La Commissione Lavori pubblici del Senato ha bocciato nei gionri scorsi la lista delle grandi opere preparata dal ministro Di Pietro – tra cui il sottoattraversamento della TAV a Firenze – perché "non costituisce l'elenco delle priorità infrastrutturali del governo Prodi". Il documento di ricognizione delle opere infrastrutturali era stato presentato lo scorso 16 novembre dal Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. Se il governo taglia 150 miliardi si passa dalla legge Obiettivo Berlusconi-Lunardi (220 grandi opere avviate e risorse quasi a zero) ad un «master plan» da 50-60 che si scontra con i vincoli della Finanziaria, che sta destinando solo 3,3 miliardi per le grandi opere.
Per Ornella De Zordo di Unaltracittà/Unaltromondo si tratta di un atto importante, perché mette la parola fine all'enfasi sproporzionata che gli enti locali, a partire dal Comune di Firenze per arrivare alla Regione Toscana, hanno messo su questa lista di opere inutili, costose e dannose per il territorio.
A partire da quello che i movimenti chiamano il 'verme di Firenze', ovvero il doppio tunnel ferroviario che nelle intenzioni dell'amministrazione Domenici dovrebbe passare sotto la città.
Lo stop della commissione parlamentare è particolarmente interessante perché si basa sul presupposto che le opere pubbliche debbano essere fatte solo se integrate nel Piano Generale dei Trasporti e solo rispettose dell'ambiente e del territorio. In pratica le priorità indicate da di Di Pietro sono autoreferenziali e definite senza l'apporto del Ministero dei Trasporti e del Ministero dell'Ambiente.
In sostanza il Parlamento dice basta a tutte quelle opere figlie di uno sviluppismo fine a se stesso. Basta a tutte quegli Enti Locali che in nome di una falsa modernità sono pronte ad offrire su un piatto d'argento un miliardo e trecento milioni di euro di appalti alle imprese costruttrici solo per la TAV di Firenze, magari con gli stessi pseudo criteri di controllo che hanno portato alla devastazione dell'ecosistema del Mugello.
Anna Donati, presidente della Commissione Trasporti, continua nella nota parlamentare: "L'individuazione delle opere prioritarie deve avvenire sulla base di una valutazione ambientale strategica (di competenza del ministro dell'Ambiente) che abbia come obiettivi il riequilibrio modale verso sistemi a minore impatto ambientale come ferrovie e cabotaggio e la soluzione dei problemi di mobilità urbana nelle città" [...] "Inoltre", continua Anna Donati, "si dovrà procedere con una programmazione fortemente integrata con il Piano Generale dei Trasporti che garantisca, per un verso, il coinvolgimento delle realtà regionali e territoriali e, per altro verso, il costante controllo e monitoraggio del Parlamento sugli investimenti".
Da notare la grande novità introdotta grazie al programma dell'Unione. Le grandi opere devono avere la caratteristica di risolvere i problemi della mobilità cittadina. Una misura intelligente, che spinge al buon governo anche gli enti locali sul piano dei trasporti pubblici. Tutto il contrario di quello che avviene oggi nella nostra città, dove l'amministrazione Domenici costruisce male e in maniera improvvisata una tranvia fondamentale per il rilancio della mobilità pubblica, dove la controllata Firenze Parcheggi può permettersi un bilancio da paura, dove il trasporto dei pendolari è sacrificato in nome del grande totem dell'Alta Velocità.