Produzione di grande formato del Teatro Eliseo: L’uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello, è la tragica commedia scelta da Leo Gullotta per il suo ritorno al teatro di prosa.
In scena accanto a Leo Gullotta, Carlo Valli, Antonella Attili con Gianni Giuliano. La regia è di Fabio Grossi, le scene e i costumi di Luigi Perego, le musiche di Germano Mazzocchetti, le luci di Gigi Saccomandi.
La commedia è tra le più rappresentate e meglio accolte dal pubblico, probabilmente per le sue esteriori apparenze di pochade che ne nascondono l’intima drammaticità e il suo più valido e intrinseco significato: quello di una satira graffiante delle ipocrisie e del perbenismo borghese, satira che la rende attuale ancora oggi a ottantacinque anni di distanza.
Tratta dalla novella Richiamo d’obbligo fu rappresentata per la prima volta nel maggio del 1919 dalla compagnia di Antonio Gandusio, e ben presto tradotta e messa in scena anche all’estero: in Spagna, Polonia, Ungheria, ma anche a Berlino e a Praga, ad Atene e a New York, e nel 1931 a Parigi con Marta Abba. Un successo insperato, visto il dissenso della "prima milanese" e la rimozione dalle scene italiane durante gli anni del fascismo, di questo testo considerato "triviale", anche se, nel 1922, il critico Silvio D’Amico esprime un giudizio favorevole: "Tutto è trattato con spirito originale, e in tutto s’avverte un sapore acre e nuovo non conosciuto nel nostro teatro prima che Pirandello v’apparisse".
Ma dagli anni Cinquanta, "l’iniezione di veleno" di quest’opera, considerata da Pirandello stesso "una delle più feroci satire che siano mai state scritte contro l’umanità e i suoi valori astratti", non offende più ed è un susseguirsi di successi.
L’intreccio è molto semplice: il "trasparente" professor Paolino (l’uomo), un insegnante onesto e rispettabile, che dopo aver reso madre "la virtuosa signora Perella" durante una delle frequenti assenze del marito ammiraglio, costringe quest’ultimo, infedele e insensibile al fascino della moglie, e perciò definito "la bestia", a compiere – contrariamente al suo solito – il proprio dovere coniugale: mezzo per raggiungere tale scopo una torta afrodisiaca appositamente preparata.
In un susseguirsi di scene non prive di angosciosa suspense per i due amanti, la vis comica di Pirandello emerge pienamente: il nascituro avrà un padre legittimo, la virtù della signora Perella e la rispettabilità del professor Paolino continueranno ad essere inattaccabili.
LEO GULLOTTA
Nato a Catania ha debuttato giovanissimo al Teatro Stabile. Dove dal 1963 al 1973 ha ricoperto ruoli e generi molto diversi fra loro fino a quelli di protagonista e co-protagonista. Dieci anni passati con grandi maestri come Turi Ferro e Salvo Randone sono la base della sua solida carriera recitativa.
Conclusa la proficua esperienza con lo Stabile si trasferisce a Roma, dove, da subito, imponendo il suo irresistibile talento comico, si afferma soprattutto nel cabaret. Contemporaneamente lavora anche nel cinema, soprattutto quello commerciale molto popolare in quegli anni. L’incontro con Nanny Loy, segna profondamente la sua carriera cinematografica. Loy lo dirige affidandogli ruoli primari sempre più drammatici: da Cafè Express nel 1979, a Mi manda Picone nel 1983 fino a Scugnizzi nel 1989, per citarne alcuni.
Negli stessi anni giovani registi si lasciano conquistare della sua grande versatilità di interprete. Tra tutti, Giuseppe Tornatore. Nel 1986 è nel suo film d’esordio Il camorrista, nel ruolo di un determinato commissario di polizia, per la cui interpretazione riceve il suo primo David di Donatello e nel 1988 commuove il pubblico di tutto il mondo grazie ad un'altra straordinaria interpretazione nel film premio Oscar Nuovo Cinema Paradiso. La sua poliedricità lo porta ad alternare il grande cinema d’autore con il grande varietà degli spettacoli televisivi del Bagaglino.
In questo festoso contesto crea la popolarissima figura della Signora Leonida che, assieme alle numerose e riuscite parodie di personaggi politici e dello spettacolo, lo rendono uno degli attori più amati dal pubblico. Se nel varietà televisivo continua a esibire tutto il tuo talento comico, al cinema continuano a susseguirsi i ruoli in storie impegnate come nel film La scorta di Ricky Tognazzi, Il Carniere e Un uomo perbene di Maurizio Zaccaro, e nel più recente Vajont di Renzo Martinelli. Ma anche ruoli di grande poesia, come nel film Palla di neve di Maurizio Nichetti, o affrontanti con sensibile delicatezza, come nella commedia amara di Cristian De Sica Uomini, uomini, uomini, o nel drammatico Territori d’ombra di Paolo Modugno sul tema oscuro della pedofilia.
