamo messo in piedi un gruppo internazionale dei maggiori esperti, che si è posto gli obiettivi di individuare le criticità, proporre le misure correttive entro quattro-sei mesi ed elaborare, in altri quattro mesi, il progetto di implementazione di queste misure. Certo dalla vicenda viene fuori un quadro di frammentarietà dei laboratori, 25 solo a Pisa, che impone una riorganizzazione, così come è necessario puntare all’informatizzazione della cartella sanitaria del paziente in modo da evitare molti problemi”.
Il sistema dei trapianti in Toscana è comunque un sistema che funziona bene, ha concluso l’assessore al diritto alla salute. La regione vanta un primato europeo, con 42,3 donazioni ogni milione di abitanti, 3500 pazienti trapiantati in Toscana dal 1996 ad oggi e tempi di attesa notevolmente inferiori che altrove, con un minimo di 3 mesi di attesa per un trapianto di pancreas fino al massimo di 1 anno e nove mesi per uno di rene. “Questo sistema va difeso – ha detto Rossi – e per questo dopo l’accaduto non ci siamo fermati, per non mettere a rischio la vita di altri pazienti.
A Firenze sono stati effettuati altri tre interventi, e anche a Pisa ci sono trapianti in corso”. “Nell’affrontare questa vicenda, dobbiamo innanzitutto pensare ai pazienti trapiantati, i quali speravano in una nuova vita e che invece adesso si trovano davanti a un nuovo percorso di ansie e di malattia”. Questo il parere di Anna Maria Celesti (Forza Italia), secondo la quale “due errori umani nelle procedure sono troppi, ci sono evidentemente errori di di sistema, di verifica e di controllo e non si può pensare di rivisitare le procedure solo all’interno del sistema dei trapianti”.
“Quello che è accaduto nel sistema dei trapianti, che è perfetto per cui ce ne siamo accorti subito – ha sottolineato Celesti -, può accadere in qualsiasi altro settore del sistema sanitario toscano. Un esperto ha parlato della forte demotivazione e deresponsabilizzazione dei nostri operatori: il fatto è che siamo davanti a un sistema autoreferenziale, e in questo la politica è pesantemente chiamata in causa”. Secondo la consigliera di Forza Italia, occorre dunque “fare un salto culturale, superare il pregiudizio ideologico ed avere il coraggio di apportare dei cambiamenti a un modello che è evidentemente entrato in crisi: la meritocrazia, la competitività, scindere la programmazione, l’indirizzo e il controllo dalla gestione rappresentano le soluzioni”.
Marco Cellai (Alleanza nazionale) si è detto “perplesso e sconcertato delle dichiarazioni di Rossi, che hanno spostato l’attenzione solo sui trapianti e su quello che è stato fatto, mentre da parte nostra non possiamo non dare un’oggettiva valutazione critica e di denuncia dell’accaduto. Sarebbe sconcio non rispondere fino in fondo al perché di tanti errori”. “Il professor Franco Filipponi – ha proseguito Cellai – ha detto che tra gli operatori c’è grande demotivazione e deresponsabilizzazione ed è evidente che la procedura non è stata capace di evitare l’errore.
Perché si è pensato solo adesso a modificare il software o al doppio controllo? La rete dei trapianti ha sempre sofferto, cito ancora Filipponi, nei servizi: ed eccoci al problema strutturale del sistema sanitario toscano, evidenziato dalla tempistica di quello che è accduto. Già il 14 febbraio gli operatori avevano in mano tutti gli elementi per drizzare le antenne e fare una telefonata che avrebbe evitato questo dramma. Invece ci si è limitati a sostenere che il protocollo non lo prevede.
Burocrazia e deresponsabilizzazione imperano”. Critico anche l’intervento di Marco Carraresi (Udc), secondo il quale “la Toscana purtroppo è finita sulle pagine dei giornali di tutto il mondo e non certo per quell’eccellenza che alcuni vantano continuamente”. A detta di Carraresi, alla domanda “si sarebbe potuto evitare?” la risposta è sì, se il sistema sanitario toscano avesse dato segno di funzionare realmente. “L’eccellenza del modello toscano oggi mi pare sepolta e non si può continuare ad autoassolversi – ha aggiunto il consigliere -.
