In occasione del 250° anniversario della nascita di W. A. Mozart, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, col concorso del Comitato nazionale Le vie di Mozart, ha organizzato una mostra di documenti, libri, incisioni, disegni, oggetti, relativi al soggiorno fiorentino del giovane musicista, che insieme al padre Leopold sostò per una settimana a Firenze in occasione del suo primo viaggio in Italia e il 2 aprile 1770 tenne una memorabile accademia nelle sale della Villa del Poggio Imperiale alla presenza del Granduca Pietro Leopoldo.
Il viaggio che si svolse dal dicembre 1769 al marzo 1771, risultò assai stimolante per il quattordicenne musicista che ne ricavò riconoscimenti e notorietà, come testimoniano le lettere di Leopold alla moglie, il suo libro di appunti di viaggio e le cronache della gazzette italiane contemporanee.
Il titolo della mostra Mozart a Firenze:“qui si dovrebbe vivere e morire”, è tratto da una lettera in cui Leopold, in genere non facile agli entusiasmi, in procinto di lasciare la capitale toscana scrive alla moglie: “Sono assai rattristato di dover ripartire di qui già venerdì prossimo per arrivare in tempo a Roma. Vorrei che tu potessi veder Firenze, la posizione di questa città, i dintorni: diresti che qui si dovrebbe vivere e morire.”(… du wuerdest sagen, dass man hier leben und sterben soll).
La mostra e il catalogo che l’accompagna, edito da Vallecchi con la cura consueta, ricco di studi originali di noti studiosi e di competenti bibliotecari, permettono di arricchire e precisare gli avvenimenti del soggiorno fiorentino del giovane musicista austriaco, dall’esatta localizzazione dell’albergo dell’Aquila nera in cui padre e figlio pernottarono, alla figura del compositore dilettante Enrico Gavard des Pivets, finora ignorato dalle cronache.
La mostra
La prima parte della Mostra è dedicata al tema del viaggio: viaggiare nel Settecento era faticoso e scomodo, soprattutto per chi, come i Mozart, utilizzava una diligenza postale ordinaria, di quelle che, seguendo un tragitto prestabilito a una velocità prescritta trasportavano lettere, beni e persone con bagaglio proprio. La carrozza, croce e delizia del viaggiatore del ‘700, è simboleggiata nella mostra da un modellino di cocchio dell’epoca.
Provenienti dalla Lombardia, dopo una breve permanenza a Bologna, i Mozart lasciarono la città emiliana giovedì 29 marzo 1770 e puntarono su Firenze.
Percorsero la strada carrozzabile Bologna-Firenze di 75 miglia, appena sistemata (per consentire più facili collegamenti con Vienna) secondo un nuovo tracciato che arrivava al Passo della Futa e permetteva di percorrere il tratto fra le due città in un solo giorno. Giunsero a Firenze il 30 marzo sera. Attraversarono l’arco di trionfo di fronte alla Porta San Gallo, edificato nel 1739 per solennizzare l’ingresso in Firenze dei granduchi di Toscana, Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d’Austria.
I Mozart scesero in un albergo frequentato da illustri forestieri, l’Aquila nera, situato nel trecentesco palazzo Del Bembo, poi Bezzoli-Martelli, in via Cerretani.
Un riferimento della «Gazzetta toscana» secondo il quale l’albergo si trovava di fronte al “vecchio seminario” (situato all’attuale numero 6 di via Cerretani), ha permesso di stabilire l’esatta ubicazione dell’albergo, che ora riporta una targa celebrativa apposta nel giugno 2006, in occasione appunto del 250 anniversario della nascita dell’artista.
La mostra prosegue con una sezione dedicata alla vita artistica e culturale fiorentina che sotto il governo del Granduca Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, appassionato di musica e teatro, è particolarmente vivace: riapre il Teatro di Santa Maria, alla Pergola si mette in scena il dramma in musica Artaserse, dramma in musica su testo di Metastasio, al Teatro del Corso dei Tintori si replica il Messia di Haendel, mentre il dipartimento musicale della corte, la ‘Real Camera e Cappella’ sotto la guida del Marchese di Ligniville diventa punto di riferimento per un’intera generazione di musicisti che negli anni a venire avrebbe stimolato in Toscana la crescita di un raffinato repertorio cameristico.
E’ sempre nel 1770 che a Firenze avviene un fatto memorabile: il trasferimento del celebre gruppo scultoreo dei Niobidi da Roma a Firenze, che conferisce ulteriore lustro alla città ed assicura eterna gloria al suo artefice, il Granduca di Toscana. Le sculture, copie romane di originali di epoca ellenistica, ornavano fin dal 1583 - data del loro ritrovamento - il giardino di Villa Medici a Roma. Per volere del Granduca, furono trasportate a Firenze dove arrivarono il 18 maggio. Nel 1779 il gruppo marmoreo sarà poi collocato nello stanzone degli Uffizi allora detto ‘non finito’, appositamente risistemato dall’architetto Niccolò Gaspero Paletti con criteri razionalistici di concezione illuminista.
In mostra si potranno ammirare quindi le incisioni della Niobe, insieme a quelle riproducenti il ciclo degli affreschi della Cappella Brancacci ad opera di Masaccio e ad una serie di ritratti degli illustri personaggi incontrati da Mozart: dalla poetessa Corilla Olimpica, al giovane musicista Thomas Linley, al violinista Pietro Nardini.