La Giunta regionale dovrà richiedere a TAV un quadro dettagliato di tutte le opere compensative previste nei territori del Mugello e di Sesto Fiorentino; dovrà dare disposizioni per una rapida realizzazione di tutti i progetti previsti e finanziati con i 53 milioni di euro previsti dall'"Addendum" all'accordo procedimentale; dovrà effettuare approfondimenti e darne comunicazione al Consiglio su una serie di questioni: il riutilizzo dei materiali, l'efficacia del drenaggio controllato, la situazione della galleria di Firenzuola, i livelli di sicurezza nell'esercizio a regime della linea, oltre all'attuazione degli interventi dell'Addendum.
E' quanto prevede una mozione, presentata dai consiglieri Eduardo Bruno (Comunisti italiani), Mario Lupi (Verdi) e Monica Sgherri (Rifondazione comunista) ed approvata all'unanimità dal Consiglio regionale toscano, al termine di una comunicazione dell'assessore Artusa sullo stato di avanzamento dei lavori. Artusa ha annunciato anche che il 30 giugno, dopo 10 anni dalla stipula dell'atto integrativo fra TAV e FS, terminerà la validità dell'accordo procedimentale, che dovrà essere rinnovato. "Potrà essere quella l'occasione - ha affermato l'assessore - per un aggiornamento su alcune questioni rimaste aparte, come la riutilizzazione dei siti di discarica e la rivalutazione di ulteriori impatti avvenuti dopo la firma dell'Addendum, nel 2002". La comunicazione dell'assessore ha toccato sia le questioni ambientali che l'utilizzo dei fondi.
A scavi praticamente conclusi - ha detto - il sistema idrogeologico sta evolvendo verso una nuova condizione di equilibrio, connessa al drenaggio che esercitano le gallerie. Dalle gallerie fuoriesce infatti una quantità di acqua che ultimamente è variata da 431 litri al secondo (dicembre 2005) a 714 litri al secondo (febbraio 2006), con tendenza alla riduzione. Quanto all'utilizzo dei 53 milioni per le opere di mitigazione e ripristino, Artusa ha annunciato che entro il prossimo mese verranno consegnati lavori per complessivi 8,9 milioni di euro relativi ad acquedotti e fognature in carico alla Regione Toscana, mentre per gli interventi di recupero ambientale ad oggi sono stati erogati 4,6 milioni agli enti attuatori, sui circa 21 programmati; il processo di attuazione di questi interventi infatti, ha dichiarato l'assessore, "è stato fino ad ora indubbiamente un po' lento".
Artusa ha anche sottolineato che la lentezza è dovuta alla delicatezza dei problemi e al livello di approfondimento con cui stanno lavorando la commissione tecnica e l'osservatorio ambientale locale. "Una comunicazione esauriente, precisa, che non nasconde i problemi": questo il primo commento di Marco Carraresi (Udc), che ha ricordato come su molte delle questioni rimaste ancora aperte, come la lentezza nell'attuazione dei progetti di ripristino, l'opposizione di centro-destra stia insistendo da tempo.
"Non ci piace quello che è stato definito il modello toscano dell'Alta velocità - ha detto Carraresi - Com'è possibile che all'inizio dei lavori, per una tratta che interessa un territorio così delicato come il Mugello, non fosse stata prevista neanche una lira per il ripristino ambientale? E com'è possibile che dopo l'Addendum, che, ricordiamo, è stato fatto da un Governo di centro-destra, ancora nessuno dei progetti sia stato attuato? E' questa l'affidabilità del modello toscano?" Apprezzamento sulla precisione della relazione è stato espresso anche da Mario Lupi (Verdi), che ha sottolineato l'esigenza di approfondire ulteriormente alcuni aspetti.
In particolare per Lupi l'Arpat va messo nelle condizioni di monitorare e seguire l'amdamento dei lavori, destinando risorse e personale a questo scopo. La Regione inoltre, secondo il consigliere, dovrebbe chiedere all'Osservatorio ambientale di rendere disponibili i dati rilevati in tempi più brevi rispetto ai tre mesi abituali con cui vengono resi pubblici in Internet. "L'Alta Velocità è senz'altro fra le opere più importanti e complicate che l'Italia abbia conosciuto dal dopoguerra ad oggi - ha affermato Eduardo Bruno (Comunisti italiani) - Dopo una prima fase, che ha avuto anche momenti di improvvisazione, si sta mettendo in campo ora una tecnica più moderna ed efficace, ma purtroppo a volte a scapito dell'ambiente".