Ci sono estati errori di sistema e in una drammatica catena. La biologa di Careggi non avrebbe dovuto trascrivere i dati, ma ripetere subito le analisi come è previsto dal protocollo in caso di dubbio. Poi c’è stato l’errore di trascrizione quando ancora i trapianti non erano iniziati e successivamente si apre la questione di Pisa, un capitolo intricato in cui il protocollo non è affatto chiaro, dove non sta scritto da nessuna parte che esami positivi debbano essere trasmessi con urgenza: cosa che se fosse stata fatta avrebbe potuto ancora evitare i due trapianti di reni ai pazienti più giovani”.
Secondo Carraresi “c’è qualcosa che non va quando l’assessore dice che le procedure sono state violate, perché non sta scritto da nessuna parte che bisogna dare l’allarme. E’ inaccettabile che si stia cercando di scaricare tutte le responsabilità sugli operatori, facendone dei capri espiatori, invece di assumersi le proprie responsabilità. Si sono sospesi degli operatori che hanno rispettato dei protocolli scritti dai politici, perché sono i politici che scelgono i vertici aziendali”.
La verità, ha concluso Carraresi, “è che nel perfetto modello toscano i migliori non hanno accesso, se non hanno santi in paradiso. Da qui bisognerebbe partire per cambiare”. “Nel corso del 2006 sono stati trapiantati in Toscana organi vitali e ben 333 persone. I trapiantati nella nostra regione sono ben 4mila e godono di ottima salute. Sono quindi sgradevoli e di cattivo gusto le strumentalizzazioni politiche che urlano alla malasanità Toscana”. Lo ha dichiarato Pieraldo Ciucchi (Sdi), intervenendo nel dibattito seguito all’informativa dell’assessore alla Sanità, Enrico Rossi, sui trapiantati con ogani di una donna affetta da hiv avvenuti a Careggi.
Ciucchi ha evidenziato che “da noi è stato elaborato un sistema di protocolli che governano i trapianti”. Quel sistema in ordine al quale, per effetto dell’anamnesi della paziente donatrice e per effetto del noto errore commesso dalla biologa di Careggi, “non era vincolante l’effettuazione dell’analisi per rilevare il virus dell’hiv” e “tutto era formalmente in regola per procedere ai trapianti, come poi in effetti è avvenuto”. Secondo Ciucchi, intoltre, “non vi è stata negligenza da parte del responsabile del servizio trasfusionale di Pisa”, visto che “l’accertamento della sieropositivività è stato comunicato nei tempi e con le modalità previsti dal protocollo”.
Le considerazioni da fare, quindi, riguardano la stretta “relazione tra attività trapiantologia e supporto trasfusionale”, visto che in quest’ultimo settore l’analisi per rilevare il virus dell’hiv e dell’epatite è obbligatoria fin dal 2002. I laboratori del centri trasfusionali dispongono di un software che “elimina la possibilità di errore umano, perché la positività del contagio virale è evidenziata in auomatico dal programma”. La morale da trarre da questa vicenda, secondo Ciucchi, è dunque quella di “migliorare il sistema mettendo in rete l’attività trapiantologica con i laboratori di analisi dei centri trasfusionali”.
Il capogruppo ha poi apprezzato “il senso di responsabilità mostrato dalla comunicazione dell’assessore Rossi, che non ha tralasciato alcun aspetto, indicando su quali punti del protocollo occorrerà intervenire e mostrando la volontà politica del governo regionale di rafforzare i controlli e perseguire un sistema di eccellenza ancora più autorevole nei trapianti in Toscana”. Ciucchi ha quindi chiarito di non essersi voluto esprimere sugli organi di stampa nei giorni passati “preferendo un passaggio dentro le Istituzioni”.
Alberto Monaci, capogruppo della Margherita, ha aperto il suo intervento affermando che “da mesi soffriamo l’assenza del ruolo istituzionale per quanto riguarda la IV Commissione (la commissione Sanità del Consiglio, ndr)”: “Possibile che un settore di governo così importante, come la sanità, sia completamente fuori dal nostro impegno?”. Monaci ha parlato di “assenza di lavoro e di impegno in un ruolo istituzionale primario”, di una “responsabilità forse imputabile a tutti noi commissari”, “fino a riconoscere l’inadeguatezza del presidente” della commissione Sanità (il verde Fabio Roggiolani, ndr).
