Firenze, 6 marzo 2007- “Stiamo pensando proprio alle Società della Salute per la gestione dei servizi relativi alla non autosufficienza: entro maggio presenteremo un Piano integrato di livello regionale che sarà un elemento importante anche per una esperienza a cui è necessario dare continuità”.
Così Gianni Salvadori, assessore al sociale della Regione Toscana, nel suo saluto introduttivo agli “Stati generale delle Società della Salute”: il convegno, organizzato dalla IV Commissione consiliare in collaborazione con la Giunta regionale, ha messo a confronto “eccellenze e criticità” di questa forma organizzativa per il governo integrato della sanità e del sociale attraverso la partecipazione dei territori.
Salvadori ha giudicato in termini positivi il lavoro fino ad oggi svolto dalle SdS, soffermandosi in particolare sulle gestioni associate dei servizi (“un passaggio davvero cruciale nela logica della razionalizzazione dei servizi”).
“A quasi quattro anni dall’approvazione della loro costituzione, le 18 Società della salute sperimentate in Toscana sono costate, ad oggi, ai cittadini 7 milioni e 500 mila euro per la sola costruzione dell’impalcatura strutturale, senza che ci sia stato alcun vantaggio nella maggior parte dei casi alcun vantaggio in termini di risposta ai bisogni di salute per le popolazioni e i territori di riferimento. Un bilancio dunque negativo che vede il primato della politica a detrimento della centralità della persona, in un settore così importante quale è quello della tutela della salute dei cittadini.” Questo il giudizio di Anna Maria Celesti, Vicepresidente della Commissione sanità in Consiglio regionale, intervenendo agli al convegno sugli “stati generali della Società della salute”.
“Forza Italia ha puntato il dito - continua la consigliera azzurra - contro queste strutture, che ad oggi si sostanziano solo e soltanto come dispendiose duplicazioni strutturali e funzionali delle zone-distretto già esistenti, che accrescono i passaggi e il peso della burocrazia, moltiplicano le poltrone ad esclusivo uso della politica e accentuano lo scollamento tra ospedale e territorio di riferimento rischiano. Siamo ancora lontani – continua Celesti - dal risultato di vedere ridotti i costi di gestione amministrativa, di liberare risorse in favore del territorio, di garantire un’omogeneità delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie.
Occorre perciò fare un’analisi attenta e priva di pregiudizi ideologici per verificare se le soluzioni e i modelli sperimentati siano effettivamente in grado di garantire ai malati la certezza di poter terminare i loro percorsi assistenziali dopo le dimissioni ospedaliere e/o fornire risposte adeguate rispetto alla non autosufficienza degli anziani, alla disabilità, al disagio mentale e alla tossicodipendenza. In caso contrario, si deve avere il coraggio di tornare indietro e procedere a una diversa programmazione e organizzazione del territorio perché diventi effettivamente la sede prima della salute e poi della sanità.
Solo su queste basi – conclude la consigliera azzurra – saremo disponibili ad un confronto preventivo con la maggioranza, avendo il preciso obiettivo di garantire al cittadino un servizio socio-sanitario che sia gestito da un’ampia partecipazione di più soggetti, pubblici e provati, profit e no profit, con il controllo della parte pubblica ”