Un nuovo accesso dalla corte interna e dall'addossato, ma soprattutto, dopo vent'anni che se ne parla, il Palazzo Pretorio, e con esso il “nuovo Museo civico della città”, riapriranno i battenti, all'incirca nei primi mesi del 2009, o per usare la formula dell'assessore ai Lavori Pubblici Enrico Giardi, «entro la fine della legislatura». Un'operazione di ristrutturazione e di recupero, che in futuro potrà comprendere gli edifici adiacenti del Palazzo Valentini e delle ex Carceri, da 4.390.000 euro, finanziata anche dalla Provincia (un milione di euro) e dalla Regione Toscana (un milione e 800 mila euro), per un progetto nuovo di zecca «non solo luogo di conservazione delle civiche collezioni - come spiega l'assessore alla Cultura Andrea Mazzoni - ma anche di promozione e di rimando ai più importanti depositi di cultura del nostro territorio».
Nella foto Bernardo Daddi, Storie della Sacra Cintola, 1337-1338, tempera su tavola
Le opere di Bernardo Daddi, Giovanni da Milano, Filippo e Filippino Lippi, attualmente sparse in altri centri cittadini, attendono di tornare nella loro sede naturale, per dare nuovo lustro ad un museo, che secondo il soprintentende Bruno Santi «non è un museo civico qualsiasi, in virtù del suo patrimonio che qualifica la città come centro d'arte importante», e che, per stare alle affermazioni della conservatrice Maria Pia Mannini, «è il risultato di un lungo percorso storico-museografico, che nella sua versione moderna risale al 1912.
Nella formazione dei musei civici toscani quello di Prato primeggia per essere tra i più antichi e con la più forte vocazione artistica». Nel frattempo il “nuovo Museo civico della città” vede la luce, sia pur nelle illustrazioni dell'arch. Bianca Ballestrero, che ha curato il progetto di ristrutturazione architettonica, e del dottor Marco Ciatti, a cui è stato affidato l'incarico di ordinare le sale. Su tutto la consapevolezza, espressa sia da Mazzoni che da Ciatti, che lo vorrebbe collegato anche alla rete internazionale dei musei e associato all'Icom (International council of museum), di una struttura «che deve essere il museo della città, sede non solo di presentazione delle sue collezioni, ma luogo di memoria e di costruzione e ricerca costante dell'identità collettiva».
L'accesso al nuovo Museo civico avverrà, come detto, dal cortile interno, dall'addossato e sarà costituito da una grande vetrata a tutta altezza, con tanto di strutture di servizio e di collegamento e con l'ascensore per accedere ai due piani del Palazzo Pretorio. In attesa che, in futuro, il Museo si ampli anche a Palazzo Valentini e alle ex Carceri, sotto gli archi senza sfondo del ballatoio, che fronteggiano la piazzetta del Caffè delle Logge, verrà creata in una prima fase una piccola area mostre, trasformata sucessivamente in un vero e proprio box office, che nelle intenzioni dichiarate «costituirà un elemento di arredo urbano e di rivitalizzazione della piazza».
Il museo, il cui ordinamento seguirà un criterio cronologico, sarà suddiviso in sezioni, dopo lo spazio per l'accoglienza e i pubblico, posto dopo il nuovo ingresso. Nelle prime sale del piano terra e nell'addossato sarà ospitata la “sezione introduttiva” con la storia del Palazzo Pretorio e del Museo Civico. Sempre a piano terra sarà allestita la prima sezione dedicata alla “Storia del territorio e della città dall'antichità al Novecento”. Nel primo mezzanino del nuovo Museo troverà spazio uno dei due «più importanti nuclei collezionisti esistenti della storia artistica della città»: la donazione Tintori.
L'altro, quello della “Galleria Martini”, sarà collocato nel secondo mezzanino. Entrambe le collezioni saranno corredate di apparati che ne spieghino l'origine e il significato. La seconda sezione (“Arte del Medioevo e del Rinascimento”) con i Polittici, nascerà al primo piano, mentre al secondo troverà spazio la sezione dedicata all'“Arte dal Manierismo al Settecento” con le pale d'altare. L'ultima sezione al secondo piano (“Arte dell'età contemporanea: Ottocento e Novecento”) ospiterà anche i disegni e i cartoni di Alessandro Franchi e i gessi di Lorenzo Bartolini.
Il museo, nella nuova disposizione, riunirà le opere disperse fra le varie strutture museali cittadine, fra cui il Polittico di Giovanni da Milano, la “Natività coi Santi Giorgio e Vincenzo Ferreri” di Filippino Lippi e Fra Diamante, “Le storie della Sacra Cintola” di Bernardo Daddi, la pala raffigurante “La Vocazione di San Matteo” di Leonardo Mascagni. Nell'impianto progettuale si prevedono, oltre agli ambienti di esposizione permanente, altri per “esposizioni temporanee” a rotazione per ragioni conservative (come i disegni e i cartoni di Alessandro Franchi), altri ancora per “mostre temporanee” (piano terreno), altri infine di deposito e di servizio per la preparazione delle opere e per gli interventi di manutenzione e di conservazione necessari.
Nell'impostazione museologica, ossia le modalità di esposizione, la prima sezione di carattere storico, spiega Ciatti, «avrà un carattere evocativo e didattico, non trascurando di sottolineare però l'eccezionale qualità dei manufatti esposti», gli allestimenti delle succesive si baseranno invece su criteri estetici secondo quella che è stata chiamata la «museologia della meraviglia». Particolarmente curato sarà il progetto comunicativo e la linea grafica, tutta coordinata, con pannelli di orientamento, pannelli informativi e cartellini delle opere esposte.
L'appalto del primo lotto dei lavori per 1 milione e 326 mila euro, interamente finanziati da Provincia (un milione) e Stato (326 mila euro) dovrebbe avvenire entro giugno, il secondo lotto, con un milione e 800 mila euro della Regione, dovrebbe andare in appalto nel febbraio 2007. Del resto, dicono gli assessori Mazzoni e Giardi, «la riapertura del Museo Civico è una delle priorità di questa Amministrazione».