“Il Consiglio che fa?”, ha continuato a domandarsi Monaci, ribadendo, circa la vicenda dei trapianti in discussione, di non aver parlato “all’esterno perché è assurdo non essere capaci di darci un ruolo e poi sparare…”. Il consigliere si è fatto “delle domande, in questi giorni: perché si va a visitare un Centro di alta specializzazione omeopatica a Londra, mentre qui si verificano problemi così grossi?”; “mentre i nostri colleghi erano a Londra – ha aggiunto -, qui si verificava questo impiccio tragico”.
“Noi – ha affermato Monaci – dobbiamo assumere un’iniziativa di verifica complessiva del nostro suolo di legislatori e di controllo”. Per il capogruppo della Margherita occore “rivitalizzare il ruolo assunto dalla Commissione e il suo lavoro”, pena l’omissione di “un nostro precipuo dovere istituzionale e politico”. Il consigliere ha quindi citato il Ministro dell’Università, secondo il quale “manca l’etica nella conduzione delle scelte dell’Università italiana”, affermando: “L’Università nel comparto medico è portante: occorre verificare le sinergie possibili, e là dove le professionalità fornite dall’Università al sistema sanitario toscano non siano adeguate, abbiamo il dovere di dire “no grazie”; che costoro facciano pure la didattica, ma le mani addosso ai pazienti non debbono metterle”.
In consigliere ha parlato del “problema dei concorsi pilotati: ci sono troppe professionalità vere non utilizzate a causa di questo circuito perverso, che porta il sistema sanitario regionale ad utilizzare professionalità non adeguate”. “E’ un problema che esiste, dobbiamo farne un elemento di riflessiona importante: non possiamo limitarci a qualche operatore; è insufficiente e riduttivo”. “Ognuno sceglie l’approccio che ritiene migliore, così come lo stile politico; la scelta che io, e l’ufficio di presidenza della commissione Sanità abbiamo fatto, è quella di non affollarsi intorno ai letti dei malati o ai laboratori, aggiungendo notorietà a vicende tragiche”.
Lo ha dichiarato il verde Fabio Roggiolani, presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale, intervenendo nel dibattito seguito all’informativa dell’assessore Rossi sui trapianti di organi di una paziente affetta da HIV avvenuti a Careggi. Roggiolani ha quindi anticipato un passaggio che avverrà la prossima settimana in Commissione, e cioè “l’audizione con l’Assessore Rossi e con i responsabili del sistema dei trapianti in Toscana, per avere una nuova disamina dela vicenda accaduta”.
La scelta, ha chiarito Roggiolani, è quella di “ribadire che il sistema dei trapianti c’è, funziona e dà risultati straordinari, rispondendo ai bisogni di questa regione e anche di altre”. “Apprezziamo che anche dalle file dell’opposizione vi sia stata grande misura – ha detto ancora il consigliere riferendosi al dibattito svoltosi in Aula -: nessuno si è inginocchiato dinanzi a un sistema di potere, ma tutti abbiamo avuto un’identica preoccupazione: non utilizzare questa vicenda ai fini dello scontro politico”.
“Un comportamento comune in un momento grave – ha aggiunto il consigliere – con qualche eccezione”. Secondo il presidente della commissione Sanità del Consiglio “bene ha fatto la Giunta a portare questa vicenda all’attenzione di tutti”. Il consigliere, parlando di “esigenza di trasparenza”, ha quindi indicato la necessità di “fornire al sistema la cartella clinica informatica per ogni paziente”, già sperimentata in alcune Asl, così da avere la possiblità, ad ogni passaggio, “di poter leggere ciò che le analisi dicono”.
Quanto alla missione a Londra della Commissione, citata dal capogruppo della Margherita Monaci che ha sollevato interrogativi sull’impegno e sul lavoro dell’organismo presieduto da Roggionali, il verde ha affermato: “Siamo andati via due giorni, domenica e lunedì; quanto ha fatto la commissione era stato programmato da oltre due mesi: stendiamo un velo pietoso su chi solleva questa questione”.