Per Bruno, fra gli elementi da chiarire, ci sono l'utilizzo delle acque drenate nelle gallerie e il dettaglio dei progetti di ripristino e mitigazione, con i relativi cronoprogrammi.
Sono due le iniziative promosse dal comitato fiorentino "NO TAV", quella prevista per le 21.15 di domani alla Casa della Cultura, in via Forlanini 164, e quella di venerdì che si terrà, sempre a partire dalle 21.15, alla Casa del Popolo di Castello, in via Reginaldo Giuliani 374.
"Crediamo che il progetto dell'Alta velocità così come pensato oggi sia antistorico e anacronistico, oltre che portatore di guasti ai bilanci pubblici e all'ambiente", ha detto Ornella De Zordo annunciando la partecipazione alle iniziative.
"Il comitato No Tav ha elaborato serie proposte alternative, che aspettano solo di essere tradotte in atti concreti dalle istituzioni, se queste ultime saranno in grado di stare dalla parte del bene comune. Si tratta di proposte utili ad aprire una fase di informazione e discussione fra i cittadini sul progetto; di impedire la realizzazione dei tunnel e della stazione dell'Alta Velocità per far transitare, invece, i treni in superficie utilizzando i 5 - 6 binari oggi disponibili e far fermare i nuovi treni in una delle tante stazioni esistenti.
Infine le risorse risparmiate devono essere impiegate urgentemente per rendere efficiente il sistema del trasporto pubblico regionale a favore dei pendolari e della vivibilità delle nostre città", ha concluso Ornella De Zordo.
«Vogliamo far conoscere i contenuti del progetto -hanno spiegato consiglieri del gruppo comunale e provinciale di Rifondazione Comunista- e per discutere la loro ricaduta sull'area urbana del Quartiere 5 interessato da alcune delle opere previste per il nodo fiorentino della TAV: lo scavalco ferroviario di Castello, una megastruttura da realizzare in viale XI agosto per separare i binari delle linee alta velocità da quelli delle linee ordinarie; la nuova stazione alta velocità nell'area degli ex-Macelli, la demolizione di immobili in via Zeffirini e le opere per la messa in sicurezza idraulica del Mugnone fra il Romito e viale Redi.
Affronteremo la questione delle conseguenze che porterà la loro realizzazione nell'area urbana compresa fra la nuova stazione dell'alta velocità e Castello e le problematiche che comporterà l'apertura dei cantieri che si avrà in concomitanza con l'apertura dei cantieri delle linee 2 e 3 della tramvia». «Il comitato fiorentino NO TAV - hanno ricordato i consiglieri di Rifondazione - denuncia lo spreco di risorse economiche che potrebbero essere dedicate a migliorare subito il trasporto pubblico su rotaia e su gomma, nonché le condizioni di lavoro del personale ferroviario e il servizio per i lavoratori pendolari; i rischi di continue esondazioni provocate dai tunnel dell'alta velocità che attraversano e innalzano il livello della falda freatica da piazza Libertà ai Macelli fino a via Circondaria; le demolizioni di fabbricati privati in via Zeffirini; il rischio di danni ai fabbricati posti sui tunnel sotterranei tra Via Botticelli e Piazza della Libertà; il rischio idrogeologico per la vicinanza al letto del Mugnone; l'aumento dell'inquinamento ambientale e del traffico per il passaggio ogni giorno di centinaia di betoniere e di camion per lo smaltimento nelle discariche dei materiali estratti dallo scavo».
«Al contrario - hanno concluso - il comitato propone di avviare una fase di informazione e discussione fra i cittadini sul progetto. Di impedire la realizzazione dei tunnel e della stazione dell'alta velocità per far transitare i treni in superficie utilizzando i 5 - 6 binari del nodo fiorentino; evitare l'impattante scavalco di Castello e di utilizzare, per l'arrivo dei treni una delle tante stazioni esistenti. Infine si chiede di impiegare urgentemente le risorse risparmiate per rendere efficiente il sistema del trasporto pubblico regionale a favore dei pendolari e della vivibilità delle nostre città».