I servizi per la prima infanzia in Italia, che risultano frequentati oggi da un milione e seicentoquarantacinquemila bambini di età inferiore ai tre anni. La domanda resta però sempre superiore all'offerta mentre permangono forti disparità territoriali.
La fotografia aggiornata sulla rete dei nidi in Italia è contenuta nel Quaderno 36 del Centro Nazionale di documentazione e analisi per l'infanzia e l'adolescenza.
L'indagine ci segnala importanti dati di crescita conseguiti negli ultimi cinque anni.
Il numero dei nidi, registrati ad oggi dai sistemi informativi delle regioni e delle province autonome, è di 4.885 unità, cioè il 62% in più rispetto ai 3.008 registrati nel 2000. La percentuale di bambini accolti, misurata al 7,4% nel 2000, diventa oggi del 9,9%.
L'utenza potenziale passa dal milione e seicentomila bambini di età inferiore ai tre anni del 2000 al milione e seicentoquarantacinquemila dell'ultima rilevazione.
Nell'aumento del numero complessivo dei servizi incide in parte la rilevazione di molti servizi privati che in passato non erano stati considerati dai sistemi informativi delle regioni e delle province autonome; ma il dato attualizza l'esistenza di un crescente sistema integrato, pubblico e privato, di servizi per l'infanzia .
A fronte di un quasi 60% di nidi in più rispetto al 2000, non sono diminuite affatto le disparità territoriali che continuano a discriminare fortemente le opportunità di accesso al nido da parte di bambini residenti in diverse aree territoriali; il rapporto continua ad assere anche di 1 a 10 fra bambini residenti in regioni "fortunate" (come Veneto, Emilia e Toscana) ed altri, residenti in regioni in cui l'offerta dei servizi non è aumentata (Sud e isole).
Nonostante si registri un maggior numero di servizi, i dati sulle liste di attesa - stabili rispetto al 2000 - evidenziano la persistente insufficienza del sistema dell'offerta.
Da notare che le liste di attesa sono più lunghe proprio nelle aree territoriali in cui si registra la maggior presenza di nidi.
Mentre si rafforzano i presupposti di un sistema integrato di servizi educativi per l'infanzia, l'insufficienza quantitativa dei servizi e le forti disparità territoriali indicano la necessità di un maggiore impegno, attraverso la presa in carico pubblica condivisa da Stato, Regioni e Comuni.
L'obiettivo dell'universalità dell'offerta - sia pure evidentemente non collegata ad alcuna forma di obbligo- necessita altresì di una copertura da parte pubblica della quota prevalente dei costi di gestione dei servizi.
Infine, lo stesso protagonismo privato - da interpretarsi evidentemente quale risorsa per lo sviluppo dell'offerta nell'orbita dell'interesse pubblico e non certo nella prospettiva di "privatizzare" il mercato dei servizi - potrà più saldamente costituire risorsa per il futuro integrandosi anche attraverso meccanismi di supporto finanziario alla gestione al sistema pubblico dell'offerta.