Firenze, 20 aprile 2006- E' questo il titolo della ricerca che l’Eurispes Toscana presenterà domani alle ore 15,00 presso la Sala del Gonfalone del Consiglio Regionale in via Cavour 4 a Firenze.
Al centro dei lavori, l’analisi dei risultati raccolti attraverso delle interviste in profondità a dodici testimoni privilegiati pratesi sulla città ed il loro orientamento a investire per il suo futuro e i risultati dell’indagine “La Toscana prossima futura” condotta fra i giovani nelle Università straniere ed italiane presenti nel territorio toscano, presentati dal Segretario generale dell’Eurispes Toscana Filippo Chiocchini.
Apriranno i lavori il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, e il Presidente dell’Eurispes Toscana, Stefania Ippoliti.
“L’apertura di una nuova sede di Eurispes qui in Toscana – ha affermato oggi Gian Maria Fara nel corso della conferenza stampa – è un altro passo del nostro percorso di territorializzazione, che si concretizza nella creazione di sedi regionali con cui portare avanti in sinergia il nostro lavoro di ricerca. La visione ravvicinata sulle realtà locali ci permette di leggerle e interpretarle nella loro ricchezza e varietà di aspetti, come non sarebbe possibile fare se ci limitassimo a vedere numeri e dati.
Il nostro vuol essere sempre più un lavoro di provocazione e di stimolo, che integri i tradizionali indicatori statistici ed economici con strumenti diversi, più duttili. Misurare il benessere di una società solo con il PIL appare ormai inadeguato e limitante”.
Secondo la presidente di Eurispes Toscana Stefania Ippoliti “Per chi si trova ad operare e prendere decisioni in un territorio, è fondamentale averne una conoscenza approfondita, e questo è tanto più vero nel momento attuale, in cui non si possono disperdere risorse né economiche né mentali.
Siamo sommersi da una quantità di messaggi negativi, spesso fondati solo su impressioni e sensazioni, che bloccano sul nascere ogni progettualità e volontà di costruire. Il compito che Eurispes Toscana vuole assumersi è quello di fornire una lettura della realtà fondata sui fatti, ritenendo che la consapevolezza del reale sia non solo una necessaria base di partenza ma anche una ‘stampella emotiva’ in grado di dare supporto e fiducia nel futuro. Non a caso le indagini con cui inauguriamo la nostra attività sono centrate su due settori cruciali per lo sviluppo toscano, i giovani e l’impresa”.
Saranno presenti al Convegno di domani 21 aprile anche due rappresentanti delle Istituzioni impegnati quotidianamente nel sostenere lo sviluppo di qualità del nostro sistema produttivo, Claudio Martini, Presidente della Regione Toscana, e il Sindaco di Prato Marco Romagnoli, che commenteranno i risultati della ricerca e interverranno rispettivamente su “Qualità e dinamismo: una nuova stagione per lo sviluppo regionale” e “Prato, città in trasformazione”.
Tra i relatori, Sergio Arzeni, Direttore del programma Leed di OCSE, l’organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, con un intervento su “Marketing e sviluppo territoriale, strategie europee e migliori prassi”.
Interverranno, inoltre, Mauro Tanzi, Presidente della Fondazione Sistema Toscana, con il contributo “Come la comunicazione contribuisce a fare sistema: il Portale della Toscana si racconta” e Alessandro Cavalieri, responsabile della programmazione della Regione Toscana, con una relazione intitolata “La Toscana nell’immaginario collettivo”.
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Completare gli studi, entrare nel mondo del lavoro, andare a vivere da soli, costruire una famiglia.
Si tratta di passaggi che nel mondo contemporaneo sono sempre più lunghi e tortuosi.
Eurispes Toscana, in occasione dell’avvio delle proprie attività, ha progettato e realizzato una ricerca con l’obiettivo di valutare la capacità di attrazione esercitata dalla Toscana nei confronti degli studenti universitari presenti sul territorio. La nostra regione è un luogo adatto dove progettare il proprio futuro? Che cosa offre la Toscana ai giovani che studiano qui in termini di ambiente sociale, opportunità di lavoro, stimoli culturali? Che cosa li attrae e cosa invece li allontana?
La ricerca è stata condotta su un campione rappresentativo di studenti universitari di almeno ventuno anni iscritti nelle facoltà di Pisa, Siena, Firenze e Prato.
Gli studenti sono stati selezionati in base al sesso, al tipo di università (italiana o straniera), alla facoltà frequentata e alla provenienza dello studente (toscano, altra regione, straniero). Il metodo di indagine scelto è stato quello del questionario.
Radici
Incrociando il luogo di origine (toscano, non toscano) con il luogo in cui prevedono di stabilirsi in futuro (Toscana, altro luogo), sono state individuate quattro categorie di studenti così definite: i radicati, gli emigranti, gli adottati e i transitori.
I radicati sono gli studenti toscani che hanno affermato di voler rimanere in Toscana al termine del loro percorso formativo, mentre i toscani orientati a trasferirsi altrove (in Italia o all’estero) sono stati chiamati emigranti.