– Il primo insegnamento dalla vicenda accaduta è che “intorno a questa discussione – ha detto Filippo Fossati (Ds) - ha prevalso una grande umanità, che è un valore da non disperdere.
Fossati ha espresso “il dubbio che si possa parlare di demotivazione da parte degli operatori della sanità” e si è detto concorde con quanto affermato dall’Assessore, perché “attorno a una componente di errore, c’è stata una difficoltà di sistema”. Per Fossati, dinanzi al sistema sanitario c’è la necessità di “aggiornare, correggere e migliorare”. Il consigliere, ribattendo a quanto sostenuto da alcuni colleghi, ha precisato di non cogliere il nesso “tra eccessi di burocratizzazione e politica” e di non aver “mai visto che dove c’è più competizione, là ci sono minori infortuni ed incidenti”.
Fossati ha sottolineato “un’anomalia toscana, in questo caso positiva: l’Agenzia regionale di sanità che lavora sul controllo di qualità del sistema. Facciamo un monitoraggio – ha detto – in relazione alla trasmissione dei dati su alcune patologie”. “Sia in aula che sui media c’è stata una discussione molto responsabile”, ha detto Giuseppe Del Carlo (Udc), che ha invitato a dare “risposte rassicuranti” all’opinione pubblica. Il punto centrale, secondo Del Carlo, è capire se “questi errori potevano essere evitati” ed in questo senso ha chiesto: “Perché si parla di controlli incrociati solo ora? Non potevano esserci anche prima?” Il consigliere dell’Udc ha sottolineato il fatto che “in presenza di responsabilità evidenti è necessario indagare fino in fondo”.
Del Carlo ha poi invitato ad un maggiore rigore della commissione Sanità invitandola a svolgere audizioni periodiche per vagliare le situazioni dei “settori più importanti del servizio sanitario regionale” e si è detto d’accordo con Fossati, affinché si ridiscuta e si rafforzi il ruolo dell’Agenzia regionale di sanità (Ars).
“La nostra interrogazione – ha detto Eduardo Bruno (Pdci) – voleva sollecitare l’urgenza del dibattito su questa vicenda ed in primo luogo vogliamo esprimere solidarietà ai pazienti coinvolti”.
Il consigliere ha affermato che, secondo il Pdci, il sistema sanitario toscano “è in buona salute”, perciò non servono “strumentalizzazioni” ma affrontare e risolvere “le carenze nella catena dei controlli di cui lo stesso assessore Rossi ha parlato” cosicché non si ripetano “errori umani di questa portata”. Bruno ha giudicato positivamente la proposta “di attrezzare il Consiglio affinché possa condurre un monitoraggio costante” della situazione e quella di “rafforzare il ruolo dell’Ars”.
Secondo Virgilio Luvisotti (Misto), la vicenda ha creato “un’emergenza sociale”.
E ha aggiunto: “Non capisco perché, se, come di dice, il nostro è un sistema d’eccellenza, si parla anche di sistema insufficiente. Allora mi chiedo: perché solo adesso si parla di controlli incrociati? Com’è possibile che per un trapianto non esista un doppio controllo?”. Luvisotti ha infine sottolineato l’anomalia per cui “a Careggi si parla di errore e a Pisa, invece, si sospendono due primari d’eccellenza per i quali io chiedo l’immediato reintegro”.
Solidarietà alle persone coinvolte nella vicenda è stata espressa da Roberta Fantozzi (Prc), che ha detto di aver “apprezzato la relazione di Rossi ed il ruolo che egli ha assunto in questi giorni, perché ha garantito trasparenza e piena assunzione di responsabilità politica”.
Per quanto attiene lo stabilire le responsabilità personali a Firenze e Pisa, ha aggiunto, “questo spetterà a chi ne ha la competenza tecnica”. La consigliera ha ribadito la necessità che si continui l’attività dei trapianti, mantenendo e difendendo quanto del sistema va bene, perché questo è un atto di responsabilità verso i cittadini. “Certo – ha concluso, definendo incomprensibili i richiami alla competitività -, in quest’aula serve discutere di più del sistema sanitario toscano”.
