E' il titolo del documentario che verrà proiettato in occasione della festa della donna lunedì 8 marzo alle ore 11.15 presso il Conservatorio “Luigi Cherubini” su iniziativa del Comitato d’Ente, della Commissione Pari Opportunità e dell’assessorato alla Cultura della Provincia di Firenze:
Il documentario ricostruisce un affascinante pezzo di storia e di tradizione delle donne in Cina, una bella testimonianza del passato che ripercorre le uniche forme di linguaggio consentite in quel periodo alle donne, segreto appunto, fatto di lettere, messaggi pensieri scritti in forma poetica ma fatti circolare come ricami sui vestiti, come disegni su ventagli o su carte colorate.
Un’occasione, nel giorno della festa della donna, per riproporre anche i temi della recente campagna di sensibilizzazione contro la violenza alle donne a cura della Commissione e dell’Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Firenze, insieme a quelli del dialogo, dell’accoglienza e dell’ascolto.
Un passo indietro nel tempo, per fermarsi, per riflettere e per proiettarsi nel futuro, la Cina del passato e la Conferenza di Pechino “quasi uno spartiacque – cha segna il passaggio di una diversa comunicazione delle donne, attraverso un linguaggio libero, contro ogni violenza”.
Musiche di Shubert eseguite da Gaia Capriccio precederanno la proiezione del documentario.
Seguirà un dibattito sul tema con Marta Marsili dell’Università di Roma, esperta in filologia cinese.
«La festa dell'otto marzo sia un occasione per ricordare le donne che, in tutto il mondo, combattono per i diritti civili». Questo l'appello lanciato dalla consigliera dei DS Susanna Agostini.
«L'anno scorso, nel silenzio pressoché generale - ha ricordato la consigliera diessina - è stata impiccata una cittadina iraniana di soli 18 anni accusata, nel suo paese, di aver capeggiato la rivolta degli studenti.
Fu processata e uccisa senza che nemmeno potesse avere un ultimo colloquio con i suoi genitori, senza un sit-in pacifista, senza una sanzione contro l'Iran. Si chiamava Faramaz Mohammad ed ebbe un processo sommario, senza possibilità di appello. In Iran l'aria che tira non è diversa da quella di un anno fa e forse, per l'otto marzo, si potrebbe ricordare proprio Faramaz, donna che non sognava una cena fuori in libertà e nemmeno di diventare famosa. Sognava il suo paese libero, e libere le donne che lo abitavano».