Firenze, 09/10/2006 - Alla vigilia del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Gaetano Salvemini esce nella collana della «Biblioteca della Nuova Antologia - Fondazione Spadolini» un suo saggio inedito: Cronologia dei primi scritti mazziniani. 1831-1834, curato da Gabriele Paolini per le edizioni Polistampa (pp. 116, euro 14).
"Il manoscritto - racconta il professor Cosimo Ceccuti, Presidente della Fondazione - fu lasciato dallo stesso Salvemini allo storico torinese Alessandro Galante Garrone, che si occupò della trascrizione e l'affidò alla Fondazione Spadolini Nuova Antologia per la cura e la pubblicazione".
La Cronologia fu scritta da Salvemini tra il 1934 e il 1935, quando era in esilio negli Stati Uniti per la sua opposizione al fascismo.
In essa sottopone ad un esame minuzioso gli scritti e le lettere di Mazzini, risalendo ai giornali in cui erano stati pubblicati per la prima volta, ai volumi in cui furono raccolti successivamente e si serve di tutti i possibili riferimenti a situazioni e personaggi per delimitare cronologicamente i testi. Le conclusioni che ne emergono sono molto significative e svelano particolari sfuggiti ai curatori dell'Edizione Nazionale delle opere di Mazzini.
L'estremo sforzo filologico dispiegato da Salvemini non è infatti l'espressione di un compiaciuto interesse erudito.
Al contrario viene posto al servizio dello scioglimento di rilevanti nodi storici: primo fra tutti l'esatta e graduale evoluzione del pensiero mazziniano dal 1831 al 1834, nella fase cruciale della 'Giovine Italia', durante la quale non contano gli anni, ma i mesi o addirittura le settimane.
La serrata analisi salveminiana induce a considerare più attentamente quante e quali difficoltà Mazzini abbia dovuto superare nella trasmissione della corrispondenza, nel mantenimento dei contatti con i suoi affiliati nei giorni in cui era costretto a nascondersi, nel lavoro tipografico per l'uscita della rivista «Giovine Italia».
Si avverte come Salvemini, nella sua difficile opera interpretativa, fosse sorretto non soltanto dall'interesse storiografico ma dalla passione per la figura morale del patriota genovese, resa più che mai viva dalle traversie personali e da quelle dell'Italia negli anni del fascismo.