“Voglio rimarcare un punto caratterizzante dell’opposizione di centrodestra – ha detto il capogruppo di Forza Italia, Maurizio Dinelli –: viste le lacune del modello sanitario toscano è necessario modificarlo profondamente con l’obiettivo che il Presidente della Giunta o l’Assessore alla sanità non debbano più intervenire qualche ora dopo una tragedia, perché quando accade questo è la spia del fallimento”.
Dinelli ha chiesto un’indagine sul sistema sanitario e ha sottolineato: “Noi non abbiamo chiesto le dimissioni dell’Assessore. Il problema è politico, non personale. Per questo spero che tutti approvino la mozione che abbiamo presentato”.
“In questi giorni mi sono sempre ritrovato nelle parole e nelle iniziative dell’assessore Rossi, ma sento di dover dire alcune cose in merito al dibattito di oggi”. Così ha esordito il presidente della Giunta regionale Claudio Martini. “È stata una vicenda vissuta con serietà, senso della misura e dignità - ha detto -, anche se è ovvio che poi si torni su questioni politiche”.
E a questo proposito, rivolgendosi al capogruppo di Forza Italia, Dinelli, ha spiegato: “Accolgo tutti i contributi, affinché si discuta senza ideologia. Ma la proposta contenuta nella mozione del centrodestra, per me, non è votabile, perché non mi sembra utile terminare la discussione con delle indicazioni quando è già al lavoro un’apposita commissione che deve fare verifiche”. Inoltre, ha aggiunto il Presidente, “a fine anno dovremo approvare il nuovo Piano sanitario regionale; non mancherà certo l’occasione per affrontare tutti i punti che dovranno essere affrontati”.
Martini ha sottolineato il fatto che “la politica e le Istituzioni non possono comportarsi in maniera meno umana e meno dignitosa delle persone che sono rimaste coinvolte nella vicenda”.
Vicenda a proposito della quale Martini ha detto di aver apprezzato il comportamento dell’Assessore e del Dipartimento per “la totale trasparenza, per non aver sottovalutato la situazione, per non aver scaricato su alcuno la responsabilità, per il sostegno dato ai pazienti, per aver chiesto chiarezza, per aver garantito la continuità dei trapianti e per aver avviato la ricerca di partner eccellenti per procedere alla verifica della filiera dei trapianti”.
Rispetto alle critiche al sistema sanitario regionale il Presidente della Giunta ha affermato: “A me non piace parlare di sistema o modello, ma di Servizio sanitario regionale”.
E ha aggiunto: “Non mi piace nemmeno parlare di eccelenza. Se eccellenza c’è, devono dircelo gli altri”. Rispetto all’accaduto ha detto: “Ha colpito il mondo, per l’errore in cui siamo occorsi ma anche perché è emerso che il nostro è un servizio di qualità capace di reagire in positivo. Io non credo che esistano sistemi perfetti, come qualcuno invoca. Il nostro, però, è un buon sistema, capace di reagire e di offrire servizi ai cittadini”.
Martini ha proseguito dicendo che da quanto accaduto si devono trarre delle lezioni per il futuro: “Si deve puntare ad una più marcata umanizzazione del sistema.
Poi, come ha detto la consigliera Celesti, si deve puntare alla crescita culturale degli operatori. La terza lezione è che il miglioramento non finisce mai”. A questo proposito, rivolgendosi ai consiglieri che avevano chiesto perché non si sia mai previsto la procedura del doppio controllo, Martini ha spiegato: “Il protocollo europeo, applicato in tutti i Paesi europei, prevede un solo controllo. Noi adesso ne prevederemo due perché siamo rimasti scottati”. Poi Martini ha affermato che per applicare tutte le indicazioni scaturite dalla vicenda serviranno “investimenti in tecnologia, formazione e costruzione delle reti.
Il che significa – ha sottolineato – trovare soldi. Dovremo perciò razionalizzare ancora il sistema sanitario regionale, superando la questione degli ospedalini, dei piccoli laboratori e quant’altro, perché non ci sono risorse da reperire altrove”.
