Libri: la libertà di stampa comparata

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 aprile 2006 16:30
Libri: la libertà di stampa comparata

A chi nei giorni scorsi è apparso in TV bendato per protestare la mancanza di libertà di stampa imposta in Italia per penalizzare il suo proprietario, ci permettiamo di consigliare due letture illuminanti sul tema: l'analisi del Rapporto Censis che fa Ruben Razzante sul primo numero 2006 della rivista del Mulino Problemi dell'Informazione e il volume L'ultima primavera curato da Ahmad Rafat per le Edizioni Polistampa.
Sull'ultimo numero della rivista fondata da Paolo Murualdi, il prof.

Razzante, che insegna alla Cattolica di Milano, commenta i risultati di un sondaggio effettuato dal Censis per conto dell'Ordine nazionale dei Giornalisti, attaverso l'intervista rivolta a circa 300 giornalisti. Ne emerge la conferma del già noto scenario italiano, fatto di pochi operatori, quasi tutti impegnati in business di ogni tipo (sempre in posizione oligo/mopolistica, come Mediaset e Telecom) con inevitabili riflessi sulla libertà di chi fa informazione. Naturalmente, quando si parla di libertà di stampa, le stumentalizzazioni sono continue, ma -spiega Razzante- è sufficiente riflette in due differenti direzioni, distinguendo tra libertà del mercato dei media da una parte e libertà degli operatori dell'informazione dall'altra.

La conclusione del docente di diritto dell'informazione è che in Italia i condizionamenti sono subdoli, sostanziandosi nella creazione di un clima culturalmente orientato che propizia certe scelte, senza la necessità di doverle imporre, in condizionamenti ambientali che anestetizzano le coscienze dei giornalisti, depotenziando il loro senso morale e il loro anelito verso la libertà.
Altra storia quella che racconta in L'ultima primavera il giornalista italo-iraniano Ahmad Rafat, fondatore dell'associazione Information Safety and Freedom.

In Iran la libertà di espressione non è una scelta etica dell'individuo, ma una condizione vietata sul piano normativo dallo stato, che negli ultimi anni ha costretto in carcere decine di giornalisti e persino di blogger. L'Iran è al centro dell'attenzione internazionale e i governi guardano con interesse al paese, che è uno dei maggiori produttori di petrolio, un grande mercato industriale, con un fondamentale ruolo strategico. Da secoli le grandi potenze cercano di influenzare la politica iraniana e negli ultimi 100 anni ben quattro tentativi di democratizzare il paese sono falliti.

Dopo la sconfitta politica di Mohammad Khatami e la soppressione della primavera della stampa iraniana da parte del regime teocratico, molti giornalisti sono dovuti emigrare dalla carta all'on line, la cui libertà, come quella delle emittenti satellitari, è più difficile da limitare. Con la chiusura di molti quotidiani indipendenti a contrastare il monopolio mediatico del regime sono rimaste le emittenti televisive satellitari che trasmettono in lingua persiana dall'estero, ma si calcola che già almeno un decimo dei 70 milioni di Iraniani sia alfabettizato ad Internet proprio per aggirare le maglie della censura.

Nonostante la legislazione, le denuncie e gli arresti, cittadini, giornalisti e intellettuali trovano in rete l'opportunità di far circolare idee altrimenti controllabili.

Nicola Novelli

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