I non toscani (italiani e stranieri) che hanno scelto la Toscana come luogo in cui stabilirsi sono stati chiamati adottati, mentre transitori sono i non toscani che alla fine degli studi pensano di stabilirsi fuori dalla Toscana (in Italia o all’estero).
Tra gli intervistati, il 42,2 % risulta transitorio, il 27,6% radicato, il 18,6% adottato, l’11,6% emigrante.
Studiare in Toscana, lavorare altrove
Secondo i dati emersi dalla ricerca gli studenti iscritti alle Università della Toscana non ritengono, in prospettiva, di avere buone chances occupazionali nella regione.
Ben il 48,6%, circa uno su due, pensa di avere più opportunità di lavoro all’altezza dei suoi studi all’estero; mentre per il 31,3%, circa uno su tre, una buona alternativa risultano essere le regioni del Nord Italia. Solo il 9,3% del campione ritiene la Toscana un luogo capace di offrire adeguate opportunità lavorative rispetto alla propria preparazione universitaria.
Nonostante questo dato non positivo per il nostro territorio il 46,2% del campione vivrà in Toscana il suo futuro.
A spingerlo soprattutto ragioni affettive e socio-relazionali (56,1%). Le opportunità di lavoro (30,2%) e la qualità della vita toscana (13,7%) rivestono un peso minore.
Chi decide di andare a vivere in un’altra regione (52,2%) o all’estero (60,9%) lo fa per ragioni di lavoro. Ritengono che fuori dalla Toscana sia più facile trovare un’occupazione in linea con i loro studi, ma anche un lavoro meglio retribuito o addirittura un lavoro qualsiasi.
Il lavoro che vorrei
Un altro aspetto interessante emerso dalla ricerca riguarda le aspirazioni degli studenti intervistati rispetto al mondo del lavoro.
Immaginando di poter scegliere tra un qualsiasi lavoro dipendente, con le garanzie offerte da un “posto fisso”, e un lavoro in grado di soddisfare le loro aspirazioni, ma senza le stesse garanzie, gli studenti non sembrano avere dubbi: l’81,4% si dichiara disposto a rinunciare alle sicurezze fornite dal lavoro dipendente pur di svolgere il lavoro che può realizzarlo come individuo.
L’importanza della realizzazione di se stessi nella professione supera anche la valutazione dei fattori economici, come è confermato dalle risposte alla domanda successiva, rivolta soltanto a quegli studenti che avevano già rinunciato al “posto fisso”: rinunceresti anche a parità di retribuzione? Il 90,1% di loro risponde di sì.
Allo stesso modo, la maggiore gratificazione è molla sufficiente per rinunciare al lavoro dipendente, anche se ciò non comportasse una maggiore libertà di tempo e di orari: lo sostiene il 94,9% degli studenti che avevano già espresso la loro preferenza per un lavoro meno sicuro ma più interessante.
Una classifica per città
Potendo esprimere un punteggio da uno a dieci su alcuni aspetti della qualità della vita nella città in cui studiano, gli universitari sono stati piuttosto severi, attribuendo voti che oscillano mediamente intorno al 6.
L’insufficienza più grave riguarda la mobilità urbana, pubblica e privata, che emerge nel complesso come uno degli aspetti più negativi.
Agli ultimi posti si piazza anche la possibilità di trovare un lavoro consono agli studi fatti, rispetto alla quale le quattro città superano di poco il 5. Mediamente le città toscane superano invece la sufficienza per la varietà dell’offerta culturale (6,7), per il livello di socialità (6,5) e per la qualità dell’ambiente (6,2). Firenze risulta la città più attraente per la varietà dell’offerta culturale e la peggiore rispetto alla mobilità.
Pisa e Siena prendono buoni voti rispetto alla possibilità di conoscere gente e crearsi una rete sociale, evidentemente per la loro natura di piccole città universitarie. Firenze appare più chiusa e va poco oltre il 6, mentre Prato non arriva alla sufficienza.
Siena è prima della classe per qualità dell’ambiente, staccandosi dalle altre con un 8 pieno. Seguono a distanza Prato (6,3), Pisa (6,2) e ultima Firenze (5,6). Sul fronte lavoro, dolente per tutte e quattro le città, Firenze arriva di media alla sufficienza, seguita dalle altre quasi a pari merito.
L'immagine della Toscana
Invitati a descriverla con una frase sintetica, quasi tutti concordano su alcuni tratti che confermano la percezione della Toscana come luogo apprezzato per ambiente e paesaggi, ma scarsamente associato all’idea di sviluppo industriale e di capacità d’innovazione.
Per l’89,7% degli intervistati la Toscana ha “un paesaggio unico”, per il 78,4 % è un “luogo di forte fermento culturale”, mentre per il 67,5% è una regione “che vive esclusivamente della sua storia artistico-culturale”.
Meno della metà (46%) la giudica un “luogo in cui si sviluppa innovazione” e ancora meno, il 36,1%, riconosce la Toscana come “luogo di produzione industriale”.
Ma cosa manca alla Toscana? Le lacune più indicate sono: l’apertura mentale e culturale (23,6%), la capacità di innovazione e investimento in ricerca (15%), le infrastrutture e i collegamenti (14,2%) ed un mercato del lavoro efficiente (13,3%).