Il Presidente della Giunta ha poi concluso con una riflessione sul ruolo della politica. “Ad essa – ha detto – dovremo chiedere almeno altrettanto rigore di quello che chiediamo ai laboratori di analisi o ad altre strutture sanitarie.
La politica deve avere come missione la centralità del malato, la responsabilità, l’appropriatezza della qualità e delle priorità del servizio sanitario sulla base della cooperazione tra i diversi settori, non fare mai demagogia, non sollecitare interessi particolari e infine – ha concluso Martini – non parteggiare per alcuna fazione”. “Tra i migliori e più importanti interventi sentiti dall’inizio della legislatura”. Così il presidente di Alleanza Nazionale in Consiglio regionale, Maurizio Bianconi, al termine delle dichiarazioni rese all’Aula dal governatore, Claudio Martini.
“Il presidente – ha continuato Bianconi – ha detto cose importanti: si abolisce il termine ‘modello’ affermando che c’è un ‘modo di fare sanità’ e si dice no all’eccellenza perché ce la danno gli altri. Noi siamo d’accordo”. Il presidente di An, riferendosi quindi alla mozione presentata dalla minoranza, ha dichiarato che il documento “procede in una direzione di collaborazione e di analisi di tutti i punti critici scoperti”.
La mozione, a firma An, Fi, Udc e gruppo Misto, chiede un impegno affinché la “commissione consiliare competente promuova un’indagine conoscitiva sul sistema delle procedure dei controlli di tutto il sistema sanitario regionale avvalendosi anche, quale organo competente di supporto e di consulenza al Consiglio regionale, dell’Ars (Agenzia regionale di Sanità)”.
Un documento che punta ad “approfondire – ha dichiarato la consigliera azzurra Anna Maria Celesti – l’intero sistema delle procedure, delle verifiche e dei controlli.
Che non sia cioè limitato al solo comparto dei trapianti, ma veda coinvolto l’intero modello sanitario toscano”. “In questo senso – ha aggiunto Celesti – spiace apprendere che il presidente Martini non condivide lo spirito della mozione anche a seguito di un intervento che giudico molto interessante e non privo di spunti”.
Sulle dichiarazioni del governatore, anche il presidente del gruppo Udc, Marco Carraresi, ha espresso apprezzamenti: “Martini è volato alto”, ha detto, pur dicendosi “meravigliato” che di fronte ad una situazione quale quella tracciata, “non si abbia il coraggio di ammettere l’esistente ma anzi si sia timorosi di controlli”.
“Per questo – ha concluso Carraresi – votare contro la mozione del centrodestra equivarrebbe a fare come gli struzzi”.
Al consigliere diessino, Filippo Fossati, l’occasione di rispondere per primo alla minoranza: “Come forze al governo – ha detto – non siamo contro approfondimenti sui punti di criticità del nostro sistema, tutt’altro. Siamo disponibili a partecipare attivamente, ma – ha sottolineato Fossati – la mozione si fonda su premesse politiche inaccettabili”.
Sulla stessa linea tracciata dal consigliere diessino, anche il vicepresidente dei Verdi, Fabio Roggiolani, che si è detto disponibile a “dare un segnale che affermi l’impegno, sin da ora, a portare avanti i doveri tracciati oggi”.
Per il consigliere occorre però una rivisitazione del testo della mozione, “cassando la parte descrittiva del testo”.
“Si può fare tutto”, ha esordito il consigliere azzurro Paolo Bartolozzi, “ma di fronte alla richiesta della minoranza per un’indagine conoscitiva, non si può opporre un diniego. Siamo alla frutta”. “Lacune – ha continuato Bartolozzi – ci sono state. Non si può continuare ad andare avanti solo con proclami. Dopo le belle parole dette da Martini, è evidente che non c’è una volontà politica”.
Per il vicepresidente di Rifondazione Comunista, Roberta Fantozzi, è “assolutamente opportuno che si mettano in campo tutte le iniziative necessarie.
Per quel che ci riguarda – ha detto – saremo favorevoli alla mozione se esiste la volontà a cassare dal testo la parte descrittiva”. Fantozzi ha quindi espresso apprezzamenti sull’intervento del presidente Martini dicendosi d’accordo a parlare “non più di sistema, ma di servizio sanitario”.
