Domani alle 10,45, una delegazione di disabili toscani sarà in piazza della Signoria, per prendere parte alla Staffetta della pace La Verna – Montenero, organizzata in supporto del popolo Saharawi che da anni lotta in modo pacifico per la sua indipendenza. Una presenza, quella dei diversamente abili della nostra regione, favorita dalle Pubbliche assistenze toscane, parte attiva nel progetto di solidarietà internazionale per questa popolazione, ma anche in tante iniziative di sostegno alla disabilità.
Gli atleti in carrozzina saranno presenti anche per denunciare la discriminazione e l’indifferenza che ancora oggi spesso devono subire, e lo faranno attraverso un documento che vuole essere anche un’invocazione alle istituzioni per un impegno più fattivo ad abbattere le barriere di tutti i tipi. Da piazza della Signoria, dopo l’incontro col sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, la staffetta ripartirà per una passerella nel centro storico attraverso questo percorso: via de’Calzaioli, p.zza della Repubblica, via Vigna nuova, Piazza Goldoni, Ponte Carraia, Lungarno Sederini, Lungarno Santa Rosa, via della Fonderia, piazza Gaddì, via de Vanni, via del Sansovino, viale Talenti in direzione di Scandicci.
Di seguito il documento per la piena integrazione.
«Superare la discriminazione. Abbattere il muro del silenzio, le barriere dell’informazione e della disattenzione. I disabili toscani partecipano alla tappa fiorentina della staffetta per la pace La Verna – Montenero, per dare il loro sostegno alla battaglia pacifica del popolo Saharawi per l’indipendenza. Una partecipazione favorita dalle Pubbliche assistenze della Toscana, parte attiva nel progetto di solidarietà internazionale verso questo popolo, ma anche in tante altre iniziative di sostegno e aiuto per i diversamente abili.
Solidarietà dunque, ma anche voglia di denunciare la carenza di attenzione, e il disagio quotidiano nell’affrontare i problemi, nel vivere una vita che dovrebbe essere quanto più possibile senza barriere. Ancora nel 2006, l’applicazione di principi fondamentali, quali la non discriminazione e l’inclusione dei cittadini disabili nella vita quotidiana sembrano ancora disattesi. In Italia più di tre milioni di persone, pari al 5% della popolazione, soffre di patologie altamente invalidanti.
La percentuale cresce fino a raggiungere l’8% se si considerano anche coloro che, pur non essendo completamente invalidi, hanno serie limitazioni alla completa autonomia.
Molto viene fatto, ma molto resta ancora da fare. Negli ultimi anni la comunità europea ha legiferato in merito all’abbattimento delle barriere architettoniche. Sono stati raggiunti in proposito risultati di diversa efficacia grazie ai quali i disabili hanno avuto maggiore possibilità di muoversi fisicamente. Ancora però restano questioni aperte.
Anche in Toscana, terra di integrazioni e all’avanguardia per l’assistenza sociale. Il nuovo obiettivo è quello di abbattere anche le barriere di accesso al mondo dell’informazione e della comunicazione. Anche i media dovranno impegnarsi a promuovere le istanze dei disabili, a parlare delle difficoltà che affrontano ogni giorno, e delle loro vittorie nella battaglia quotidiana per l’integrazione. Un impegno che deve essere anche delle istituzioni, verso la sensibilizzazione in merito alle molteplici forme di discriminazione a cui i disabili sono esposti, alle diverse forme di handicap e all’eterogeneità delle persone con disabilità.
Particolare attenzione deve essere infine prestata al diritto di bambini e giovani disabili ad un pari diritto all’insegnamento.
La presenza alla staffetta della pace, oggi, qui in piazza della Signoria, davanti al sindaco Domenici e alle istituzioni, vuole essere un segno, e una richiesta per un impegno più concreto nei confronti della disabilità. Bastano piccoli gesti, per evitare grandi mortificazioni. Una su tutte: la cerimonia d’inaugurazione delle Paraolimpiadi a Torino, brutalmente interrotta dalla televisione di Stato, per mandare in onda un programma di cartoni animati.
Ma anche a livello locale non manca il disinteresse. Alle istituzioni chiediamo uno sforzo per promuovere lo sport tra disabili, unica vera attività ‘normalizzante’. Realizzare impianti che permettano di praticare una disciplina sportiva anche a chi è diversamente abile. E ai media, cancellare l’indifferenza. Aiutare il popolo Saharawi, allo stremo dopo un alluvione nel deserto che ha distrutto gli accampamenti e affamato uomini, donne e bambini. I disabili non si tirano indietro, ma chiedono anche rispetto per le loro istanze»