L’antico acquedotto medievale che, come un affascinante labirinto, attraversa per oltre venticinque chilometri il sottosuolo della città di Siena è il tema del volume curato da Armando Costantini, Duccio Balestracci e Lara Vigni per i tipi di Protagon editori. “ La memoria dell’acqua. I bottini di Siena” in libreria dal 28 novembre (pagg. 248, Euro 35,00) affronta con un rigoroso taglio storico-scientifico uno dei temi più cari legati alla storia della città di Siena. L’articolata rete di acquedotti sotterranei che deve il suo nome alla caratteristica volta a “botte” delle gallerie, alte fino a 1,80 metri e larghe 0,90 m.
fino a poco tempo fa svolgeva la sua regolare funzione rifornendo d’acqua fonti e pozzi sparsi in tutta la città. Realizzato tra il XII e il XV secolo grazie all’impegno di importanti ingegneri senesi come Mariano di Iacopo, detto il Taccola e Francesco di Giorgio, che lasciarono nei loro tratti le testimonianze di grandi abilità tecnologiche, fu costruito per garantire l’approvvigionamento idrico in una delle zone della Toscana più povere d’acqua. Ricco di illustrazioni a colori, il volume , attraverso gli antichi testi manoscritti, riporta le tecniche e gli strumenti impiegati per la realizzazione della rete dei bottini ed i progetti più o meno fantasiosi di ingegneria idraulica che furono sviluppati per affrontare la carenza d’acqua.