Per il vicepresidente dei Comunisti Italiani, Eduardo Bruno, lo “spirito della mozione è condivisibile. Tuttavia occorre togliere la parte descrittiva così come avanzato dai consiglieri che mi hanno preceduto”.
Il documento è apparso invece “inaccettabile” dall’assessore Enrico Rossi, che ha parlato di “messa sotto indagine dell’intero sistema sanitario toscano”.
“Il testo – ha dichiarato l’assessore – contiene giudizi politici tali che la maggioranza non può votarli. Deve essere respinto”. Per Rossi, il testo “ragiona come se non avessimo fatto nulla. Non è pertanto votabile, né è in sintonia con la relazione che ho appena presentato”. La posizione espressa dall’assessore ha provocato reazioni da parte del centrodestra espresse in prima battuta dal presidente di Forza Italia, Maurizio Dinelli: “le dichiarazioni rese da Rossi – ha detto – sono gravissime e non possono portare ad una revisione del testo da noi presentato.
Piuttosto – ha concluso il consigliere azzurro – la maggioranza potrebbe discutere se presentare una propria mozione”.
Di diverso avviso il presidente Ds, Paolo Cocchi: “Siamo favorevoli – ha detto – a dare al Consiglio un compito di approfondimento. È evidente, però, che nel testo insistono giudizi politici che ci vedono necessariamente distanti”. Ad anticipare l’assenza al voto sul documento della minoranza, il presidente del gruppo Sdi, Pieraldo Ciucchi, che si è detto “non interessato ad aprire una commissione conoscitiva.
Sono disponibile invece – ha rilevato – ad approfondire nella commissione competente, circoscritti elementi di criticità”.
Dopo una sospensione dei lavori si è arrivati alla votazione di due mozioni, una presentata dalla maggioranza, l’altra dalla minoranza. In una serie di interventi i consiglieri regionali hanno precisato le loro posizioni e fatto dichiarazioni di voto. “Chiediamo che la quarta commissione torni ad occuparsi non di marginalità ma di dati essenziali per la sanità toscana”, ha detto Alberto Monaci (Margherita).
Il consigliere ha criticato poi la mozione del centro-destra, con un “no politico e morale”. “La maggioranza è divisa su tutto – ha dichiarato Maurizio Dinelli (Forza Italia) – Abbiamo dato la nostra disponibilità a modificare la nostra mozione, ma la maggioranza ha detto che questa non esiste più e ne ha presentata un’altra”. Per Dinelli, la maggioranza ha criticato la commissione presieduta dalla stessa maggioranza.
Il consigliere Pieraldo Ciucchi (Sdi) ha commentato positivamente il confronto che è avvenuto in aula, all’infuori delle polemiche finali, che hanno spostato il dibattito, fondamentale per la sanità toscana, su un altro piano.
“I tentativi di ‘rimpastoiamenti’ che ci sono stati attribuiti sono molto più confusi che reali – ha precisato Paolo Cocchi (Ds) – Abbiamo acconsentito ad una pausa per valutare la possibilità, da parte della minoranza, di un ritiro della loro mozione”.
“Amarezza per come si è conclusa la discussione”, è stata espressa da Mario Lupi (Verdi) che ha sottolineato l’appoggio del suo gruppo alle posizioni espresse da Martini e Rossi. Il dibattito si è concluso con la votazione delle due mozioni: quella del centro-destra, che nella parte narrativa sottolineava “gravi lacune del modello sanitario toscano”, definito come “autoreferenziale”, è stata respinta, mentre è stata approvata quella del centro-sinistra.
La mozione approvata ha ricevuto, nella sua interezza, il voto favorevole di Ds, Sdi, Verdi, Pdci, Prc e quello contrario del centro-destra, con i consiglieri della Margherita che sono usciti dall’aula. Mentre i gruppi di centro-destra hanno detto sì solo alla parte della mozione che impegna la commissione Sanità a “promuovere un approfondimento conoscitivo sul sistema delle procedure e della trasmissione degli atti clinici nel settore dei trapianti e in quelli a più alta complessità”.