Pisa – E’ opinione diffusa che l’osteoporosi sia, con rare eccezioni, un problema femminile. Errore. Oltre venti fratture vertebrali su cento e un terzo circa dei femore rotti riguardano i maschi, con aumento della morbilità e della mortalità, esattamente come per le donne. Anzi. Un femore rotto può avere più conseguenze fatali proprio tra gli uomini.
Osteoporosi maschile, ovvero 1,1 milioni di casi in Italia (contro 3,6 milioni di donne): ecco uno dei temi più dibattuti al congresso nazionale della SIOMMMS in corso a Pisa.
Ne ha parlato, tra gli altri, l’endocrinologo Stefano Gonnelli (Università di Siena). Il fenomeno, a lungo sottovalutato, è in effetti in progressiva emersione in parallelo all’invecchiamento della popolazione. Vivendo di più, anche gli uomini finiscono difatti per presentare degenerazioni dello scheletro (per quanto in minor misura) fin qui attribuite alle sole donne.
C’è semmai una diversità nelle cause. Nei maschi la perdita di osso trasecolare conseguente all’età è difatti caratterizzata da un assottigliamento delle trabecole ossee, che frena il processo di formazione di nuovo osso.
Nelle donne c’è invece una perforazione dell’osso trasecolare e una perdita di connettività.
L’osteoporosi maschile è comunemente classificata come involutiva (legata all’età) oppure come secondaria. L’incidenza della secondaria oscilla tra il 30% e il 60% dei casi e varia a seconda dei Paesi e degli studi. Certe, però, sono alcune delle cause principali, ossia l’ipogonadismo, l’abuso di alcolici e le terapie a base di steroidi (per inalazione e per bocca) con cui si trattano le malattie polmonari croniche, dall’asma bronchiale alle broncopneumopatie ostruttive, in continuo aumento.
In proposito, la reumatologa Ombretta Di Munno (Università di Pisa) ha ricordato l’ormai ampia documentazione negativa circa il trattamento per inalazione.
Una terapia niente affatto sicura per l’osso, come si è a lungo pensato, bensì essa stessa responsabile di effetti scheletrici indesiderati, sia in termini di riduzione di massa ossea che di maggiore incidenza di fratture.
Ciò sta dunque suggerendo agli pneumologi nuove strategie per proteggere i pazienti: prima con tecniche inalatorie capaci di ridurre al minimo l’assorbimento orale del farmaco dato come spray; poi sottoponendoli a controlli radiografici per scoprire eventuali fratture; infine cercando di prevenire queste fratture con farmaci adeguati.
Due dei problemi di cui più si discute in materia di osteoporosi maschile sono la diagnosi e la soglia di intervento farmacologico. Nel primo caso, secondo Gonnelli la soluzione migliore è applicare anche all’uomo il valore di densità minerale ossea (BMD) utilizzato nella donna, considerato che a certi valori il rischio di frattura è lo stesso nei due sessi. Circa i farmaci, per i pazienti con una pregressa frattura da fragilità il trattamento è indicato indipendentemente dall’età, mentre negli altri casi la soglia è definita in base al rischio assoluto di frattura a 10 anni, che implementa i valori di BMD e l’età.
Quanto alla terapia, il testosterone è il trattamento di elezione solo nei casi di osteoporosi da ipogonadismo.
I bisfosfonati, in particolare alendronato e risedronato, oggi sono considerati trattamento di scelta nell’osteoporosi primaria del maschio e nell’osteoporosi steroidea. L’arrivo del teriparatide, farmaco caratterizzato da una potente attività anabolica sul tessuto osseo, apre però nuove prospettive.
Il professor Luca Dalle Carbonare dell’Università di Verona si è aggiudicato la prima edizione del Premio Siommms Stroder. Si tratta dello speciale riconoscimento che la Società italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro e l’industria farmaceutica I.F.B.
Stroder assegnano da quest’anno al miglior progetto di ricerca.
Il premio è stato consegnato oggi a Pisa a conclusione della terza giornata di lavori del VI Congresso Nazionale Siommms. Consiste in un fondo di 20 mila euro destinato a sostenere la ricerca in questione. Il regolamento prevede che sia messo a disposizione del vincitore in due fasi: la metà subito, l’altra metà al termine della ricerca.
L’endocrinologa Maria Luisa Brandi (Università di Firenze), che come presidente della Siommms presiede anche la Commissione di valutazione del premio, sostiene che il progetto vincitore “è molto importante per la ricerca sull’osteoporosi”
In concreto, il professor Dalle Carbonare sta lavorando sulle cellule preostoblastiche, ovvero cellule che derivano dalle staminali e che sono fondamentali per la formazione e la ricostruzione dell’osso.
La loro particolarità è che possono riportare lo scheletro allo stato di salute originario, a differenza delle cellule osteoclastiche, che incidono in senso contrario sul metabolismo osseo giornaliero, causando, se presenti in misura eccessiva, l’osteoporosi.
La singolarità del premio sta in una serie di regole precise che impediscono voli pindarici e nepotismi. Di ogni progetto conta infatti anche il grado di fattibilità. Sono poi vietati i conflitti d’interesse, ossia non sono stati ammessi assistenti, collaboratori o parenti dei membri della giuria.
Nella giuria di questa edizione figurano i massimi esperti italiani: il reumatologo Silvano Adami (Verona), il gerontologo Gaetano Crepaldi (Padova), l’internista Ranuccio Nuti (Siena), il reumatologo Sergio Ortolani (Milano), e appunto la professoressa Brandi.
La I.F.B.
Stroder, da anni impegnata nel cardiovascolare, solo di recente è entrata nel settore osteoporosi grazie al lancio di una nuova molecola, il Ranelato di Stronzio, la cui caratteristica peculiare è di possedere un’azione doppia sul metabolismo osseo: riduce la distruzione di osso e allo stesso tempo stimola la formazione di nuovo osso, ridimensionando così il rischio delle temute fratture vertebrali e del femore.