Firenze – Un farmaco finalmente capace di guarire dall’alcolismo. Non solo. Capace, forse, di guarire anche dal vizio del fumo e dagli eccessi di appetito. E’ l’ultimo filone di una ricerca di origine italiana che vede protagonisti due noti ricercatori dell’Università e del CNR di Cagliari (Gian Luigi Gessa e Giancarlo Colombo) e la Indena di Milano, industria leader mondiale nel settore dei principi attivi di natura vegetale.
Ne ha dato notizia ieri a Firenze il direttore scientifico di Indena Paolo Morazzoni, a margine del Congresso Mondiale della Society for Medicinal Plant Research.
“Stiamo perfezionando la sperimentazione su una particolare sostanza, da noi brevettata, estratta dalla radice di una pianta cinese, la Salvia Miltiorrhiza”, ha spiegato Morazzoni, “Su fumo e appetito la ricerca è agli inizi, ma per quanto riguarda l’alcol abbiamo già attraversato con successo la fase preclinica e sono in corso adesso, anche in collaborazione con l’Istituto Vilar di Mosca, studi clinici di cosiddetta fase 1-2 per testare tollerabilità ed efficacia del prodotto, definirne il dosaggio e arrivare così alla messa a punto del primo farmaco specifico contro l’alcolismo”.
La novità più interessante dell’estratto è che sembra agire sul sistema nervoso centrale, annulla cioè il desiderio di bere agendo sui meccanismi di controllo dell’assuefazione.
“In altre parole”, ha detto Morazzoni, “induce un rifiuto volontario. Ciò vale per l’alcol, ma si suppone anche per altri sistemi di assuefazione come fumo e appetito. Stiamo appunto indagando anche in questa direzione”.
In proposito c’è grande attesa in tutto il mondo. Il fumo è come noto all’origine di cancri e cardiopatie, mentre l’obesità è ormai emergenza sanitaria in tutti i paesi sviluppati. Quanto all’alcol le agenzie internazionali della salute concordano nel ritenerlo la forma più grave di dipendenza in termini di impatto sociale.
Gli alcolisti sono circa 25 milioni in Russia, 9 negli Stati Uniti e 1,5 in Italia dove si contano ogni anno oltre 40 mila morti per cause riconducibili all’abuso di alcol, fenomeno per di più in crescita tra giovani e donne.
“Al momento”, ha ricordato Morazzoni, “contro l’alcol non esistono farmaci risolutivi. Quelli più usati, come l’Antabuse, hanno notevoli effetti collaterali, mentre tranquillanti e antidepressivi sono tutt’altro che specifici. L’estratto di Salvia Miltiorrhiza sembra invece privo di effetti collaterali ed è molto efficace già dal primo trattamento”.
Ben nota da tempo alla medicina tradizionale cinese come rimedio per alcune malattie del sangue, cardiopatie, epatiti, emorragie, disturbi mestruali, edema, insonnia, al congresso di Firenze la Salvia Miltiorrhiza è stata oggi oggetto di una lunga relazione del professor De-an Guo, direttore all’Università di Pechino della School of Pharmaceutical Science and Modern Research Center fo Traditional Chinese Medicine.
La novità tutta italiana è che risulta appunto efficace nel ridurre il consumo volontario di alcol come sperimentato a Cagliari da Gessa e Colombo nei cosiddetti Sardinian alcohol-preferring, un ceppo di ratti di laboratorio geneticamente selezionato proprio per la propensione al bere.
Ricerche condotte in parallelo, ha aggiunto Morazzoni, hanno intanto consentito di identificare la molecola del principio attivo dell’estratto.
Molecola ora in fase di sperimentazione su cavie animali per cercare di riprodurre gli effetti dell’estratto e arrivare anche alla produzione di sintesi.
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Bastano alcune sostanze comunissime in frutta e verdura per bloccare il parassita della malaria. Questa promettentissima scoperta ha guadagnato il prestigioso Egon Stahl Award a una ricercatrice turco-svizzera, Deniz Taz Demir, biologa farmaceutica in forza all’Università di Zurigo, premiata ieri.
Il premio, intitolato al fondatore della Society, viene assegnato ogni anno al miglior giovane ricercatore e consiste in una simbolica somma di danaro, ma soprattutto nell’invito a tenere la relazione che inaugura il congresso, ovvero in una importante apertura di credito presso la comunità scientifica internazionale.
Nel 2002, al 50° congresso celebrato a Barcellona, il premio fu assegnato a un’italiana, Annarita Billia, Università di Firenze, sempre per un importante ricerca sulla malaria.
La professoressa Billia fa peraltro parte dell’equipe del professor Franco Vincieri che in questi giorni ha annunciato che una nuova sostanza, l’artemisinina arricchita dei flavonoidi della pianta da cui è estratta (l’Artemisia annua), reagisce con velocità straordinariamente moltiplicata contro il plasmodio della malaria, accelerando le possibilità di guarigione e abbattendo clamorosamente i costi della terapia.
Seguendo un altro filone di ricerca, la dottoressa Demir ha invece selezionato un particolare enzima del plasmodio e ha scoperto che, per bloccarne le funzioni, bastano i comuni flavonoidi, ovvero i polifenoli antiossidanti presenti nella frutta, nella verdura e in molti tipi di piante.
L’importanza di questa scoperta sta nel fatto che l’enzima in questione è un elemento vitale del plasmodio e che bloccarlo significa in pratica distruggere il parassita.
L’artemisinina arricchita di Vincieri e la terapia a base di soli flavonoidi di Demir si applicano a fasi diverse dell’infezione malarica, ma hanno in comune il vantaggio di non essere tossiche. Possono quindi essere usate singolarmente oppure integrarsi per combattere con maggior efficacia uno dei grandi flagelli dell’umanità.
La malaria affligge ogni anno 500 milioni di persone.