Altrettanto intensi sono i numerosi personaggi da lui interpretati per i film televisivi, tra gli altri A che punto è la notte di Nanni Loy, Una madre inutile di J. Maria Sanchez, Dio ci ha creato gratis di Elvio Porta, Cristallo di Rocca di Maurizio Zaccaro, Onora il padre di Tescari, le sei puntate di Cuore dirette da Zaccaro, o i più recenti Il cuore nel pozzo di Alberto Negrin sulla tragedia delle foibe, e Il bell’Antonio ancora di Zaccaro da Brancati. Durante tutta la sua lunga carriera di attore televisivo e cinematografico, costellata da prestigiosi premi e riconoscimenti non ha mai abbandonato il suo primo amore: il teatro.
Dal debutto nel 1963 con Questa sera si recita a soggetto di Pirandello con Turi Ferro, e dai tanti spettacoli con lo Stabile di Catania, ha poi preso parte a spettacoli diretti da Enriquez: I Viceré di De Roberto, da Landi: Il giorno della civetta di Sciascia, e poi Fenoglio, Cobelli, fino agli spettacoli più recenti tra cui Lapilli con la regia di Fabio Grossi. Oggi per il ritorno al teatro, dopo quindici anni, ha scelto, non a caso, un apologo sull’ ipocrisia umana: L’uomo la bestia e la virtù di Luigi Pirandello.
FABIO GROSSI
Attore, debutta in teatro nel 1977, spaziando poi in tutte le discipline dello spettacolo, dal teatro al cinema, dalla televisione alla radio, ma anche doppiaggio e pubblicità.
Ha collaborato con alcuni dei più importanti registi teatrali italiani: Luca Ronconi, Giorgio Puecher, Edmo Fenoglio, Giancarlo Nanni, Beppe Navello. Curiosa e particolare è stata una sua interpretazione di Polonio in Amleto di Shakespeare per la regia di Di Stasio, che lo ha diretto anche nel ruolo di Tiresia in uno studio su Edipo re di Sofocle nel 1997. Nella stagione 2003/2004, partecipa allo spettacolo, che vede Daniele Costantini autore e regista, dal titolo Chiacchiere e Sangue – i fatti della banda della Magliana - nel ruolo de "er Palletta".
Dal lavoro teatrale è stato tratto poi il film per il grande schermo I fatti della Banda della Magliana. Ha preso parte all’ultimo film di Paolo Sorrentino, L’amico di famiglia, di prossima uscita. Prolifico è il suo rapporto con la televisione dove partecipa come co-protagonista in molti varietà-contenitore, e negli anni Novanta, in vari film e serial di successo, Le ragazze di Piazza di Spagna, Il tesoro di Damasco, Gioco di specchi, Commesse 2, e la Tassista per la regia di José M. Sanchez, Dio ci ha creato gratis con Leo Gullotta, La dottoressa Giò per la regia di De Luigi in tutte e due le serie.
Nella stagione televisiva 2002/03 partecipa all’83° episodio della Squadra di RAI3, e come personaggio fisso nel ruolo di Tancredi nella fiction in 26 puntate di RAI2 Cinecittà per la regia di Alberto Manni. Nel 2003 è nella alla serie televisiva Un ciclone in famiglia di Carlo Vanzina. Nel 2005 è il Cardinal Riario nel film prodotto dalla emittente spagnola Antenna Tre: Los Borgias (I Borgia) per la regia di Antonio Hernandez. Nel cinema varie sono state le sue esperienze, ultima Vajont di R.
Martinelli; nel 1988 ha lavorato con Nanni Loy nel film Scugnizzi, cui fanno seguito altri lavori partecipando anche al suo Candid Camera Show. Negli ultimi anni, pur continuando la professione d'attore, i suoi interessi si sono rivolti alla drammaturgia e alla regia teatrale. La sua prima produzione letteraria è stata una sacra rappresentazione della passione, dal titolo Ecce Homo, costruita su laudi umbre del Milleduecento e Milletrecento e impreziosita da una splendida partitura musicale del Maestro Davide Remigio.
Nel 2000 a Roma, al Piccolo Eliseo, è stata presentata una costruzione drammaturgica sulla tragedia sofoclea di Edipo e Giocasta dal titolo Figlio di madre vedova, della quale ha curato la regia teatrale, oltre che la scrittura drammaturgica. Nel Giugno 2003 ha messo in scena il suo testo Lapilli – suoni e voci dall’Isola, con protagonista Leo Gullotta e con l’ensemble musicale degli Al Qantarah. Nello stesso anno collabora in qualità di regista assistente alla messa in scena italiana del musical Fame.
Nell’estate del 2004 cura l’allestimento dello spettacolo di Giuseppe Manfridi Prima della guerra, di cui è l’ideatore dell’omonimo progetto di multimedialità, che debutta nel sito archeologico del Polo Museale dei Mercati di Traiano. Il suo ultimo lavoro teatrale è Gender Gangup Here ispirato al dramma Spettri di Ibsen. Nell’autunno dello stesso anno cura la "serata spettacolo" sull’opera letteraria di Gadda protagonisti Leo Gullotta e il Maestro Luis Bacalov. Oggi è il regista del lavoro pirandelliano L’Uomo, la Bestia e la Virtù, prodotto dal Teatro Eliseo con protagonista Leo Gullotta.