Firenze, 13 giugno 2005 - Dare una speranza e poi mantenerla attraverso la ricerca. Questo il messaggio forte che psichiatri, neurologi e geriatri, riuniti sotto l'egida dell'Associazione Italiana di Psicogeriatria, sono tornati a lanciare durante l'incontro di presentazione delle prime linee guida sul trattamento della malattia di Alzheimer, tenutosi nell'aula magna della presidenza della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Firenze.
L'evento, promosso con la collaborazione di Pfizer Italia, si è rivolto alla comunità scientifica, ma la diffusione sul territorio delle linee guida per la gestione della patologia è destinata ad avere un impatto anche, e soprattutto, su chi, ogni giorno, si prende cura del paziente con demenza.
L'obiettivo è, infatti, quello di rendere il più possibile condiviso un atto, quello dell'assistenza al paziente, che tende sempre più ad alleviare i livelli di sofferenza del malato e di chi se ne occupa, a casa o su di un letto d'ospedale.
Com'è noto la malattia di Alzheimer è una patologia nella quale il decadimento cognitivo è tale da giungere, in tempi rapidi, a distruggere l'identità della persona ammalata e la possibilità di una normale relazione con l'ambiente che lo circonda.
"Quelle che abbiamo presentato - spiega il professor Sandro Sorbi, ordinario di Neurologia dell'Azienda Ospedaliera Universitaria "Careggi" di Firenze - sono le prime linee guida nazionali .
Da esse emergono delle evidenze scientifiche su quella che è la cura dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer. Inoltre le linee guida comprendono trattamenti non solo farmacologici, ma anche riabilitativi. Sono, insomma, le migliori modalità per seguire questi pazienti in un'ottica globale di approccio alla persona .
Si tratta di un'ottica che già oggi sta cambiando, ma che è destinata a modificarsi ancora di più in futuro a causa del progressivo invecchiamento della popolazione .
Ecco, allora, che si è iniziata a sentire l'esigenza di coinvolgere in questo cambiamento sia la famiglia, che l'ambiente esterno al malato stesso".
Oggi le demenze, e la malattia di Alzheimer in particolare, tanto per fornire alcune cifre, colpiscono un numero sempre crescente di persone e la loro prevalenza è destinata a salire con il progressivo invecchiamento della popolazione. Si stima che nel mondo circa 25 milioni di persone siano affette da demenza, con 4.6 milioni di nuovi casi ogni anno.
In Italia, il 6,4% delle persone di oltre 65 anni è affetto da demenza, con un incremento quasi esponenziale con l'età, e con un'incidenza di circa 150.000 nuovi casi ogni anno.
Le nuove linee guida rappresentano, tuttavia, un'opportunità di riflessione e forniscono indicazioni metodologiche sui principali aspetti clinici delle demenze, senza nulla togliere alla libertà del medico e degli operatori, ma invitando ad una necessaria valutazione e al confronto con le evidenze scientifiche più moderne.
La cura del paziente demente si realizza, infatti, non solo con interventi che si basano sullo stato attuale delle conoscenze, ma anche su ragionevoli ipotesi di lavoro che la scarsità delle conoscenze stesse impone, nell'interesse del malato, di sottoporre a verifica clinica.
L'Associazione Italiana di Psicogeriatria ritiene, quindi, che guidare i medici e gli altri operatori lungo un percorso di cura indirizzato a pazienti affetti da malattia di Alzheimer sia di importanza fondamentale. Si è, quindi, impegnata in un iter complesso, che nei prossimi anni interesserà anche altri ambiti che si gioverebbero di linee guida: da quello della diagnosi, soprattutto precoce, all'organizzazione dei servizi, alle modalità assistenziali.